JAMES WAN E LA SUA ATOMIC MONSTER CON BONELLI ENTERTAINMENT

PER PRODURRE LA SERIE TV DEDICATA AL FUMETTO HORROR CULT “DYLAN DOG”

7 Ottobre 2019 –Los Angeles / Milano

Atomic Monster di James Wan sarà al fianco della Casa editrice di fumetti Sergio Bonelli Editore per realizzare una serie TV in lingua inglese basata sul fumetto cult Dylan Dog.

“Dylan Dog,” creato da Tiziano Sclavi, si svilupperà come una serie live-action in 10 episodi, ispirata al popolare fumetto che vede protagonista il celebre “Indagatore dell’incubo” alle prese con mostri, fantasmi, vampiri, lupi mannari e zombi. La serie, nata 33 anni fa e pubblicata negli Stati Uniti da Dark Horse Comics, vanta un catalogo di oltre 500 storie a fumetti e dal suo debutto a oggi ha venduto oltre 50 milioni di copie in tutto il mondo. Per Bonelli Entertainment, la divisione che sviluppa i progetti cinematografici e televisivi basati sui personaggi della Casa editrice, i produttori esecutivi saranno Vincenzo Sarno (Bonelli) e Giovanni Cova (QMI), con la supervisione di Michele Masiero e Simone Airoldi. Per Atomic Monster, i produttori esecutivi saranno James Wan e Michael Clear, con la supervisione di Rob Hackett.

“James Wan e Atomic Monster sono maestri del genere horror e hanno una profonda sensibilità circa il modo migliore di adattare i fumetti allo schermo” spiega Davide Bonelli. “Siamo entusiasti del fatto che una squadra come questa sia al lavoro su uno dei nostri personaggi più importanti”. “Dylan Dog è uno dei miei fumetti preferiti di sempre” aggiunge James Wan (regista di Aquaman, dell’universo di The Conjuring e di Malignant, di prossima uscita). “Sono stato iniziato per la prima volta alle storie dell’Indagatore dell’Incubo al liceo, dai miei amici europei. Anche se in quel momento non ho capito il testo a causa della lingua, ho facilmente ricostruito la storia attraverso i bellissimi disegni e i riferimenti al genere horror. Sono emozionato all’idea di collaborare con Sergio Bonelli Editore per portare tutto questo sullo schermo”. Il prossimo appuntamento per Atomic Monster sarà con The Conjuring 3, con Vera Farmiga and Patrick Wilson, in uscita l’11 settembre 2020.

La società è al momento impegnata nella produzione di There’s Someone Inside Your House per Netflix, di Mortal Kombat per New Line e, per Starlight Media and Midas Innovation, di Malignant, diretto dallo stesso James Wan. Per la tv, Atomic Monster sta lavorando alla quarta stagione di MacGyver per CBS e ha da poco concluso la produzione della serie Swamp Thing per DC Universe. Sergio Bonelli Editore, fondata nel 1941, è una delle Case editrici di fumetto più importanti del mondo. Le storie dei suoi personaggi sono distribuite in oltre 35 paesi.

Bonelli Entertainment, la divisione di Sergio Bonelli Editore che sviluppa progetti cinematografici e televisivi basati sui suoi fumetti, è attualmente impegnata nella realizzazione di un film live action, prodotto con Eagle Pictures e Brandon Box e in uscita nel 2020, che vedrà protagonista il personaggio di Dampyr. Per la tv, Bonelli Entertainment sta co-producendo con Rai la serie animata basata sul personaggio di Dragonero. Prossimamente, sul versante editoriale, Sergio Bonelli Editore collaborerà con DC Comics per una serie di graphic novel in cui personaggi dell’universo DC e quelli dell’universo Bonelli uniranno le forze in una serie di crossover a fumetti. Wan è rappresentato da Paradigm, Stacey Testro International e dall’avvocato David Fox.

Bonelli è rappresentata da Bonelli Erede e dagli avvocati Giovanni Guglielmetti e Pasquale Tammaro.

La verità – La vérité

Regia di Kore’eda Hirokazu.

Cast: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clémentine Grenier, Manon Clavel.

La verità – La vérité è un’opera densa e complessa di tematiche (la maternità, la riconoscenza, il senso di colpa, l’abbandono al vizio) sviscerate con garbo ed eleganza nell’ultimo film del regista giapponese Hirokazu Kore’eda, che per la prima volta si cimenta in un’opera in lingua francese. Autore anche della sceneggiatura, Kore’eda ci porta nell’universo di Fabienne Daugeville (Catherine Deneuve), una star del cinema nazionale che da poco ha pubblicato un’autobiografia.

Il film si apre con un’intervista alla quale la diva di “sottopone” svogliatamente. Il giornalista le fa una serie di domande sul suo ruolo di attrice, su quello delle sue colleghe, sui ciò che la donna ritiene più importante nella sua esistenza e lei, di tutta risposta, appare svagata e insofferente come sarà per buona parte della pellicola. Però, anche se non subito e non direttamente, a queste domande Fabienne sarà tenuta a rispondere e risponderà.

La donna ha accettato di girare un film e, nel pieno delle riprese, arrivano a farle visita nella sua villa parigina la figlia Lumir (Juliette Binoche), sceneggiatrice a New York, con famiglia al seguito. È da parecchio tempo che Lumir non mette piede in quella casa, tant’è che la seienne Charlotte neppure riconosce la nonna. Tra le due donne non corre buon sangue, è evidente.

Fabienne rifiuta il suo ruolo di madre, quasi togliesse fascino e valore alla sua aurea di attrice brillante e per parte sua la figlia è ipercritica nei confronti della madre. Ma c’è dell’altro dietro ai rapporti gelidi tra le tue donne: sulle due aleggia una presenza, un “personaggio non personaggio” che non si palesa mai ma che i vari interpreti a loro modo introducono e fanno rivivere nei loro gesti e nelle loro parole. Il “fantasma” in questione è Sara, grande amica di Fabienne e rivale come attrice e come madre, perché meglio di lei ha saputo intessere un legame d’amore con Lumir: la donna ne rimpiange ancora la scomparsa e si indigna di fronte alle memorie distorte e manipolate del libro della madre che oltraggiando il ricordo di Sara. Un film che si nutre di sguardi, di battute quasi sussurrate e altre invece pronunciate con rabbia e vigore, riuscendo sempre a cogliere i tormenti interiori di tutto il piccolo universo di attori che popola questa “messa in scena” che ne contiene al suo interno un’altra (quella del set a cui Fabienne sta lavorando).

La prima, però, è la vita, in un gioco ambiguo e sensuale di verità e recitazione che stupisce e commuove. Fabienne durante le riprese mostra i primi cedimenti, si sente sempre meno all’altezza per l’età che avanza e per una strana forma di gelosia nei confronti della giovane protagonista che le ricorda tanto l’amica defunta. L’incomunicabilità con la figlia, la solitudine e l’assegna di legami pregnanti, la devozione assoluta del maggiordomo che non riesce a riconoscergli in alcun modo, il dramma della recitazione. Sembra che la donna abbia colto il segreto di questa arte, che l’ha resa la star che è oggi, ma al contempo l’ha allontanata dalla vita reale, dagli affetti concreti, dal vivere una vita come qualunque persona normale. Per esprime tutto sulla scena bisogna preservare il proprio spirito.

A farle da contraltare Hank (Ethan Hawk), il marito della figlia, nonché attore mediocre, che proprio a causa della sua profonda umanità verso le persone e la vita è destinato per Fabienne al fallimento professionale. Un film che esprime, attraverso l’eccellenza recitativa dei suoi interpreti, il dramma della vita, il sacrificio e il prezzo che l’arte e la fama richiedono. Presentato in apertura alla 76ª Mostra del cinema di Venezia mostra (2019), il film segue a un altro grande successo di Kore’eda, Un affare di famiglia, Palma d’oro al Festival di Cannes del 2018.

In La verità Il gioco di specchi e inganni che il regista mette in campo è geniale: la scelta della Deneuve come protagonista, ci porta a cadere spesso nell’errore di identificare la nota attrice con la protagonista del film, alludendo forse che a tratti si parli proprio di lei. Dove risiede la verità? Nell’autenticità degli affetti, nella schiettezza dei giudizio? È fuori dal set cinematografico o è proprio il palcoscenico a rendere vero e concreto ciò che altrimenti sarebbe destinato all’oblio? Un meta-film che vuole farci cogliere le diverse facce del prisma multiforme che è la vita, ma non lo fa ricercando facili patetismi, bensÍ con una freddezza lucida e distaccata, che si serve di inquadrature e di una fotografia iperrealistiche, primi piani abnormi e mossi, quasi fosse il nostro occhio ad analizzare gli attori in campo, a sedersi al loro fianco e suggerire le prossime battute di questo dramma intimo e universale.

Al cinema dal 10 Ottobre

Jessica Sottile