Logan – The Wolverine

Non bisogna andare al cinema prevenuti, eppure era difficile con il secondo Wolverine di James Mangold. Prima di vedere “Wolverine – L’immortale” avevo grandi aspettative dal regista di buone pellicole come “Cop Land” (1997), “Ragazze Interrotte” (1999) e “Quel Treno Per Yuma“, ma purtroppo, ammettiamolo, non fu una felice sorpresa. E’ per questo che avevo qualche perplessità nel decidere di vedere “Logan – The Wovlerine” e invece mi sarei nuovamente sbagliato ad eliminarlo dal mio carnet dei film perché è un’opera che ha il pregio di riportare dell’originalità nell’ormai ben prevedibile mondo dei personaggi Marvel.

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La storia, scritta dallo stesso Mangold e sceneggiata da Scott Frank (a cui possiamo fare tanto di cappello per “Minority report“), è ambientata in un distopico futuro dove le multinazionali imperano sulla società. I mutanti sono quasi scomparsi e quelli rimasti sono anziani con gli acciacchi tipici dell’età. Logan (Hugh Jackman) vive facendo l’autista di limousine dedito all’alcool e si prende cura come può del vecchio dottor Xavier (Patrick Stewart), il quale, alle soglie della demenza senile, ha delle crisi che generano tempeste psichiche devastanti.

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Finita l’epoca dei cattivi in calzamaglia e dei super eroi in tutine di latex, il cattivo è una mega company che pasticcia con i geni dei mutanti e la cui etica non prevede scrupoli nell’eliminare le cavie umane degli esperimenti meno riusciti. Ormai Logan non è più il formidabile combattente di un tempo, l’adamantio che ha nel corpo lo sta avvelenando ed i suoi poteri rigeneranti funzionano sempre meno. Il suo carattere è meno irascibile e cerca di evitare ogni coinvolgimento, ma gli eventi lo costringeranno ad una fuga attraverso il paese, dal confine messicano verso il Canada, per aiutare suo malgrado una misteriosa bambina che è scappata da un laboratorio di ricerche genetiche (Dafne Keen per la prima volta sullo schermo e della quale diremo come di tutti i bambini che sono degli attori nati).

Dafne Keen
Dafne Keen

Non c’è bisogno di conoscere il mondo Marvel per orientarsi in un film che potrebbe esserne totalmente svincolato ed ugualmente reggersi in piedi senza problemi. Gli amanti del western coglieranno immediatamente il riferimento al periodo epico e crepuscolare del genere. Un po’ come in “Quel treno per Yuma” anche in questa opera il film parte da un’atmosfera diruta e corrotta e procede verso un finale epico con un processo di redenzione e riscatto indispensabile per la ricostruzione della figura dell’eroe. La citazione esplicita è rappresentata dal film “Il cavaliere della valle solitaria” (1953) da cui Mangold trae lo speach finale di Alan Ladd al fine di utilizzarlo come emblema del film ed epitaffio dell’eroe. Un’uccisione, per qualsiasi motivo si sia verificata, è un atto moralmente inemendabile e segna l’assassino per sempre condannandolo alla segregazione dalla comunità. Infatti Shane, il cavaliere della valle solitaria, dopo aver ripristinato la giustizia nella valle, rimane macchiato dal peccato dell’omicidio e deve riprendere il suo cammino senza godere della pace che ha guadagnato per i giusti. Il parallelismo con Logan è evidente così come è evidente il comune destino con l’Ulisse della Divina Commedia che per la sua ibris non riesce a godere delle gioie della famiglia ed è spinto a ripartire per violare altri tabù. Concetto che nel film è rimarcato da Charles Xavier che ammette di anelare alle cose semplici, ad una casa ed una famiglia dove i componenti si amano , ma di non meritarlo per il male commesso in passato.

Lan Ladd nella parte di Shane
Lan Ladd nella parte di Shane

Il tema dell’etica scientifica sulla biogenetica rimane sullo sfondo e sempre presente nell’accezione ormai sdoganata sin dai tempi del “Novello Prometeo” (aka Frankenstein) della Shilley per cui la vita comunque sia creata è comunque vita e degna di amore. Il divieto ai minori di 14 anni trova fondamento nelle scene cruente di combattimento in cui finalmente è reso sul grande schermo la violenza di un personaggio che nel primo film era risultato troppo edulcorato. Gli artigli fendono, tagliano e mutilano i nemici come si suppone debbano fare. Pure al netto delle scene d’azione dovute all’audience a cui si rivolge rimane un film di spessore il cui sigillo finale è costituito dall’intensa ed esplicita canzone “The man comes around” di Johnny Cash (artista di cui Mangold fece un apprezzabilissimo film biografico nel 2005 dal titolo “Quando l’amore brucia l’anima“).

PINO DANIELE Il Tempo Resterà

Pino Daniele – Il Tempo Resterà è stato riconosciuto come film di interesse culturale nazionale e indicato come Progetto Speciale dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, con il Patrocinio di Siae.

Molto del materiale utilizzato per comporre Pino Daniele – Il Tempo Resterà è assolutamente inedito ed è stato selezionato appositamente dal regista Giorgio Verdelli attraverso una lunga e paziente ricerca che ha permesso che la voce narrante del film fosse quella dello stesso Pino Daniele, supportato dal contributo di Claudio Amendola.

 Nel film si intersecano immagini di repertorio, testimonianze e contributi. Accanto a Joe Amoruso Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo (i musicisti della storica band di “Vaimò” con cui Pino Daniele si riunì nel 2008 ) troviamo tra gli altri personaggi come Renzo Arbore, Stefano Bollani, Ezio Bosso, Lorenzo Jovanotti Cherubini, Eric Clapton, Clementino, Roberto Colella, Gaetano Daniele, Enzo Decaro, Maurizio De Giovanni, Francesco De Gregori, Giorgia,  Enzo Gragnaniello, Peppe Lanzetta, Maldestro, Fiorella Mannoia, Al di Meola, Phil Manzanera, Pat Metheny, Eros Ramazzotti, Massimo Ranieri, Ron, Vasco Rossi, Sandro Ruotolo, Giuliano Sangiorgi, Daniele Sanzone, Lina Sastri, Alessandro Siani, Corrado Sfogli, Massimo Troisi  e Fausta Vetere.

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Il Tempo Resterà non è la biografia di Pino Daniele, ma per certi versi gli assomiglia molto” spiega il regista, Giorgio Verdelli. “Mi sono fatto guidare dalle canzoni e dalle frasi di Pino che sono diventate il filo conduttore del film documentario. Abbiamo voluto fare un percorso emozionale e siamo letteralmente saliti su un autobus (ribattezzato Vaimò, come il tour del 1981) che ci ha riportato nei luoghi della Napoli di Pino Daniele, per raccontare la sua idea di musica in movimento perenne, come la società di quegli anni che lui ha interpretato con una cifra innovativa e inimitabile”.

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Verdelli, grazie alla sua profonda conoscenza di Pino Daniele, realizza così un ritratto inedito del musicista, raccontandone il rapporto intimo e profondo con la città di Napoli e la capacità di essere un artista apprezzato a livello internazionale. Così da Pino Daniele – Il Tempo Resterà emergono la vita e gli incontri di un uomo unico, tra appocundria, musica e poesia: un nero a metà, un Masaniello, un uomo in blues capace di parlare un linguaggio aperto a tutti grazie a una relazione empatica e straordinaria con le terre in cui era nato.

OLTRE LE NUVOLE, IL LUOGO PROMESSOCI

Arriva al cinema, un altro leggendario capolavoro del Maestro Makoto Shinkai.

Cosa si staglia oltre le nuvole?

Si tratta di un’enorme torre bianca: fonte di mille dibattiti e ispirazione per innumerevoli fantasie. La torre ha segnato un punto di svolta nel paese e simboleggia un Giappone alternativo che, dopo la seconda guerra mondiale, è diviso in due parti: una occupata dall’Unione e l’altra sotto il controllo di un’alleanza tra Giappone e Stati Uniti.

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È da qui che prende il via Oltre le nuvole. Il luogo promessoci, il primo poetico lungometraggio di Makoto Shinkai, che all’epoca aveva già conquistato il suo pubblico con i corti “She and Her Cat” e “The Voices of a Distant Star” e che ormai è l’unico a poter competere con Hayao Miyazaki grazie alla sua padronanza delle arti visive e all’incredibile abilità narrativa che lo contraddistingue.

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La storia, poetica e fantastica come da tradizione di Shinkai, è ambientata negli anni ’90, quando il paese si riunisce e soltanto Hokkaido rimane occupata dall’Unione, che costruisce una torre smisurata: si tratta di un’arma in grado di trasformare il mondo in un universo completamente differente. Intanto due amici, Hiroki e Takuya, lavorano da tempo ad un aereo; il loro sogno è quello di avvicinarsi alla Torre per vedere finalmente cosa si nasconde oltre di essa. A poco a poco una ragazza di nome Sayuri si unisce a loro ed insieme diventano un trio inseparabile. I due adolescenti promettono di portare la ragazza con loro per scoprire cosa ci sia al di là della Torre, ma un giorno Sayuri scompare senza lasciare traccia. La promessa appare dunque infranta: Hiroki e Takuya abbandonano il loro sogno e le loro strade si dividono. Il destino però li riunirà anni più tardi, ma ora sono adulti e le cose sono cambiate. La promessa che li legava un tempo può essere considerata ancora valida?

Al cinema 11 Aprile FONTE NEXO DIGITAL