Scott Lang (Paul Rudd) erede del dottor Hank Pym, interpretato da Michael Douglas (talmente in forma che il suo agente ha ottenuto che oltre all’ultima posizione privilegiata nei titoli di coda si precisasse il suo ruolo nel film), deve barcamenarsi tra gli strascichi legali a seguito del suo ultimo coinvolgimento con capitan America, il ruolo di padre, quello di imprenditore ed ovviamente, buon ultimo, quello di super eroe. In questo film, oltre ai buoni, c’è il cattivo, il demi-cattivo o cattivo congiunturale, che in altre circostanze sarebbe buono, e l’apparato poliziesco corrotto, burocraticizzato ed inefficace del FBI.
L’eroe deliziosamnete outsider è affiancato da una agile e credibile eroina, la figlia del dottor Pym, Hope Van Dyne (Evangeline Lilly), con cui già da tempo c’è una certa intesa. Mentre i vendicatori sono impiegati a salvare il 50% della popolazione dell’intero universo, il team di Hank Pym è concentrato nel riportare indietro dalla dimensione quantistica la sempre bella Michelle Pfeiffer, la wasp originale, madre di Hope e consorte del dottore. Insomma a rischio di spoilerare è intuibile che il nocciolo di questo ultimo film della Marvel è di fatto un’operazione “mamma”.
Il film è di puro intrattenimento e senza pretese, per cui non è il caso di spaccare il capello in quattro. Riesce nel divertire senza scabrosità e rispetta l’intenzione Disney di portare al cinema le famiglie senza limitazioni ed imbarazzi per alcuno. A farne le spese sono il popolo dei fumetti ed i nerd di ogni età. Sì perché la forbice che vuol contenere al suo interno le gag spiritose da un lato e la meccanica quantistica dall’altro rischia necessariamente di accontentare gli uni nella stessa misura in cui scontenta gli altri. Negli sproloqui pseudoscientifici vi è una tale esuberanza del termine “quantistico” che perfino gli autori non possono evitare di prendersi gioco da soli su questo tormentone inserendo una battuta ad hoc dell’irriverente Scott.
Rispettate rigorosamente le quote etniche, equamente ripartite tra wasp (in questo caso inteso come White Anglo Saxon Protestant) , asiatici (Jimmy Woo), latini (Michael Pena), neri (Laurence Fishburne) e financo un russo o quasi (David Dastmalchian). Scene mirabolanti, effetti visivi della qualità a cui siamo abituati, tranne forse le formiche in formato maxi, che risultano alquanto migliorabili.
Del personaggio più interessante del film ivece non diciamo nulla così rimane qualcosa da scoprire. Mentre tanto c’è da scoprire sulla meccanica quantistica e se questo film farà appassionare qualche bambino all’argomento tanto da indurlo ad approfondire quando sarà grande ogni pecca sarà perdonata. D’altro canto come diceva Richard Feynman, uno dei fisici più ironici dello scorso secolo, ” Credo di poter dire con sicurezza che nessuno… comprende la meccanica quantistica”.