Tutti lo sanno

Regia di Asghar Farhadi.

Un film con Penélope Cruz, Javier Bardem, Ricardo Darín, Eduard Fernández, Bárbara Lennie.

Laura vive in Argentina da anni con la sua famiglia: l’occasione per tornare in Spagna è rappresentata dal matrimonio di sua sorella. La giornata di festa volgerà però in dramma a causa di un avvenimento inaspettato: durante i festeggiamenti serali, la figlia adolescente di Laura scomparirà nel nulla.

Tutti lo sanno, ultimo lungometraggio del regista premio Oscar iraniano Asghar Farhadi (Il cliente, Una separazione), ci conduce in un dramma familiare di pirandelliana memoria.

Dopo un’iniziale abbuffata di festa, la tragedia disvelerà a poco a poco i sentimenti più intimi di ogni personaggio, in un gioco delle parti al massacro.

Molto intense le interpretazioni di Laura (Penelope Cruz) e Paco (Javier Bardem): Farhadi mette a nudo le loro insicurezze e miserie, in una ricerca tormentosa del nemico, e quindi della salvezza.

Il limite del film è di essere eccessivamente lungo, e di far perdere, pertanto, un certo grado di suspence necessario alla narrazione.

Molto attuale la tematica implicita al film: la spasmodica ricerca di un nemico esterno, straniero, non potrà che concludersi con la consapevolezza che il nemico è in mezzo a noi o meglio, il nemico siamo noi.

Al cinema da giovedì 8 novembre.

Sabrina Dolcini

Conversazione su Tiresia – di e con Andrea Camilleri

Alcuni luoghi sono come navi spaziali”, dice Andrea Camilleri, “che più che viaggiare nello spazio, si muovono nel tempo“. Uno di questi luoghi per lui è il teatro greco di Siracusa, nel quale a giugno di quest’anno ha realizzato una sfida con se stesso: un monologo di un’ora e mezza, le cui riprese stanno viaggiando verso le sale cinematografiche, dove rimarranno dal 5 al 7 novembre.

Chiamatemi Tiresia”. È con queste parole che Camilleri spezza il silenzio e inizia a raccontare. Per secoli il mito e i suoi portavoce hanno modellato l’immagine di Tiresia come fosse fatta di pongo e solo ora, finalmente, persona e personaggio si ricongiungono nella figura stessa di chi li racconta: Andrea Camilleri.

Tiresia, personaggio prismatico e dal grande carisma, fu uomo, donna e ancora una volta uomo, ma prima di poter predire il futuro, come ogni indovino che si rispetti, dovette perdere la vista. “Da quando non ci vedo più, vedo le cose assai più chiaramente”, confessa Camilleri parlando di sé e, narrando le vicende dell’indovino greco, riesce a raccontarsi e a fare luce sulla sua visione del mondo attraverso l’ironia, la satira e una naturalezza tale da farci credere di essere comodamente seduti nel salotto di casa sua. Spiega infatti che quello della conversazione amichevole gli è sembrato il tono giusto con cui raccontare una storia che è nel mito, ma è anche un po’ la sua.

Passando attraverso le testimonianze di grandi autori, vicini e lontani, come Omero, Sofocle, Seneca, Dante, S.T. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese e Primo Levi, nella sua Conversazione Camilleri offre occasioni per riflettere e, in un momento storico che il regista stesso ha definito di grande “appiattimento”, ragiona sul tempo e su ciò che lo compone: memoria, prospettiva ed eternità, spezzando la linea dritta e creando una curva divergente.

Tra l’eloquente silenzio di 4 mila persone e l’immobilità delle pietre che abbracciano fedelmente l’antico teatro di Siracusa con la promessa di non lasciarlo mai, Camilleri sembra aver trovato l’eternità che cercava in qualcosa di semplice, quello che lui ha definito “un momento di commozione interiore profonda”.

Se è l’emozione a tenere insieme passato, presente e futuro come delle pietre sorelle e a realizzare ­l’eterno, sicuramente Andrea Camilleri è riuscito a regalarcene un frammento, porgendo in aiuto la sua mano da scrittore, attore, interprete e coraggioso portavoce di memorie senza tempo.

Flaminia Potenza