Supeterroni Family

Normalmente da un libro nasce un film o una serie televisiva, questa è la prima volta che succede il contrario, per cui grazie ad Amazon Giancarlo Busacca ha deciso di scrivere questa sua avventura. Benvenuti a “Superterroni Family“, il primo esperimento di reality scritto, anziché ripreso dalle telecamere, anche perché non ce lo possiamo permettere. Uno di noi, ovvero io, starà seduto in un angolo di una famiglia campione e annoterà tutti i dialoghi e quanto succede. La famiglia campione che seguiremo è la famiglia Scapissi.
Ma andiamo per ordine, siamo in Sicilia a San Giuseppe All’Ummira, quasi trecento abitanti, in provincia di Catania, Messina e forse anche Palermo. È il paese dei numeri uno: un sindaco, un parroco, un farmacista, un medico, un bar, un macellaio, un fruttivendolo, una banca, una chiesa, una scuola, un vigile, una piazza.

scapissi

La famiglia Scapissi è composta da Cosimo Scapissi, il capofamiglia, di professione muratore, grande e instancabile lavoratore… grande lavoratore… lavoratore e basta, si ritiene un grande conquistatore di donne e grande amatore, come potete capire in questo campo la modestia non è il suo forte, sinceramente mi sembra una cosa comune a tutti gli uomini. La moglie invece lo definisce un amatore mondiale, nel senso che a letto funziona ogni quattro anni, come i mondiali di calcio. La moglie si chiama Immacolata Sottolano, secondo il marito è la donna dalle misure perfette 140 x 140, centoquaranta centimetri di altezza per centoquaranta chili di peso. Poi c’è la figlia Fiamma, due i suoi punti di forza: la bruttezza e un’alitosi da guinnes. Infine Tromba Daria, la domestica di famiglia, l’unica persona al mondo pagata per fare la domestica non dal datore di lavoro, ma dalla famiglia di appartenenza; la femminilità non è il suo forte, con una innaturale predisposizione nel conoscere gli uomini biblicamente. Gli altri li conoscerete strada facendo. Motto della famiglia è “la scuola è obbligatoria, l’ignoranza è facoltativa” e dell’ignoranza ne hanno fatto un punto di forza.

supet-terroni-copertina

L’unico italiano a Berlino

È stato proiettato ieri nella sezione Panorama, con un’accoglienza piuttosto calorosa, l’unico film italiano presente alla Berlinale 2017: Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino. Già presentato in anteprima al Sundance Festival, il film è un adattamento del libro omonimo di André Aciman ed è stato scritto dallo stesso Guadagnino insieme a James Ivory e Walter Fasano.

Ambientato nell’estate del 1993, racconta con delicatezza e naturalezza il rapporto di amicizia prima e d’amore poi tra il diciassettenne Elio (Timothee Chalamet), pianista di talento e affamato di vita, e il ventiquattrenne Oliver (Armie Hammer), americano sfrontato e affascinante. “Ma non è proprio una storia gay – ha dichiarato il regista a Berlino – , piuttosto la considero una storia di sentimenti e formazione, sulla trasmissione di conoscenze che persone di diverse generazioni dovrebbero andare a vedere”.

La redazione

Revolution

La Nuova Arte per un Mondo Nuovo è un documentario audace e scrupoloso. Racchiude il racconto di anni cruciali della storia russa e delle avanguardie artistiche che ne hanno cambiato per sempre il volto e lo fa con l’eleganza e la cura tipiche di Margy Kinmonth, pluripremiata autrice della BBC, già regista del documentario dedicato all’Ermitage e nominato ai BATFA.

 Grazie all’accesso privilegiato a collezioni di importanti istituzioni russe, Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo, che arriverà nelle sale italiane solo il 14 e 15 marzo nell’ambito della stagione della grande arte al cinema, si snoda attraverso le vicende rivoluzionarie che prendono il via nel 1917, fondendo i contributi di artisti contemporanei e di esperti d’arte con le testimonianze dirette dei discendenti dei personaggi che della rivoluzione russa sono stati gli assoluti protagonisti. Con questo mix ponderato e attento Revolution – La Nuova Arte per un mondo nuovo riporta in vita gli artisti dell’avanguardia russa e narra le storie di pittori come Chagall, Kandinskij, Malevic e dei pionieri che con loro accolsero una sfida utopica e ambiziosa: quella di costruire una nuova arte per un nuovo mondo, un’arte e un mondo che solo pochi anni dopo sarebbero stati bruscamente disconosciuti e condannati.

 Attraverso preziose immagini d’epoca e i contributi di esperti come Direttore dell’Ermitage, Mikhail Piotrovsky e la direttrice della Galleria Tret’jakov (il museo moscovita che ospita una delle più grandi collezioni di belle arti russe al mondo), Zelfira Tregulova, il film indaga la storia e le opere delle principali correnti russe, dal raggismo al suprematismo, dal cubo-futurismo al costruttivismo e si interroga sul loro desiderio di liberarsi dal realismo per creare un’arte capace di recuperare l’originalità delle proprie radici. Un percorso artistico irrimediabilmente intrecciato alle vicende politiche della rivoluzione, che le avanguardie precedettero condividendone molte idee per finire poi perseguitate dopo la morte di Lenin. Grazie allo stile vivo e originale di questi artisti, la Russia divenne una punta di diamante dell’avanguardia europea, in ambito figurativo ma anche per quel che concerne la poesia, il cinema, il teatro.

 Spiega Margy Kinmonth: “Perché la Russia? Come regista continuo a trovare tantissime storie da raccontare nel passato e nell’arte russa, storie che diventano per me fonte di ispirazione. In questo paese c’è una quantità enorme di arte, dipinti, romanzi, opere teatrali, balletti, opera, musica, architettura e soprattutto ci sono moltissime persone attraverso cui raccontare le storie stesse della Russia”.