DEDUZIONI CINEMATOGRAFICHE

Nell’esaminare i risultati Cinetel nell’ultimo week end è legittimo fare alcune considerazioni e trarne alcune deduzioni.

Fermi restando i soliti incassi milionari dei film americani, quelli in particolare della Disney, il nostro paese si affaccia alla classifica con 01 ed il suo Diabolik ed un box office veramente modesto che fa presagire un ulteriore flop della serie. Sostenuto da oltre 400 copie, del film la critica sentenzia che “ove possibile è peggio del primo”. Purtroppo gira voce che RAI Cinema abbia contribuito sostanzialmente alla realizzazione di 3 Diabolik nati dal lavoro di un ex direttore di Rai Cinema, Carlo Macchitella, dimessosi illo tempore quando regnava Leone, ma da allora lautamente finanziato, al punto da vendere la sua società così bel accreditata alla Beta tedesca. Niente di nuovo, tutto come prevede la regola franceschiniana che quando si hanno buoni e consolidati rapporti con RAI, lo straniero è alle porte e spesso entra.

Ma tornando al film, evidentemente Diabolik ai giovani non dice niente, il commissario Ginko con il parrucchino non entusiasma, la Bellucci ormai anzianotta non incanta più nessuno.

Ottimo invece il risultato di “La stranezza” che qualcosa suggerisce: Ficarra e Picone scuderia Mediaset divertono, Servillo ritrova un personaggio adatto alle sue corde, Andò di solito ignorato dal pubblico dirige un film storico che invece di annoiare, crea interesse in un pubblico maturo che cerca prodotti fatti bene. Morale: se c’è una buona sceneggiatura, attori scelti con intelligenza, una regia decorosa, anche un argomento di non facile presa come Pirandello può attirare il pubblico che non è un insieme di cialtroni ignoranti, ma (e questo è bene spiegarlo ai burocrati del nostro sistema), la somma di tanti clienti interessati ad un accrescimento culturale anche sotto forma di intrattenimento.

Se film come Dante, il Colibrì, la Stranezza sono l’inizio di una rinnovata attenzione al nostro cinema, lo dobbiamo esclusivamente al fatto che sono prodotti fatti bene, girati con esperienza, seri, corposi, affidabili, e non figli del tax credit, o di qualche camarilla strutturale, o di qualche imbroglio finanziario.

Lo dobbiamo al fatto che il film è l’oggetto della scelta: non serve spingere il pubblico come si spingono le pecore nel recinto, perché lo spettatore va da solo a pagare il biglietto. Certo non lo fa (o aspetta di vedere il film in televisione) se il prodotto è palesemente una presa in giro motivata da ragioni che non hanno nulla a che fare con un cinema di buon livello.

Avv. Michele Lo Foco