Ius vitae ac necis

Essendo occidentali, uomini evoluti, uomini di pace siamo molto lontani dal ritenere che qualcuno possa vantare un diritto sulla nostra esistenza, figuriamoci un diritto di vita e di morte.

Tra i romani era in vigore la “patria potestas” che non si limitava ai figli, ma comprendeva, nel concetto di famiglia, anche gli schiavi e rappresentava in realtà una dominica potestas, una sorta di proprietà sugli individui e sulla loro vita.

Pensavamo che tutto questo fosse “storia” dei costumi, da analizzare nell’ambito dei rapporti tra civiltà greca e civiltà romana, in una evoluzione del diritto e della educazione civica che ci ha portato fino agli attuali criteri.

Invece scopriamo che in Russia non è cambiato nulla, siamo ancora alla dominica potestas, grazie alla quale il pater familiae, Putin, può disporre della esistenza dei suoi figli al punto da decidere se farli crescere nel lusso o farli uccidere, assieme a congiunti ed eredi.

Gli oligarchi creati dallo zar forse pensavano di essere stati baciati dalla fortuna e non di aver firmato un patto con il diavolo, così come i poveri ucraini certamente non immaginavano che il loro vicino di casa li avrebbe veramente rasi al suolo.

Eppure quello che nessuno poteva credere è successo: il diavolo si è reimpossessato delle anime dei suoi oligarchi e il vicino di casa ha devastato il territorio confinante, creando quello che nell’immaginario definiamo caos e che in pratica oggi è il caos.

Basta una mente invasata, una forma di frustrazione patologica, un inconscio aggressivo non risolto per modificare gli assetti nel mondo, questa è la triste realtà che si ripete a distanza di settant’anni, giusto il tempo per dimenticare le armi e le stragi.

Evidentemente il mondo ha bisogno di resettarsi, per usare un termine moderno, ogni secolo, e alcuni popoli devono essere sterminati per dare spazio ad altre generazioni e ad altre realtà politiche.

Ci vuole un pazzo con la bomba atomica per creare l’inferno prima che il paradiso torni a sembrare il nostro giardino, dobbiamo trascorrere una lunga notte buia per ritrovarci sulla spiaggia, davanti al mare, con il sole che cresce.

Saremo di meno, più tristi, più coscienti, saremo diversi.

Avv. Michele Lo Foco

AMMA’S WAY. UN ABBRACCIO AL MONDO

Regia: Anna Agnelli
Uscita in sala:
solo il 2, 3 e 4 maggio
Genere:
documentario
Interventi di:
Swami Amritaswarupananda Puri, Swamini Krishnamrita Prana, Swamini Amritajyoti Prana, Swami Shubamritananda Puri, Swami Shantamritananda Puri, la dottoressa Bhavani Rao, l’ex nuotatore olimpico finlandese Matti Rajakyla (Akhilesh), il ricercatore Sreeram Kongeseri

Il documentario di Anna Agnelli racconta le grandi imprese umanitarie di Amma (Mata Amritanandamay), la donna conosciuta in tutto il mondo per il suo abbraccio di benedizione (darshan) e per il suo impegno quotidiano nel sociale.
Il documentario, attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuta e la segue tuttora, mette in luce il percorso di Amma sin dagli esordi quando già da bambina, cresciuta in un villaggio del Kerala da una famiglia di pescatori, inizia ad abbracciare i bisognosi e a nutrire gli animali con gli scarti alimentari, ponendo così le basi di un cammino segnato dall’empatia e dalla consapevolezza.
La sua spiritualità ha coinvolto milioni di persone da tutto il mondo che hanno deciso di seguirla e unirsi nella sua impresa di colmare i vuoti della società odierna, creando quindi ospedali ad accesso gratuito (o quasi), garantendo istruzione, riparo e soccorso a tutte e tutti, anche nei villaggi più remoti ed educare le persone alla tutela del mondo e dell’ambiente.


Una spiritualità quindi che diventa sinonimo di umanità, di dignità, dove la forza e il carisma di una donna riescono a guidare la massa verso un unico obiettivo: la creazione di un mondo migliore, più sostenibile, democratico e libero.
Immenso il lavoro di Anna Agnelli che esordisce con un documentario girato alla perfezione, tenendo conto anche delle difficoltà affrontate in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia. L’attenzione posta sulle parole, sugli abbracci e sulle idee è lodevole ma anche le immagini non hanno uguali, si imprimono nella memoria in maniera indelebile e la regista è riuscita in un intento davvero meritevole, per niente banale o facile.
Impeccabile la fotografia e le riprese, con particolari che riescono a trasmettere il senso mistico-filosofico-spirituale. I colori, il contesto unico di quella parte del mondo insieme ad un montaggio che immagino sia stato pensato e realizzato meticolosamente dopo anni di riprese (probabilmente andrebbero dedicate delle ore per parlare solo di questo aspetto).

Complimenti quindi alla regista, a questa sua opera prima e alla produzione che ne ha permesso la realizzazione.

Penso che andare a vederlo in sala sia l’unica opportunità per apprezzarlo.

Francesca De Santis