Quello che resta di Sorrentino

Diciamo per coloro che hanno fretta che il film “Loro” di Sorrentino non potrebbe essere più brutto di così.

Forse la curiosità spingerà il pubblico in sala, data anche l’assenza di competitor, ma certamente oltre a sederi al vento e piscine nulla resterà nella memoria del povero spettatore. L’assenza di una storia, la travalicante presenza di “Tarantino”, il numero eccessivo di escort, la piatta imitazione di Scorsese fanno di questo prodotto un derivato di “Chi”, senza nemmeno la sana volgarità tipica del giornaletto.

Tony Servillo e Paolo Sorrentino

Servillo è un Cavaliere grottesco che di più non si può, i cui pregi sfuggono coperti da una forma di lucida follia che mette in risalto solo cinismo e soldi.

Le comparse che lo accompagnano in questa prima lettura, in particolare Bondi, sono ectoplasmi malati e insulsi, le figure misteriose malate di sesso sono ipotesi di mafia o di massoneria calate a caso nel discorso mentre l’unica spina dorsale è il dimenarsi di corpi magri e sinuosi tra i quali spicca quello di Kasia Smutniak cui va, e termino qui, il mio incondizionato plauso.

Kasia Smutniak in una scena del film

Il tutto è condito da scene simboliche “pecore e rinoceronte”, con l’intento di dare al  film un carattere intellettuale e felliniano che rimane una pura illusione del regista.

La Casa Di Carta

Ero indecisa se guardare o meno l’ultimo tormentone firmato Netflix: “La casa di Carta“.
Non mi convinceva per due semplici motivi: non mi piace lo spagnolo e non mi stimola il fatto che tutti ne stiano parlando. Inoltre la serie viene spacciata come un’originale Netflix, nonostante sia solo stata comprata e riadattata dall’azienda, facendo infuriare la produzione spagnola (“La casa de papel” è una serie ideata da Álex Pina e trasmessa da Antena 3 dal 2 maggio 2017 al 23 novembre dello stesso anno ndr). Non mi piace seguire l’onda, ma era mio dovere approfondire la questione, farmi un’opinione, così mi sono fatta forza e ho guardato il primo episodio.


Nonostante la mia poca simpatia per lo spagnolo, consiglio vivamente la visione in lingua originale con sottotitoli in italiano, per dare un senso alla cosa. Gli attori non sono altrettanto convincenti doppiati in italiano e vi sfido a guardalo in inglese senza ridere. La trama è semplice: un gruppo di ladri, guidati dal misterioso Professore, tenta di fare una rapina alla nell’edificio della Zecca. La maggior parte dei personaggi è di bell’aspetto, il che aiuta. Quasi tutta la narrazione è retta dal personaggio femminile Tokyo, bella e letale, peccato che gli sceneggiatori le abbiano dato il look di Mathilda in Leon. Tokyo si meritava più originalità.

Úrsula Corberó in La casa de papel

Anche gli altri personaggi sembrano un po’ stereotipati, ma in qualche modo risultano convincenti, almeno per adesso. Alcune linee narrative sono chiare fin da subito, come la relazione tra Tokyo e Rio, o quella padre figlio tra Mosca e Denver, altre devono ancora chiarirsi. La narrazione procede per salti temporali che regalano allo spettatore una posizione onnisciente, oltre a rendere il ritmo della puntata molto più dinamico. Il primo episodio si conclude con un colpo di scena da maestro, che rende difficile non sentire il bisogno di scoprire come va avanti. Domanda sorge spontanea: guarderò il prossimo episodio? Non credo. Nonostante la regia e le interpretazioni siano valide, questo non mi basta per farmi piacere la serie. Ne ho fin sopra i capelli di distopie, maschere e operazioni contro il sistema. La trama facilmente racchiudibile in un film di due ore, perché sprecarci sopra altro tempo?

 

Giulia Lo Foco