VENEZIA 76: L’attrice e cantante Maria Roveran co-protagonista del film “Effetto Domino” di Alessandro Rossetto

Venezia, 26 settembre. L’attrice e cantante Maria Roveran sbarcherà alla Mostra del cinema come co-protagonista dell’atteso film Effetto Domino di Alessandro Rossetto, che verrà presentato il 2 settembre (ore 21:00, Sala Giardino) nella sezione Sconfini e uscirà nelle sale il 3 settembre.

Nella pellicola, Maria Roveran ha contribuito anche alla colonna sonora, firmando e interpretando in lingua cinese il brano “ Anime Liquide”. Già a Venezia nel 2012 come protagonista del film “ Piccola Patria” diretto sempre da Alessandro Rossetto, per il quale firma tre brani della colonna sonora, nel 2013 recita invece al fianco di Emir Kusturica, Ksenia Rappoport ed Adriano Giannini nel film “ La Foresta di Ghiaccio” di Claudio Noce, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Anche in questa occasione Maria Roveran scrive ed interpreta un brano per la colonna sonora.

Nel 2016 e nel 2018 torna in Laguna nei film “ Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, al fianco di Margherita Buy, Sergio Rubini e Filippo Timi, e in “ Capri- Revolution” di Mario Martone.

È, infine, co-protagonista del film “ Mamma+Mamma” insieme a Linda Caridi, un’opera di Karole Di Tommaso che indaga il desiderio di maternità di una giovane coppia omosessuale.

Il film, uscito nelle sale il 14 febbraio 2019, era stato precedentemente presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “ Alice Nella Città”.

Comunicato stampa Licia Gargiulo

VENEZIA 76: L’attrice e cantante Maria Roveran co-protagonista del film “Effetto Domino” di Alessandro Rossetto

Venezia, 26 settembre. L’attrice e cantante Maria Roveran sbarcherà alla Mostra del cinema come co-protagonista dell’atteso film Effetto Domino di Alessandro Rossetto, che verrà presentato il 2 settembre (ore 21:00, Sala Giardino) nella sezione Sconfini e uscirà nelle sale il 3 settembre.

Nella pellicola, Maria Roveran ha contribuito anche alla colonna sonora, firmando e interpretando in lingua cinese il brano “ Anime Liquide”. Già a Venezia nel 2012 come protagonista del film “ Piccola Patria” diretto sempre da Alessandro Rossetto, per il quale firma tre brani della colonna sonora, nel 2013 recita invece al fianco di Emir Kusturica, Ksenia Rappoport ed Adriano Giannini nel film “ La Foresta di Ghiaccio” di Claudio Noce, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Anche in questa occasione Maria Roveran scrive ed interpreta un brano per la colonna sonora.

Nel 2016 e nel 2018 torna in Laguna nei film “ Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, al fianco di Margherita Buy, Sergio Rubini e Filippo Timi, e in “ Capri- Revolution” di Mario Martone.

È, infine, co-protagonista del film “ Mamma+Mamma” insieme a Linda Caridi, un’opera di Karole Di Tommaso che indaga il desiderio di maternità di una giovane coppia omosessuale.

Il film, uscito nelle sale il 14 febbraio 2019, era stato precedentemente presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “ Alice Nella Città”.

Comunicato stampa Licia Gargiulo

VENEZIA 76: L’attrice e cantante Maria Roveran co-protagonista del film “Effetto Domino” di Alessandro Rossetto

Venezia, 26 settembre. L’attrice e cantante Maria Roveran sbarcherà alla Mostra del cinema come co-protagonista dell’atteso film Effetto Domino di Alessandro Rossetto, che verrà presentato il 2 settembre (ore 21:00, Sala Giardino) nella sezione Sconfini e uscirà nelle sale il 3 settembre.

Nella pellicola, Maria Roveran ha contribuito anche alla colonna sonora, firmando e interpretando in lingua cinese il brano “ Anime Liquide”. Già a Venezia nel 2012 come protagonista del film “ Piccola Patria” diretto sempre da Alessandro Rossetto, per il quale firma tre brani della colonna sonora, nel 2013 recita invece al fianco di Emir Kusturica, Ksenia Rappoport ed Adriano Giannini nel film “ La Foresta di Ghiaccio” di Claudio Noce, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Anche in questa occasione Maria Roveran scrive ed interpreta un brano per la colonna sonora.

Nel 2016 e nel 2018 torna in Laguna nei film “ Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, al fianco di Margherita Buy, Sergio Rubini e Filippo Timi, e in “ Capri- Revolution” di Mario Martone.

È, infine, co-protagonista del film “ Mamma+Mamma” insieme a Linda Caridi, un’opera di Karole Di Tommaso che indaga il desiderio di maternità di una giovane coppia omosessuale.

Il film, uscito nelle sale il 14 febbraio 2019, era stato precedentemente presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “ Alice Nella Città”.

Comunicato stampa Licia Gargiulo

VENEZIA 76: L’attrice e cantante Maria Roveran co-protagonista del film “Effetto Domino” di Alessandro Rossetto

Venezia, 26 settembre. L’attrice e cantante Maria Roveran sbarcherà alla Mostra del cinema come co-protagonista dell’atteso film Effetto Domino di Alessandro Rossetto, che verrà presentato il 2 settembre (ore 21:00, Sala Giardino) nella sezione Sconfini e uscirà nelle sale il 3 settembre.

Nella pellicola, Maria Roveran ha contribuito anche alla colonna sonora, firmando e interpretando in lingua cinese il brano “ Anime Liquide”. Già a Venezia nel 2012 come protagonista del film “ Piccola Patria” diretto sempre da Alessandro Rossetto, per il quale firma tre brani della colonna sonora, nel 2013 recita invece al fianco di Emir Kusturica, Ksenia Rappoport ed Adriano Giannini nel film “ La Foresta di Ghiaccio” di Claudio Noce, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Anche in questa occasione Maria Roveran scrive ed interpreta un brano per la colonna sonora.

Nel 2016 e nel 2018 torna in Laguna nei film “ Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, al fianco di Margherita Buy, Sergio Rubini e Filippo Timi, e in “ Capri- Revolution” di Mario Martone.

È, infine, co-protagonista del film “ Mamma+Mamma” insieme a Linda Caridi, un’opera di Karole Di Tommaso che indaga il desiderio di maternità di una giovane coppia omosessuale.

Il film, uscito nelle sale il 14 febbraio 2019, era stato precedentemente presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “ Alice Nella Città”.

Comunicato stampa Licia Gargiulo

KMD 2019 – Giorno 2

La seconda proiezione di Kiss Me Deadly è stata un pugno dritto allo stomaco.

Cocaine – La vera storia di White Boy Rick è un film ingiusto. Soprattutto perché si tratta di una storia vera. Sarebbe potuto essere il classico dramma familiare e, d’altronde, c’erano tutti i presupposti.

Un padre, che vive con i suoi due figli adolescenti: Dawn, la figlia maggiore, è una tossicodipendente; Rick, il più piccolo, che se ne va in giro per i sobborghi di Detroit con la sua piccola gang di ragazzini armati, che per essere come il padre inizia a vendere armi di contrabbando, e una volta assaggiato il sapore dei soldi entra nella rete dello spaccio. E come se questo non bastasse, l’FBI lo recluta come infiltrato, per poi ricattarlo. Il contesto sociale è di una tristezza disarmante, dove la cocaina, che da il titolo al film, gira incontrollata, e segna indissolubilmente la strada del protagonista: un destino già scritto che lo condannerà all’ergastolo a soli 17 anni. La vera storia di White boy Rick è la storia di un fallimento, di un padre, interpretato da Matthew McConaughey, con un sogno, aprire un negozio di video, e una passione, le armi, che aveva l’abitudine di smerciare. Dopo essere stato lasciato dalla moglie, senza soldi, dopo che la figlia, tossica, va via di casa, resta solo con Rick, a cui sperava di dare un futuro migliore. Lui ne era convinto, tanto da ripetere in continuazione al figlio che le cose, prima o poi, sarebbero andate bene. Ci credeva. Ma Rick no. Lui credeva che dovevano essere loro a farle andare bene, e l’unica soluzione, nonostante tutto, era spacciare.

Cocaine racconta proprio del fallimento di una società in cui si è spacciati del momento esatto in cui ci si mette piede; di un contesto sociale in cui ai bambini viene rubata l’innocenza troppo presto, buttati senza difese in una rete di pesci più grandi di loro, in cui non possono sopravvivere se non adeguandosi a quel mondo criminale che li educa e che, con mano armata e tra strisce di coca, veglia su di loro. Ed è proprio qui che Rick si incastra. Come tutti i ragazzi, che sognano in grande, ha fatto un passo un po’ troppo lungo, ed è inciampato in quella rete di pesci più grandi di lui, in cui è annegato. La recitazioni a tinte forti di McConaughey non si smentisce, nonostante il suo non essere protagonista, il ruolo che interpreta è perfettamente centrato su quella linea di confine che lo fa mantenere un passo indietro rispetto al centro della scena, lasciandola libera per uno straordinario Richie Merritt, che riesce a concentrare costantemente l’attenzione su di lui.

I dialoghi, a tratti sorprendenti, a tratti estranianti, sono carichi di quel pizzico di ironia capace di lasciare spiazzato lo spettatore in momenti del tutto inaspettati. L’intensità del film si dispiega da uno dei momenti più forti, quando Rick e il padre decidono finalmente di andare a riprendersi Dawn, portandola a casa e costringendola a disintossicarsi. Eccolo il dramma che non si contiene più e finalmente esplode. Da questo momento sarebbe dovuto andare tutto in discesa.

E invece no, la situazione precipita fino all’inverosimile, fino a incastrarsi tra fili che nessuno avrebbe potuto, o voluto, sciogliere.

 Elena Sulmona

KMD 2019 – Giorno 2

La seconda proiezione di Kiss Me Deadly è stata un pugno dritto allo stomaco.

Cocaine – La vera storia di White Boy Rick è un film ingiusto. Soprattutto perché si tratta di una storia vera. Sarebbe potuto essere il classico dramma familiare e, d’altronde, c’erano tutti i presupposti.

Un padre, che vive con i suoi due figli adolescenti: Dawn, la figlia maggiore, è una tossicodipendente; Rick, il più piccolo, che se ne va in giro per i sobborghi di Detroit con la sua piccola gang di ragazzini armati, che per essere come il padre inizia a vendere armi di contrabbando, e una volta assaggiato il sapore dei soldi entra nella rete dello spaccio. E come se questo non bastasse, l’FBI lo recluta come infiltrato, per poi ricattarlo. Il contesto sociale è di una tristezza disarmante, dove la cocaina, che da il titolo al film, gira incontrollata, e segna indissolubilmente la strada del protagonista: un destino già scritto che lo condannerà all’ergastolo a soli 17 anni. La vera storia di White boy Rick è la storia di un fallimento, di un padre, interpretato da Matthew McConaughey, con un sogno, aprire un negozio di video, e una passione, le armi, che aveva l’abitudine di smerciare. Dopo essere stato lasciato dalla moglie, senza soldi, dopo che la figlia, tossica, va via di casa, resta solo con Rick, a cui sperava di dare un futuro migliore. Lui ne era convinto, tanto da ripetere in continuazione al figlio che le cose, prima o poi, sarebbero andate bene. Ci credeva. Ma Rick no. Lui credeva che dovevano essere loro a farle andare bene, e l’unica soluzione, nonostante tutto, era spacciare.

Cocaine racconta proprio del fallimento di una società in cui si è spacciati del momento esatto in cui ci si mette piede; di un contesto sociale in cui ai bambini viene rubata l’innocenza troppo presto, buttati senza difese in una rete di pesci più grandi di loro, in cui non possono sopravvivere se non adeguandosi a quel mondo criminale che li educa e che, con mano armata e tra strisce di coca, veglia su di loro. Ed è proprio qui che Rick si incastra. Come tutti i ragazzi, che sognano in grande, ha fatto un passo un po’ troppo lungo, ed è inciampato in quella rete di pesci più grandi di lui, in cui è annegato. La recitazioni a tinte forti di McConaughey non si smentisce, nonostante il suo non essere protagonista, il ruolo che interpreta è perfettamente centrato su quella linea di confine che lo fa mantenere un passo indietro rispetto al centro della scena, lasciandola libera per uno straordinario Richie Merritt, che riesce a concentrare costantemente l’attenzione su di lui.

I dialoghi, a tratti sorprendenti, a tratti estranianti, sono carichi di quel pizzico di ironia capace di lasciare spiazzato lo spettatore in momenti del tutto inaspettati. L’intensità del film si dispiega da uno dei momenti più forti, quando Rick e il padre decidono finalmente di andare a riprendersi Dawn, portandola a casa e costringendola a disintossicarsi. Eccolo il dramma che non si contiene più e finalmente esplode. Da questo momento sarebbe dovuto andare tutto in discesa.

E invece no, la situazione precipita fino all’inverosimile, fino a incastrarsi tra fili che nessuno avrebbe potuto, o voluto, sciogliere.

 Elena Sulmona

KMD 2019 – Giorno 2

La seconda proiezione di Kiss Me Deadly è stata un pugno dritto allo stomaco.

Cocaine – La vera storia di White Boy Rick è un film ingiusto. Soprattutto perché si tratta di una storia vera. Sarebbe potuto essere il classico dramma familiare e, d’altronde, c’erano tutti i presupposti.

Un padre, che vive con i suoi due figli adolescenti: Dawn, la figlia maggiore, è una tossicodipendente; Rick, il più piccolo, che se ne va in giro per i sobborghi di Detroit con la sua piccola gang di ragazzini armati, che per essere come il padre inizia a vendere armi di contrabbando, e una volta assaggiato il sapore dei soldi entra nella rete dello spaccio. E come se questo non bastasse, l’FBI lo recluta come infiltrato, per poi ricattarlo. Il contesto sociale è di una tristezza disarmante, dove la cocaina, che da il titolo al film, gira incontrollata, e segna indissolubilmente la strada del protagonista: un destino già scritto che lo condannerà all’ergastolo a soli 17 anni. La vera storia di White boy Rick è la storia di un fallimento, di un padre, interpretato da Matthew McConaughey, con un sogno, aprire un negozio di video, e una passione, le armi, che aveva l’abitudine di smerciare. Dopo essere stato lasciato dalla moglie, senza soldi, dopo che la figlia, tossica, va via di casa, resta solo con Rick, a cui sperava di dare un futuro migliore. Lui ne era convinto, tanto da ripetere in continuazione al figlio che le cose, prima o poi, sarebbero andate bene. Ci credeva. Ma Rick no. Lui credeva che dovevano essere loro a farle andare bene, e l’unica soluzione, nonostante tutto, era spacciare.

Cocaine racconta proprio del fallimento di una società in cui si è spacciati del momento esatto in cui ci si mette piede; di un contesto sociale in cui ai bambini viene rubata l’innocenza troppo presto, buttati senza difese in una rete di pesci più grandi di loro, in cui non possono sopravvivere se non adeguandosi a quel mondo criminale che li educa e che, con mano armata e tra strisce di coca, veglia su di loro. Ed è proprio qui che Rick si incastra. Come tutti i ragazzi, che sognano in grande, ha fatto un passo un po’ troppo lungo, ed è inciampato in quella rete di pesci più grandi di lui, in cui è annegato. La recitazioni a tinte forti di McConaughey non si smentisce, nonostante il suo non essere protagonista, il ruolo che interpreta è perfettamente centrato su quella linea di confine che lo fa mantenere un passo indietro rispetto al centro della scena, lasciandola libera per uno straordinario Richie Merritt, che riesce a concentrare costantemente l’attenzione su di lui.

I dialoghi, a tratti sorprendenti, a tratti estranianti, sono carichi di quel pizzico di ironia capace di lasciare spiazzato lo spettatore in momenti del tutto inaspettati. L’intensità del film si dispiega da uno dei momenti più forti, quando Rick e il padre decidono finalmente di andare a riprendersi Dawn, portandola a casa e costringendola a disintossicarsi. Eccolo il dramma che non si contiene più e finalmente esplode. Da questo momento sarebbe dovuto andare tutto in discesa.

E invece no, la situazione precipita fino all’inverosimile, fino a incastrarsi tra fili che nessuno avrebbe potuto, o voluto, sciogliere.

 Elena Sulmona

KMD 2019 – Giorno 2

La seconda proiezione di Kiss Me Deadly è stata un pugno dritto allo stomaco.

Cocaine – La vera storia di White Boy Rick è un film ingiusto. Soprattutto perché si tratta di una storia vera. Sarebbe potuto essere il classico dramma familiare e, d’altronde, c’erano tutti i presupposti.

Un padre, che vive con i suoi due figli adolescenti: Dawn, la figlia maggiore, è una tossicodipendente; Rick, il più piccolo, che se ne va in giro per i sobborghi di Detroit con la sua piccola gang di ragazzini armati, che per essere come il padre inizia a vendere armi di contrabbando, e una volta assaggiato il sapore dei soldi entra nella rete dello spaccio. E come se questo non bastasse, l’FBI lo recluta come infiltrato, per poi ricattarlo. Il contesto sociale è di una tristezza disarmante, dove la cocaina, che da il titolo al film, gira incontrollata, e segna indissolubilmente la strada del protagonista: un destino già scritto che lo condannerà all’ergastolo a soli 17 anni. La vera storia di White boy Rick è la storia di un fallimento, di un padre, interpretato da Matthew McConaughey, con un sogno, aprire un negozio di video, e una passione, le armi, che aveva l’abitudine di smerciare. Dopo essere stato lasciato dalla moglie, senza soldi, dopo che la figlia, tossica, va via di casa, resta solo con Rick, a cui sperava di dare un futuro migliore. Lui ne era convinto, tanto da ripetere in continuazione al figlio che le cose, prima o poi, sarebbero andate bene. Ci credeva. Ma Rick no. Lui credeva che dovevano essere loro a farle andare bene, e l’unica soluzione, nonostante tutto, era spacciare.

Cocaine racconta proprio del fallimento di una società in cui si è spacciati del momento esatto in cui ci si mette piede; di un contesto sociale in cui ai bambini viene rubata l’innocenza troppo presto, buttati senza difese in una rete di pesci più grandi di loro, in cui non possono sopravvivere se non adeguandosi a quel mondo criminale che li educa e che, con mano armata e tra strisce di coca, veglia su di loro. Ed è proprio qui che Rick si incastra. Come tutti i ragazzi, che sognano in grande, ha fatto un passo un po’ troppo lungo, ed è inciampato in quella rete di pesci più grandi di lui, in cui è annegato. La recitazioni a tinte forti di McConaughey non si smentisce, nonostante il suo non essere protagonista, il ruolo che interpreta è perfettamente centrato su quella linea di confine che lo fa mantenere un passo indietro rispetto al centro della scena, lasciandola libera per uno straordinario Richie Merritt, che riesce a concentrare costantemente l’attenzione su di lui.

I dialoghi, a tratti sorprendenti, a tratti estranianti, sono carichi di quel pizzico di ironia capace di lasciare spiazzato lo spettatore in momenti del tutto inaspettati. L’intensità del film si dispiega da uno dei momenti più forti, quando Rick e il padre decidono finalmente di andare a riprendersi Dawn, portandola a casa e costringendola a disintossicarsi. Eccolo il dramma che non si contiene più e finalmente esplode. Da questo momento sarebbe dovuto andare tutto in discesa.

E invece no, la situazione precipita fino all’inverosimile, fino a incastrarsi tra fili che nessuno avrebbe potuto, o voluto, sciogliere.

 Elena Sulmona