Mentre l’industria del cinema hard tradizionale colava a picco alla velocità di decrementi a due cifre di anno in anno, a partire dalla fine degli anni ’90 dello scorso secolo, Internet cresceva più che proporzionalmente sino a raggiungere (in America) la fantastica cifra di 13 miliardi di dollari.
Ogni giorno secondo Google 300 milioni di utenti naviga tra 260 milioni di siti pornografici , con l’incredibile rapporto di 1,15 utenti per sito. Il solo sito Porn Hub ha erogato nel corso del 2015 ben 4 miliardi di ore di video ad un fruitore medio che ha 35 anni, è maschio (ma con le donne in rapida crescita) e che utilizza soprattutto lo smarthphone, preferito al PC ed ai tablet, per vedere filmati che non superano in genere i dieci minuti ciascuno.
Gli italiani sono finalmente tra i primi posti in classifica situandosi al quarto posto al mondo per il numero di spettatori. Le case di produzione hard italiane sono circa una decina ma producono prevalentemente all’estero poiché sul territorio nazionale è proibito girare, mentre in paese come Spagna, Ungheria e Repubblica Ceca l’industria del porno è trattata esattamente come le altre branche della cinematografia e gode dei medesimi sostegni.
All’estero si tengono anzi dei festival, primo tra tutti quello di Berlino, detto la “Sundance” del porno, che si svolge dal 2009 nel cuore di Kreuzberg. Altri festival si svolgono a Parigi, ad Atene, a Madrid e perfino a Zurigo ed il La Fete du Slip di Losanna (il nome era troppo carino per non citarlo). Jurgen Bruning, tra i fondatori della berlinale hard, sostiene che “il miglior mondo possibile è quello in cui non c’è bisogno di un Porn Film festival, un mondo in cui la sessualità è davvero libera.” Prossima frontiera la Virtual Reality (ammettetelo che ci avevate pensato subito) dove le applicazioni della nuova tecnologia promettono di aumentare l’effetto interattivo e “pruriginoso”.