Presso il Circolo Canottieri Roma si è tenuta la proiezione in anteprima esclusiva del film Matarés del regista Rachid Benhadj . L’appuntamento si inserisce nell’ambito dell’evento di solidarietà “La Sfida – #Oltrelefrontiere”: tre giornate dedicate allo sport, alla cultura e allo spettacolo i cui fondi saranno destinati alle attività del Consiglio Italiano per i Rifugiati a favore di uomini, donne e bambini in bisogno di protezione in Libia.

L’incontro si è tenuto grazie all’ex presidente della Rai Roberto Zaccaria ed al Circolo Canottieri Roma, proprio nel centesimo anno della sua nascita. Alla presenza di numerosi convenuti è stato dato un premio al regista Rachid Benhadj per la sua ultima opera dedicata al dramma dei migranti e del razzismo, un film che sarà distribuito al cinema nel 2020 dalla società 30 Holding ed in home video da DNA srl :
Il film racconta la toccante storia di Mona, una bambina ivoriana che fugge dal suo paese con la madre per raggiungere il padre in Italia. Tra l’inferno della Costa d’Avorio e la terra promessa, l’Italia, Mona deve passare per l’Algeria e lì trovare i soldi sufficienti a pagare il trafficante che le permetterà di arrivare a destinazione. Lo fa vendendo graziose coroncine di fiori ai turisti di Matarés, una località costiera algerina rinomata per le sue rovine romane. Mona non è la sola, anche Said, un bambino algerino, cerca fortuna con la stessa attività e per questo si trovano a scontrarsi. Ben presto il loro animo puro li porterà a diventare amici nonostante il contesto crudele e meschino. Non è un caso che la narrazione si svolge tra le rovine di un antico cimitero romano ove venivano sepolti i bambini per poterli venerare e ricordare. Segna un evidente contrasto con un presente dove l’infanzia è sfruttata, abusata, nella migliore delle ipotesi ignorata.

Un’alfa lontano, calato in un’era mitizzata ed un omega attuale in cui l’adulto non è più risorsa ma minaccia. Matarés il luogo dove qualcosa dell’infanzia muore per non risorgere più.

I lunghi applausi al termine della proiezione del film hanno sancito la non comune capacità di Benadji di trattare con profonda sensibilità i temi drammatici del nostro contemporaneo, un afflato poetico che solo l’interpretazione dei bambini protagonisti (autentici nel film poiché interpretano la loro vita reale) potevano trasmettere. Il messaggio unanime della platea, espresso in molti interventi, è stato l’auspicio che un film così toccante non esaurisca il suo percorso solo nel circuito cinema, ma che prosegua anche nelle scuole dove possa trasmettere agli alunni dalle elementari fino alle superiori i valori della solidarietà e dell’inclusione come imperativo di umana accoglienza.
Brous Gandin
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