KMD 2018 – CRONACHE DA UN FESTIVAL

Giorno 3 – IL FASCINO DEL CRIMINE.

Il mondo del crimine, visto da prospettive differenti, è stato protagonista di questa terza giornata
di kermesse.

Il secondo film della retrospettiva dedicata a Gene Tierney, Femmina folle (Leave Her
to Heaven) di John M. Stahl, è un meraviglioso melodramma in technicolor a forti tinte noir, con
una protagonista assolutamente memorabile. Ellen (la Tierney, bravissima, è stata candidata
all’Oscar come miglior attrice): una donna innamorata ma anche gelosa e possessiva, pronta a
tutto (anche al crimine) pur di tenere con sé il suo amato Richard. Sembra quasi Nietzsche a
scandire i motivi ricorrenti di questo film: “Tutto ciò che è fatto per amore è fatto al di là del bene e
del male”, scriveva il filosofo tedesco. Ed ecco che la protagonista ci appare come un’eroina tragica
in cui riusciamo a immedesimarci. Anche di fronte ai suoi più biechi e meschini misfatti, siamo
pronti a difenderla, a giustificarla, a soffrire con lei, a comprenderla. O almeno, io sì. Il suo crimine
è attraente e affascinante.
Nel secondo workshop della settimana, quello con i fumettisti Ratigher & Marco Galli, si è
affrontato l’argomento del cattivo, il fascinoso villain. Per i graphic novelist: “Basta giocare sulle
sfumature di grigio. Un atto oggi sovversivo: creare una narrazione con buoni buoni e cattivi cattivi,
netti però!”.
In serata si è tenuto l’attesissimo incontro con Giancarlo De Cataldo, celeberrimo autore di
Romanzo criminale, che ha parlato delle sue due ultime opere “Sbirre” (suo è uno dei 3 racconti
che il libro include) e “L’agente del caos” e si è soffermato anche lui sul tema del crimine, offrendo
una visione a dir poco esaltante sulla storia della criminalità. “Il noir è un racconto del disordine”,
ha poi sottolineato, “che nasce dopo la crisi di Wall Street, con l’affermarsi della criminalità
organizzata”.
La notte si è chiusa con il realismo, o meglio con un film realista.

La terra dell’abbastanza, opera
prima dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, acclamata all’ultima Berlinale e film-rivelazione
dell’anno in Italia, è una boccata d’aria fresca per il nostro cinema, e in particolare per quel cinema
definito di periferia. Il racconto delle classi subalterne e dei protagonisti Manolo e Mirko si
intreccia con una storia di criminalità organizzata: i due ragazzi entrano infatti a far parte di un clan
di malavitosi. Il crimine, per i due adolescenti, diventa la prospettiva di una vita differente, di una
vita migliore. Il male è attraente e affascinante, anche nel film dei D’Innocenzo. Manolo e Mirko
sono degli emarginati, senza futuro, destinati probabilmente a una vita di stenti come i loro
genitori e in cerca di un riscatto. E la strada del crimine può essere quel riscatto. Come dice Bob
Dylan, “Se non hai niente, non hai niente da perdere”. E allora i due ragazzi si tuffano e nuotano nel
fiume vorticoso della criminalità, fino a rimanerne intrappolati.


I giovani registi romani si spingono oltre la semplice rappresentazione del crimine e del fascino che
questo produce su certe classi sociali, alimentando piuttosto nello spettatore delle domande
concrete sui suoi protagonisti: fino a che punto la scelta dei due ragazzi è una scelta responsabile,
voluta, cercata e perseguita? Quanto invece la società, la morale, l’ambiente che li circonda, si
insinuano nelle loro vite a condizionarli? Cosa significa e cosa comporta la loro innocenza?
Domande importantissime e attualissime, che catapultano i D’Innocenzo nel panorama dei nuovi
autori del cinema italiano contemporaneo.
Matteo Blanco.

Don Matteo e i potenti inamovibili della TV

Se c’è qualcosa che in Italia conta veramente è il potere , soprattutto in quei territori aridi come lo spettacolo , nel quale le fonti di sostegno sono volutamente poche e ben identificate.

Diciamolo chiaramente , a nessun politico interessa veramente quello che succede nel cinema e nella televisione: una volta occupati i telegiornali , il resto puo’ essere bello ,brutto o ignobile tanto non cambia nulla.

Infatti non c’è una voce che si soffermi nel valutare il vero valore di programmi di largo ascolto come per esempio don Matteo: ma vi rendete conto di chi è veramente don Matteo? Un prete che gira in bicicletta con il cappelletto perfettamente calato sulla sinistra della testa, come non riuscirebbe  a nessuno, e che va in giro a fare domande da poliziotto !!!! Ma che prete è? truccato , con il viso immobile alla Terence Hill , si muovono appena le labbra, ci manca poco che estragga una colt! Quello sarebbe il parroco che controlla la sua parrocchia?

E quell’altra suora che sembra voglia strapparsi le vesti e correre nuda dietro a qualcuno cos’ è? una suora ?

Eppure evviva !!! Come siamo bravi nella fiction …..le mamme e le nonne applaudono senza che nessuno si renda conto che quelli  sono esempi negativi , che portano fuori strada , elementi viziati di una società che non sa più nemmeno riconoscere ruoli e funzioni ma solo il potere della posizione : quel racconto , quel personaggio piace a ….guai a toccarlo , il produttore è intoccabile ….la signora della fiction ha sentenziato questo si , quello no , quello forse ma non subito ma forse si.

Woody Allen nel film “Il dittatore dello stato libero di Bananas”

Potere : una specie di stato libero di bananas è la rai , ma anche mediaset e pochi altri, nei quali chi occupa la posizione diventa bello , fico addirittura, certamente interessante ,talvolta ricco, con una schiera di ammiratori servili che ridono quando lui ride, che si alzano quando lui si muove, che cercano di intuire dove andrà, lui ,il potente inamovibile, quello di cui i politici se ne sbattono salvo che non abbiano donne da piazzare .

Lui, il potente, non deve più ragionare sul futuro dell’emittenza, non ha tempo, è sempre in viaggio a visionare il nulla, che viene prodotto in molti paesi, e lo fa svaccato in poltroncione gigantesche con una assistente di fianco che sta attenta non gli venga sete.

Un’immagine di “Quinto potere” di Sidney Lumet

Potere, quello invisibile, il potere di una borraccia d’acqua nel deserto , eppure esiste e resiste, e non c’è un’anima che si curi di eliminarlo, così, anche solo per una forma di giustizia :  qualcuno si accorgerà un giorno che don Matteo avrà condizionato migliaia di giovani definitivamente senza fissa dimora , ma sarà tardi .

 

Michele Lo Foco