Regia di Ari Aster. con Florence Pugh, Jack Reynor, William Jackson Harper, Will Poulter, Vilhelm Blomgren.
Titolo originale: Midsommar. Genere Drammatico, Horror, Thriller – USA, 2019, durata 140 minuti. Uscita cinema giovedì 25 luglio 2019
Secondo banco di prova per l’acclamato regista di Hereditary – le radici del male – (film rivelazione dell’estate 2018) Ari Aster spinge in questa occasione il genere horror oltre i suoi limiti, prendendo una direzione inaspettata che coglie impreparati e lascia disarmato lo spettatore in un delirio da premio Oscar.
Il preambolo, come per il precedente lungometraggio di Aster, esplora a fondo la psicologia dei personaggi, tanto da sfiorare in maniera eccellente un drammatico in piena regola. Dani (Florence Pugh, Lady Macbeth e The Little Drummer Girl) è una studentessa depressa, con problemi familiari e una relazione in crisi. Christian (Jack Reynor, Una giusta causa, Glassland) il suo ragazzo, mostra infatti segni di cedimento e confida agli amici di voler troncare il rapporto al più presto.
Ma una tragedia inaspettata coinvolge la vista privata della giovane, che a questo punto è troppo debole per essere abbandonata. Cristian si sente così in dovere di coinvolgerla in un viaggio estivo organizzato insieme agli amici: la meta è lo sperduto villaggio di Harga nella Svezia settentrionale, l’occasione, partecipare alle celebrazioni tradizionali del Missommar, importante festival di mezza estate che in quell’anno particolare vede coincidere anche un rito di purificazione celebrato ogni 90 anni. Una possibilità per due studiosi di antropologia come Christian e l’amico Willialm piuttosto allettante. Tanto più che è stato proprio un altro membro della compagnia Vilhelm, originario del luogo, a proporre il viaggio.
Ma quella che sulle prime sembra essere una vacanza innocua e stimolante, alla scoperta di tradizioni locali e immersi nella luce perpetua dell’estate svedese, ha in serbo per i giovani americani risvolti oscuri. Un universo di culti disumani e inquietanti li attende dietro l’apparenza bucolica della comunità di Pelle. Come ammesso dallo stesso cineasta, la sceneggiatura prende il via da un suo vissuto personale. Da qui, Aster, insieme allo scenografo Henrik Svensson, ha creato da zero, in Ungheria, un mondo con regole ben studiate, nato da una ricerca spasmodica delle tradizioni pagane del profondo Nord, da cui i due hanno costruito i costumi, una lingua, usanze ben precise, frutto di un lungo processo creativo sviluppato tra la Svezia e Los Angeles.
Una luminosità implacabile e insistente e l’avanzare di canti striduli e martellanti avvolgono lo spettatore fino a donargli un’esperienza alienante che sorprende tanto i protagonisti quanto noi che guardiamo. Con un cast di attori promettenti con alle spalle diversi riconoscimenti per pellicole e serie tv, Midsommar – Il villaggio dei dannati è un horror poco canonico, un film sul potere dell’indottrinamento, sul senso di comunità che si contrappone all’isolamento moderno, sulla forza evocativa dei rituali, che parla attraverso simboli runici, ghirlande di fiori, murali e “pozioni”, dove il valore della donna si erge a fondamento della procreazione e la madre terra ritorna a pretendere il sangue di un uomo che non ha più valore in quanto individuo ma come parte di una comunità che deve la sua esistenza alla natura.
Assolutamente da non perdere.
Jessica Sottile