C’è un cortometraggio che da due anni sta emozionando gli spettatori dei numerosi festival italiani ed internazionali nei quali viene proiettato, si tratta della suggestiva pellicola di Raffaello Sasson “Frammenti”, interpretato da Francesca Stajano, attrice teatrale qui al suo esordio sul grande schermo e Federico Scribani.
Il cortometraggio ha iniziato il suo percorso con il David di Donatello, per poi arrivare ai Nastri d’argento, passando per il Riff Film Festival di San Pietroburgo, il Rome International Film Festival ed infine approdare in nomination al Burbank Film Festival di Hollywood come miglior corto straniero; ma il suo successo sembra non fermarsi, infatti, è appena stato selezionato, sempre nella stessa categoria, per il Toronto Film Festival 2016.
Ma qual è il suo segreto?
“Frammenti” è una struggente storia d’amore, il racconto di un viaggio a ritroso nella memoria che i due protagonisti compiono tornando nei luoghi dove il loro amore è iniziato e dove sono stati felici, per cercare di recuperare una storia che sembra andata inspiegabilmente in pezzi.
Li incontriamo all’inizio del loro viaggio, mentre lasciano Roma, metafora di tutte quelle strade già tracciate che a volte si percorrono e in cui si rimane intrappolati e di quel rumore di fondo, costante e continuo, che non consente di ascoltare né sé stessi né gli altri. Li ritroviamo al mare, nei meravigliosi paesaggi del Salento dove il corto è stato girato, simbolo della possibilità di perdersi nel silenzio in cui è possibile ritornare ad ascoltare la voce della propria memoria.
Ben presto il viaggio perde i connotati fisici per diventare un viaggio emozionale, un percorso dell’anima che piano piano riesce a rimettere al loro posto tutti i frammenti di una memoria difficile da accettare ed arrivare ad una spiazzante quanto emozionante verità.
Il regista, che ama indagare la profondità dell’animo umano, lo fa con questa storia in un modo insolito, suggestivo e direi molto coraggioso; la pellicola, infatti, non ha dialoghi, ma si regge interamente su due elementi che sostituiscono magistralmente la parola: l’intensa ed espressiva recitazione dei protagonisti, fatta di sguardi ed espressioni che ci raccontano emozioni e la dolce e malinconica colonna sonora di Andrea Tosi che, fungendo da vero e proprio elemento narrativo, diventa la voce dei personaggi e, mentre racconta allo spettatore ciò che accade nell’animo dei protagonisti, li accompagna fino a quel punto di rottura in cui si apre un nuovo e sorprendente inizio.
In realtà all’interno dei dieci minuti di questa intensa storia c’è molto di più, ma come poterlo raccontare senza svelare il suggestivo finale?
Posso solo dire che Raffaello Sasson ha raccontato un argomento delicato e intenso da un punto di vista insolito, tenero e struggente e secondo me è proprio questo il segreto di questa storia ed è il motivo per cui quando si accendono le luci in sala, qualcuno si asciuga velocemente una lacrima.
Cristina Capozzi