Dal 19 marzo al 5 giugno si tiene a Milano presso WOW Spazio Fumetto, in Viale Campania 12, una mostra-evento che celebra la saga di Star Wars.
I costi dei biglietti sono veramente popolari se si pensa che l’ingresso intero è di 5 euro, ridotto 3 euro (bambini fino ai 10 anni, over 65, tesserati WOW), convenzionati 4 euro Orario. Gli orari sono pomeridiani: da martedì a venerdì, ore 15-19; sabato e domenica, ore 15-20. Lunedì chiuso. La mostra è allestita in collaborazione con l’Associazione Galaxy, La Bettola di Yoda, 501st Legion Italica Garrison e Rebel Legion Italian Base. Grazie alla preziosa partecipazione di Panini Comics propone per la prima volta in Italia il più completo percorso espositivo mai dedicato alla saga di Star Wars unendo due aspetti fondamentali: la passione dei fans, che prestano i gioielli delle loro collezioni private, e lo straordinario percorso editoriale compiuto dai fumetti parallelamente al cinema, dal 1977 (e ancora prima come fonte d’ispirazione) ad oggi.
Già abbiamo rimarcato in diversi articoli su questa rivista il forte rapporto (intensificatosi negli ultimi anni) tra il mondo del fumetto e l’industria cinematografica. Sia nella realizzazione di film live action che nelle opere di animazione i produttori attingono a piene mani dai successi editoriali dei fumetti. Non si pensi solo al mega fenomeno Marvel e DC Comics, ma anche a quanto si rivolge all’universo manga (Di Caprio produrrà la versione Live Action di Akira, mentre Netflix si accinge a produrre una serie ispirata a Death Note) ed a quei capolavori che sono alcune graphic novel (“Watchmen” e “La Leggenda degli uomini Straordinari” di Alan Moore e le saghe di “Sincity” e “300” di Frank Miller, per citarne solo alcuni). Spielberg, impareggiabile cacciatore di tendenze, non ha disdegnato di produrre “Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno” ed anche produzioni più piccole come la giapponese Deiz Productions si è cimentata con il lungometraggio Sci-Fi “Avalon“diretto dal regista di “Ghost in the shell” Mamoru Oshii.
Non si può non notare come questo fenomeno sia in atto un po’ dappertutto, Francia compresa dove Ian Kounen realizza il western visionario “Bluberry” attingendo a piene mani dall’opera del grande disegnatore Moebius, tranne che in Italia dove pure c’è una prolifica produzione fumettistica. Tra “Tex e il signore degli abissi” (1985) di Duccio Tessari (con un imperdibile Bonelli, proprio lui, nella parte dell’indiano con tanto di penne e pitture di guerra) e Dylan Dog del 2010 (la cui produzione si badi bene è però a guida statunitense) sono ben poche le pellicole italiane tratte dalla produzione nostrana di fumetti. Le cause vanno ricercate da un lato nei costi di produzione, perché vien da sé che costa meno disegnarla un’astronave di Nathan Never piuttosto che riprodurla su schermo, ma dall’altra c’è l’inveterata attitudine italiana volta alla realizzazione del capolavoro autoriale che lascia poco spazio all’intrattenimento.
A volte si è additato il ricorso al fumetto come all’effetto di una pochezza di idee ed è in molti casi un’intuizione niente affatto peregrina, ma anche ostracizzare strutturalmente una realtà culturale (e popolare) come il fumetto costituisce un limite di segno opposto. La saggezza dei proverbi dice che è la dose a fare il veleno e quindi possiamo auspicare che il cinema italiano recuperi in video almeno qualcosa di quanto di buono c’è nel fumetto patrio. Si è fatto sino ad ora così poco che anche facendo molto d’ora in avanti, difficilmente si giungerà a dosi… letali.