Il gigante americano dello streaming era sbarcato nel settembre del 2014 in Europa fissando il proprio quartier generale ad Amsterdam in Olanda. Oltre agli arcinoti vantaggi fiscali Netflix evitava così anche di dover contribuire alla produzione di opere audiovisive francesi in forza di una legge di quel paese che già da tempo obbliga gli operatori del settore dei media a reinvestire parte dei loro guadagni nella produzione nazionale.
Questo privilegio però finirà presto perché a Bruxelles nel 2017 verrà emanata una direttiva europea sui servizi audiovisivi che obbligheranno i portali come Netlfix a sottostare alle leggi nazionali dei paesi ove operano anche se la loro sede è basata al di fuori dello stato. Quindi per Netflilx, pur rimanendo tra i canali della Venezia del nord, se vuole fornire i propri servizi in Europa dovrà piegarsi alle disposizioni europee sul mercato unico digitale ed oltre al già citato contributo dovrà promuovere e riservare nella home page uno spazio minimo ai prodotti europei. Se da un lato quindi la UE rinuncia ad un mercato unico digitale, condannando così l’Europa a rimanere suddivisa in “blister” multimediali, dall’altra non rinuncia ad innalzare uno steccato contro l’egemonia che viene dall’altra parte dell’atlantico. Peccato che le pur interessanti realtà che già operano in concorrenza a Netflix non potranno godere più di tanto di tale provvedimento se rimangano imbrigliate in un mercato così spezzettato. Da una parte un gigante che ha per confini il mondo e dall’altra dei concorrenti europei che si devono destreggiare tra una miriade di finestre temporali, legislazioni nazionali, licenzianti con i loro contratti, associazioni di categoria ed altre varie fastidiose specificità di paese in paese.
Qui da noi dove invece non è mai esistito nulla di simile al provvedimento francese si tratterà di fare un balzo in avanti che mai sarebbe accaduto senza la spinta della Commissione Europea. Una volta ogni tanto ecco una ragione a favore dell’europeismo.
