Un noir a tinte forti quello della quarta serata di Kiss Me Deadly 2019.
La trama, piuttosto classica per il genere, viene sviluppata in maniera magistrale da Jérémie Guez. E come in tutti i noir degni di merito, per un carcerato agli arresti domiciliari che decide di rigare dritto per finire di scontare la sua pena e tornare in libertà, proprio come il protagonista del nostro film, nulla andrà per il verso giusto.
Perché non si può sfuggire all’ineluttabilità del proprio destino, e il protagonista non potrà sperare di sottrarsi alla sua natura. Ma iniziamo dal principio, poiché la storia è piuttosto semplice. Riguardo Danny, il protagonista, non sappiamo nulla, se non che gli sono stati appena concessi i domiciliari e decide di scontarli in un motel, gestito da una donna, che vive lì con sua figlia adolescente, Clara, una ragazza irriverente che soffre la mancanza della figura paterna.
Infatti, il padre di Clara è in prigione, e questo la porterà ad avvicinarsi molto a Danny, poiché in lui sente di avere vicino quel padre che le manca tanto. Ma Clara sarà proprio la causa di tutti i problemi di Danny. La ragazza viene stuprata da un ragazzo che conosce, nei pressi del motel. Danny, sentendo le urla va in suo soccorso, ma ormai il peggio è accaduto e non può far nulla, se non portare via la ragazza, quando si trova il carnefice di Clara puntargli contro la pistola. Solo qualche giorno dopo, il ragazzo entra nel ristorante dove Danny lavora.
E in questo momento, il protagonista, deve fare una scelta che segnerà la sua strada: continuare a rigare dritto facendo finta di non aver visto nulla oppure rispondere a quel richiamo insidiato nel profondo, che lo spinge a fare giustizia. Ovviamente possiamo immaginare come finisce. Solo che, una volta fatto fuori il ragazzo, i problemi raddoppiano poiché con il cadavere del giovane, vengono bruciati anche diversi kili di cocaina. E i proprietari della droga vogliono essere rimborsati da Danny, che in una lotta all’ultimo sangue, degna di un vero action movie, riesce a farli fuori, ma è costretto a darsi alla macchia ormai, in una delle ultime scene, in uno straziante addio alle due donne che lo avevano accolto e per cui aveva lottato, e sacrificato la sua libertà.
Si sente la tensione crescere durante l’intero film, finché non arriva all’apice in un’esplosione finale di tutt’altra entità rispetto al corso dell’intera storia, che ne accresce infinitamente la potenza espressiva.
Elena Sulmona