La vittoria di Netlfix a Venezia

La vittoria di Netflix a Venezia e’ il perfetto risultato di una confusione concettuale cui la sinistra e Baratta hanno dato il loro sostanziale sostegno.

Paolo Baratta e Alberto Barbera alla 73esima edizione del Festival del cinema di Venezia

tutti i telegiornali e i commentatori si sono precipitati a elogiare il vincitore , con quella solita plageria che sa sempre di richiesta di accettazione, ma nessuno ha osato accennare che il film è stato prodotto da quella mega società multimilionaria che sta togliendo l’aria al cinema.

Eppure il problema era ben presente sul tappeto , visto che il festival di Cannes aveva negato l’ingresso a film non programmati al cinema mentre il presidente dei distributori italiani aveva tradito tutti affidando a Netflix il suo film su Cucchi approfittando di una demenziale norma che consente di non uscire obbligatoriamente al cinema se il film viene programmato in un festival.

Alessandro Borghi in una scena del film su Cucchi “Sulla mia pelle”

ovviamente le norme italiane sono tutte frutto di una regia maligna coordinata da Anica che anche in questo caso ha ritenuto di non fiatare, mentre gli esercenti, caduti nella trappola, si sono resi conto che la loro fine si avvicina.

Il festival di Venezia si chiama esattamente festival d’arte cinematografica e per questo Barbera si è sperticato a ripetere che un prodotto è un prodotto e che a lui non interessa il seguito: era evidentemente stato ben istruito e aveva capito che senza Netflix il suo festival sarebbe stato più fragile di quello che è comunque stato.

Anche l’incompiuto film di Orson Welles “The other side of the wind” è stato completato con le risorse finanziarie di Netflix

Resta il dato sconfortante che i soldi stanno minando tutto il tessuto imprenditoriale e artigianale del settore, tutti sono a caccia dei soldi di netflix e anche la Rai che ha da tempo imbrigliato la produzione si sta piegando alle logiche del meglio poco e subito piuttosto del rischio sala.

Finisce così nelle mani di Netlix e di una manciata di giovinastre russe pronte a tutto la nostra manifestazione di punta, glorificata da giornalisti improvvisati o modesti alla caccia di qualche notizia e di qualche volto decoroso da esibire sempre e solo in televisione.

Michele Lo Foco

 

NEW YORK ACADEMY – FREEDANCE

Regia di Michael Damian. 

Un film con Thomas Doherty, Juliet Doherty, Harry Jarvis, Jane Seymour, Desmond Richardson.

Titolo originale: High Strung: Free Dance. 

Genere Musicale – USA, 2018, 

durata 90 minuti.

Musical “vestito” da film, si punta tutto sulle coreografie (dove i giovani attori hanno imparato prima a ballare e di conseguenza a recitare), la musica la fa da padrona e la selezione degli attori sarà stata difficile.

New York Academy – Freedance vanta la presenza di attori come Jane Seymour (che riprende il suo ruolo in NEW YORK ACADEMY come Oksana), Ace Bhatti (BOHEMIAN RHAPSODY, EASTENDERS) e Kika Markham (MR. SELFRIDGE) e presenta una colonna sonora che mescola abilmente arrangiamenti originali e rivisitazioni di brani classici con i generi rap e pop.

Il plot non dice nulla di nuovo, la storia è la solita: rivalità, passione, romanticismo e determinazione. La prima ballerina capricciosa, l’antagonista carina e affabile, il pianista tenace e come nelle favole bravo…ma anche fortunato.

I giovani appassionati di ballo, andranno a nozze.

Trailer ufficiale: 

https://youtu.be/smuqe9pDfTk

Al cinema dal 13 settembre

Giovanni De Santis