LA GUERRA DEI NONNI

Regia: Gianluca Ansanellii

Con: Vincenzo Salemme, Max Tortora, Bianca Guaccero, Herbert Ballerina, Ana Caterina Morariu, Luca Aqngeletti

Distribuzione: Medusa Film

Data di uscita: 30 novembre 2023

 

 

 

 

 

Gerri (Vincenzo Salemme) è un nonno attento e premuroso, vive con la famiglia della figlia, aiuta in casa e si prende cura dei suoi amati nipoti.

In questo perfetto equilibrio familiare irrompe nonno Tom (Max Tortora), che dopo anni vissuti all’estero torna in Italia per trascorrere un po’ di tempo con i nipotini. Esuberante e chiassoso, nonno Tom è pronto a infrangere ogni regola stabilita da nonno Gerri pur di realizzare i desideri dei bambini e conquistare il loro amore.

Dall’incontro tra Gerri e Tom nascerà un’accesa competizione .

 

 

 

 

La coppia Salemme Tortora dimostra un’indubbia bravura in un film che ha una scrittura debole con qualche guizzo, ma è ben poca cosa. La rappresentazione stereotipata di questi ‘nonni’ in situazioni che dovrebbero far ridere a stento fa sorridere.

Il film si tiene in una posizione intermedia finendo col perdere in originalità. Difficile capire a quale pubblico si rivolge. È il momento che la commedia all’italiana faccia uso di una scrittura più attuale e meno generica e stereotipata. È possibile, la gente sta tornando in sala e si merita storie originali e intelligenti.

Maria Serena Pasinetti

FILMMAKERFEST 2023: La Chimera di Alice Rohrwacher

Genere: drammatico, sentimentale
Durata: 140′
Con: Josh O’Connor, Carol Duarte, Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher

Ha preso il via venerdì 17 novembre l’edizione 2023 del Film Maker Fest, il festival forse più importante a Milano per quanto riguarda il settore cinematografico.
A inaugurarlo, il film di Alice Rohrwacher La Chimera, già presentato in concorso a Cannes e accolto con entusiasmo dalla critica, qui proiettato all‘Arcobaleno Film Center con la presenza della regista.

Il film racconta di quella parte d’Italia che comprende le regioni centrali di Lazio, Umbria e Toscana quindi ex territori etruschi, dove era abitudine (e con molta probabilità lo è tuttora) trafugare i sepolcri dell’epoca etrusca, appunto, che contenevano corredi e importanti meraviglie archeologiche. E Rohrwacher lo fa attraverso le vicende di personaggi di finzione, attinti dalle leggende che le venivano raccontate dai compaesani, tra cui l’inglese Arthur (Josh O’Connor), dotato di un “superpotere” che gli fa sentire le tombe da sopra la terra. Un dono che forse deriva dallo spirito della fidanzata defunta, che gli compare continuamente in visioni oniriche e che in qualche modo lui spera di rivedere. Insieme a un gruppo di amici o presunti tali ricerca tombe e tesori da rivendere poi agli avidi mercanti d’arte.

La Chimera è un’opera molto interessante sia perché racconta di questi personaggi, i cosiddetti tombaroli, di cui forse si è sentito solo parlare a voce tra gli abitanti di quelle zone, sia perché racconta degli enormi cambiamenti che il nostro Paese ha subito negli anni ’80, cambiando anche il nostro senso di comunità. E lo fa muovendosi sempre tra dimensione reale e onirica, senza dimenticare la componente popolare (attraverso le splendide canzoni del cantastorie).

La debolezza però sta nelle tante vicende parallele che gravitano attorno al gruppo di tombaroli tra cui quella della famiglia di Beniamina, la fidanzata scomparsa di Arthur, composta dalla madre Flora (Isabella Rossellini) che come Arthur spera sempre in un suo ritorno, e le sorelle, più ancorate alla realtà e in qualche modo anche loro già “tombarole”, sempre alla ricerca di beni da portare via alla madre. A queste si aggiunge anche Italia, la badante di Flora, immigrata da un paese non specificato che stringe con Arthur un rapporto romantico-platonico e rappresenterà una forza di resistenza ed emancipazione femminile. Tutte figure che aggiungono componenti nella storia ma non essendo approfondite veramente risultano di poco spessore.

Il film sarà distribuito da 01Distribution  e uscirà nelle sale il 23 Novembre.

Per saperne di più su Filmmaker Festival potete trovare a questo link il comunicato ufficiale con tutte le sezioni del festival e sul loro sito il programma completo.

Francesca De Santis

 

Filmmaker Festival 2023

Al via l’edizione 2023 di FILMMAKER FESTIVAL, dal 17 al 27 novembre sugli schermi di Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino e nello Spazio Realtà Virtuale di Anteo Palazzo del Cinema.
Spazi consolidati e nuovi (ma con Anteo si tratta di un gradito ritorno dopo le edizioni degli anni 80) per un progetto in continua evoluzione capace di dialogare con il mercato, scommettendo su un’autrice originale come Alice Rohrwacher e la sua Chimera, senza togliere nulla alla ricerca libera e rigorosa (no, non è una contraddizione) delle forme nuove del cinema del reale nel Concorso internazionale e alla entusiasmante scoperta dei nuovi talenti nelle Prospettive.

Sempre più solida è la rete di relazioni che il festival ha intrecciato con le più attive realtà culturali italiane, anche quest’anno Filmmaker prolunga nel tempo e nello spazio il suo programma, organizzando per Claire Simon e il suo Notre corps un tour nazionale mentre a Milano propone un programma letterario cinematografico all’interno di BookCity, uno scandaglio nelle realtà virtuale con il gruppo AN-ICON dell’Università Statale e aprendo una collaborazione formativa con l’Accademia di Brera, che va ad aggiungersi a NABA e alla Civica scuola di Cinema L. Visconti.
Una serie di gesti curatoriali che contribuiscono a confermare la manifestazione milanese come punto di riferimento importante da oltre quarant’anni per chi voglia scoprire o riscoprire i grandi nomi del cinema del reale, conoscere i filmmaker del futuro, riflettere sull’attualità, indagare le nuove frontiere dell’audiovisivo.

Il programma si articola in nove sezioni: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori Concorso, Fuori Formato, Filmmaker Expanded, Filmmaker Moderns, Teatro Sconfinato più i progetti di Strade perdute e “La lunga vita delle parole: scrittori, romanzi e film”, una riflessione eccentrica sul rapporto tra cinema e pagina scritta, per un totale di 48 titoli di cui 21 prime mondiali e 15 prime italiane.

FILM DI APERTURA
Sarà La Chimera di Alice Rohrwacher a inaugurare il 17 novembre alla presenza della regista l’edizione 2023 del festival, all’Arcobaleno Film Center, ore 21.30.
Autrice di riferimento per chi pensa che il cinema debba guardare la realtà e inventare il mondo, conoscere la storia e perdersi nei miti, Alice Rohrwacher incrocia per la prima volta i sentieri di Filmmaker e lo fa nel modo migliore, aprendo, nel segno di un moderno umanesimo e di un ampio respiro, un’edizione sospesa tra realismo
documentario e libera sperimentazione. Accolto con entusiasmo al Concorso del Festival di Cannes e nella sezione Best Of della Festa del Cinema di Roma, il film racconta le peripezie di una banda di “tombaroli” ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Con loro c’è Arthur (Josh O’Connor di The Crown), lo chiamano “l’inglese”, ha il dono speciale di “sentire” le
tombe da sopra la terra, di intuire quel vuoto che racchiude le vestigia di un tempo passato. Forse perché cerca qualcos’altro: non i gioielli e i reperti antichi ma Beniamina, la ragazza di cui è innamorato, che non c’è più e che crede di poter riportare sulla terra. Ognuno insegue la propria chimera, per qualcuno è il sogno di un guadagno facile, per altri un amore ideale.
La Chimera uscirà nelle sale il 23 novembre con 01 Distribution.

CONCORSO INTERNAZIONALE
Filmmaker si è sempre posto come una mappa del tempo presente per rivolgere lo sguardo al futuro. Una vocazione a cui non rinuncia neppure quest’anno nei dieci film del Concorso Internazionale, tutti in anteprima italiana o mondiale, nei quali giovani autori e nomi di primo piano del panorama cinematografico mondiale azzardano nuove traiettorie dell’immaginario e diverse narrazioni del mondo senza distinzioni di formato, genere o durata. Fra loro tre amici di Filmmaker che tornano al festival con i loro ultimi lavori: Sylvain George, vincitore della scorsa edizione con Nuit obscure – Feuillets sauvage, in Nuit obscure – Au revoir ici, n’importe où compone un nuovo capitolo nella sua ricerca di una forma estetica e politica in cui restituire una narrazione dei migranti e del nostro tempo. Se nel precedente film i protagonisti erano adulti, in questo che lo porta di nuovo a Melilla, frontiera tra Europa e Africa, al centro vi sono i bambini che trasformano quasi in un gioco la loro lotta per la sopravvivenza. Elvis Ngabino, già nella competizione di Filmmaker 2020 con il suo sorprendente esordio Makongo, con Le Fardeau, unendo documentario e drammaturgia, ci porta di nuovo nella sua Repubblica Centrafricana. La storia di Rodrigo e Reine, condannati dalle norme sociali alla solitudine e alla paura, conferma la vitalità di un nuovo cinema africano che vuole confrontarsi senza stereotipi con la propria realtà. Deborah Stratman, Premio della Giuria a Filmmaker nel 2016 per The Illinois Parables, in Last Things immagina un’indagine del nostro pianeta dal punto di vista delle pietre, tenendo come riferimenti cardinali le voci off della geologa Marcia Bjørnerud e della cineasta Valerie Massadian che recita un racconto fantascientifico ispirato a due novelle di J.H Rosny, pseudonimo dei fratelli Boex. L’uso distorto della natura e la devastazione ambientale caratterizzano anche Valley Pride di Lukas Marxt, nel quale l’autore mette in luce gli effetti dello sfruttamento agroalimentare e della monocultura nel sud della California.
Accomunati dalla scelta del 16mm, che attraversa diverse opere nel centenario del formato, e dall’investigazione di un territorio, Being in a Place-A Portrait of Margaret Tait di Luke Fowler e El Chinero, un cerro fantasma di Bani Khoshnoudi instaurano nel concorso una sorta di dialogo a distanza: Fowler cerca di ritrovare l’arte della regista e poeta Margaret Tait nel paesaggio delle isole Orcadi, nel nord della Scozia, dove Tait abitava, guidato dalla sua stessa voce narrante. Khoshnoudi, artista iraniana della diaspora che ha vissuto a lungo in Messico, esplora invece il deserto messicano a partire dal nome di una montagna, “El Chinero” per ricostruire la fuga e la morte di migliaia di asiatici dalle persecuzioni razziali di cui non rimangono tracce ufficiali. L’archivio è il punto di partenza di Background di Khaled Abdulwahed e di Loving in Between di Jyoti Mistry. Se nel primo l’autore cerca di riempire la mancanza di immagini del padre, rimasto in Siria da dove lui è fuggito per la guerra, per ritrovare la sua presenza tanti anni prima nella Germania dove adesso vive, il secondo costruisce una sorta di “archivio ottimista” intorno all’amore. Mescolando gli immaginari di diverse epoche, Mistry ne restituisce un’idea oltre il gender, che travalica norme sociali e tabù.
L’Italia è rappresentata da due titoli, entrambi in prima mondiale: L’albume d’oro di Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria, una “fantasia” che nel bianco e nero in 16 mm produce il cortocircuito fra arcaico e futuribile; Banzavois in cui Lorenzo Casali racconta ascesa e caduta della fabbrica di motori Isotta Fraschini a Saronno lasciando la parola agli operai e alle loro lotte. A queste si uniscono le storie delle piante esotiche cresciute in quegli spazi abbandonati, convocando umano, macchina, natura nel racconto filmico e fra i giochi linguistici di Gadda, che ispirano il titolo, recitati da Elio de Capitani.
La Giuria del Concorso Internazionale è composta da: Stefano Savona (regista), Marianna Schivardi (regista), Lucia Tozzi (studiosa indipendente di politiche urbane).

CONCORSO PROSPETTIVE
Dedicata a registe e registi italiani fino ai 35 anni, la sezione Prospettive vuole essere un laboratorio di idee per intercettare ciò che agita il cinema italiano indipendente più giovane con l’emozione di accompagnare nuovi talenti nel futuro. I film del Concorso, in prima mondiale o nazionale, a cui si aggiungono i Fuori Concorso, fra storie famigliari, confronti generazionali, ritratti privati e collettivi disegnano l’emozione di una prima volta – o di un ritorno – in cui la ricerca di uno sguardo sul mondo coincide con il gesto del filmare. È un “film di famiglia” Dove siamo? il nuovo lavoro di Emma Onesti, già nel concorso Prospettive 2022 con Tatiana. Nel diario di un anno condiviso insieme a suo padre, la sua nuova compagna e Simone, suo fratello, un bambino nello spettro autistico, l’autrice costruisce un tragitto intimo che afferma al tempo stesso una diversa rappresentazione della neuro-diversità.
L’esperienza famigliare nella relazione madre-figlia unisce /ma·tri·mò·nio/ di Gaia Siria Meloni e Buon anno di Yichun Ma. Nel primo attraverso materiali d’archivio l’autrice intreccia i vissuti della nonna e della mamma al proprio, cercando le fratture e la trasmissione di un “female gaze”, uno “sguardo femminile” nel tempo. Nel secondo l’autrice arrivata dalla Cina a Milano per studiare all’Accademia di Brera, indaga nell’esperienza della sua protagonista lo spaesamento, le fragilità, i desideri di chi vive altrove. Giulio Melani vincitore del Premio della Giuria Prospettive 2022 con Racconto, costruisce sul dialogo tra home movies in 8mm e riprese attuali il suo nuovo film, Falterona; una caccia al possibile tesoro nascosto nella vecchia casa unisce passato e presente di una famiglia nel confine incerto che separa realtà e finzione. Eschaton Ad con cui Andrea Gatopoulos torna a Filmmaker, è sismografo di grandi trasformazioni, cataclismi che incidono sulla vita del pianeta tanto quanto sulla creatività. Le immagini che si susseguono con un montaggio serrato, provengono dall’archivio della RSI (Radiotelevisione svizzera); Eschaton Ad è stato infatti realizzato nell’ambito del workshop “Find a film!”, condotto da Radu Jude al festival di Locarno.
Una crisi personale interroga le immagini di Giulia Visco Gilardi che in Tutto il mio corpo è stanco si confronta con la depressione; mentre si concentra su un momento
di passaggio personale delicatissimo Luca Pallaro in Equilibri involontari. Tre universi, tre realtà, tre ritratti. Un racconto generazionale è quello di Api dove Luca Ciriello segue le vacanze estive di un gruppo di ragazzi alla periferia di Aosta; per tutti loro le Api sono quasi un guscio con cui avanzare nel mondo. La cronaca alla prima
persona di una vita resistente attraversa A Norma di Carlotta Cosmai, Pedro Pablo HdeO, Michela Zolfo, Maryam Shater, tra il vissuto della protagonista, una donna trans che abita sul Lago di Como, e la relazione che davanti alla macchina da presa nasce tra lei e i registi. Chi è Damiano, un santo o un diavolo? Nel quotidiano del loro personaggio, un giovane senzatetto che vive intorno alla Stazione Termini di Roma, Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes accendono in San Damiano un corpo a corpo
con la macchina da presa e il ruolo di chi filma.
Francisco Pereira raccoglie nel deserto le storie dei Sarahawi, il popolo cacciato dalle sue terre dalla occupazione del Marocco. E le trova nella cerimonia del tè che unisce
passato e presente in una Jaima, la tenda tradizionale che dà il titolo al suo film. Tra i Fuori Concorso delle Prospettive Z.O. di Loris G. Nese, l’adolescenza di Biscotto, Banana e Bambolina, quest’ultimo la voce narrante – che è quella di Francesco Di Leo: tre adolescenti figli di famiglie della criminalità organizzata. Un passato rivissuto oggi tra animazione e archivi che dialoga con la biografia dell’autore, già nelle Prospettive con Quelle brutte cose (2018). Cortile è l’esordio felice di Riccardo Stabilini, un talento da tenere sotto osservazione: l’estate di un gruppo di ragazzi nella campagna cremasca che si tinge già di nostalgia. La Giuria del Concorso Prospettive è composta da: Caterina Bogno (giornalista), Beatrice Favaretto (artista), Alberto Tamburelli (regista).

FUORI CONCORSO
Claire Simon, Paul B. Preciado, Ulrich Seidl, Monica Stambrini, Franco Maresco, Leonardo Di Costanzo, Mattia Colombo e Valentina Cicogna, Michele Rho, Stefano Savona, Bruno Bigoni col Gruppo Maelstrom: la proposta Fuori Concorso concentra con estrema ricchezza in dieci titoli una varietà di autrici, di autori, di temi, di sguardi sul cinema e sul mondo.
Auto-finzione in forma di diario filmato, CHUTZPAH Qualcosa sul pudore di Monica Stambrini, film di chiusura di Filmmaker 2023, racconta il momento di passaggio di una donna, la regista stessa, dopo la fine di una relazione d’amore. Filmato in dieci anni, e in diversi formati, insieme ai figli, ai genitori, e soprattutto a se stessa “mamma e adolescente”, Stambrini si avventura in una ricerca intima “spudorata” mettendosi in scena con auto-ironia.
Il corpo femminile nella sua dimensione politica e emotiva è il centro del nuovo lavoro di Claire Simon, Notre corps, acclamato come film dell’anno in tutto il mondo. Autrice vicina a Filmmaker che le ha dedicato la prima retrospettiva italiana, Claire Simon terrà una masterclass – all’Institut Français Milano lunedì 27 novembre, ore 10.00 – condotta da Barbara Grespi.
La proiezione di Filmmaker segna l’inizio di un tour realizzato in collaborazione con l’Ambasciata di Francia che porterà Claire Simon e Notre corps nelle città di Roma – proiezione al Cinema Farnese Arthouse, Napoli, Palermo – proiezione al Cinema De Seta in collaborazione con Sicilia Queer. “Al contrario di quello che credevi, Virginia, Orlando non era solo”. Con questa
affermazione Paul B. Preciado si avventura in Orlando, ma biographie politique, esordio al cinema del filosofo e attivista del pensiero queer, trans e non binario che mette in dialogo in una dimensione collettiva la propria ricerca e il suo vissuto con l’opera di Virginia Woolf. Cristina Cattaneo, protagonista di Sconosciuti puri di Mattia Colombo e Valentina Cicogna, direttrice del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense a Milano cerca quotidianamente di restituire una identità a quegli “Sconosciuti puri” che nella morte l’hanno perduta. È una questione etica, un diritto per cui combatte ogni giorno.
Due maestri: Franco Maresco e Ulrich Seidl. Il primo torna a Filmmaker con Lovano Supreme, in anteprima italiana: l’incontro con il jazzista americano Joe Lovano, di cui
accompagna il suo on the road in Sicilia, la terra dei suoi padri, nel segno dell’amore per Coltrane.
Seidl, col quale Filmmaker ha una lunga frequentazione – gli ha dedicato la prima personale italiana e un successivo focus – presenta in anteprima italiana il suo ultimo Sparta, dark side del precedente Rimini, e il suo film più ambizioso e controverso nel racconto dei paradossi umani.
Dodici ragazze e ragazzi, un’isola, il cinema. È qui che comincia la scommessa di Procida, in anteprima italiana, realizzato all’interno dell’Atelier di Cinema del Reale in
occasione di Procida Capitale della Cultura 2022. Guidato da tre tutor, Caterina Biasiucci, Claudia Brignone, Lea Dicursi e con la supervisione di Leonardo Di Costanzo il gruppo di giovanissimi filmmaker (Cecilia Catani, Giorgia Ciraolo, Enrica Daniele, Valentina Esposito, Dario Fusco, Angela Giordano, Simone Grieco, Rebecca Gugliara,
Ernesto Raimondi, Giorgia Ricciardiello, Nina Rossano, Lucia Senatore) prova a costruire una narrazione di quei luoghi.
In Welcome to Paradise Di Costanzo accompagna invece nella loro prima esperienza cinematografica i giovani interpreti; Welcome to Paradise è infatti stato realizzato nell’ambito di “Bottega XNL – Fare Cinema”, il corso di alta formazione cinematografica della Fondazione Fare Cinema a Bobbio, presieduta da Marco Bellocchio e diretta da Paola Pedrazzini.
La misura del coraggio, in prima mondiale, nasce dall’incontro fra Bruno Bigoni e il Gruppo Maelstrom, un collettivo di giovani filmmaker attivi a Milano. Tre ragazze vogliono raccontare la Resistenza in Val di Susa dalla parte delle donne, un’altra troupe le filma al lavoro. Un gioco di specchi alla ricerca di uno “sguardo femminile” sulla Storia e sul cinema.
Giurato nel Concorso Internazionale Stefano Savona presenterà il suo ultimo lavoro Le mura di Bergamo, un film molto importante per il territorio della Lombardia nel suo coniugare una riflessione sulla pandemia e sulla ricostruzione di una comunità nella città che ne è divenuta il simbolo. Savona terrà una masterclass alla Civica Scuola
di Cinema Luchino Visconti il 24 novembre. È possibile resistere al carcere e ai pregiudizi che circondano chi è stato detenuto? In Galera, nato come progetto di inclusione per i detenuti nel carcere di Bollate e divenuto un ristorante stellato, ne è una prova. La sua storia viene restituita nella vita quotidiana in cucina da Michele Rho, nel suo Benvenuti In Galera – presentato in
prima mondiale.

FILMMAKER MODERNS
Tornano i Moderns, i film che esprimono una ricerca in divenire. Fra questi i Ballo Files, nuovo capitolo nell’ esplorazione dell’universo di Francesco Ballo con un programma di quattro tasselli per un cinema-laboratorio fieramente indipendente, underground, povero ma ricchissimo di invenzioni, girato con camere agili e leggere per mezzo delle quali, sfruttando la fluidità e l’economicità delle loro prestazioni, reinventare continuamente la libertà del filmare.
Ad aprire il programma è Incontro con il poeta Guido Ballo su “Altre arie lombarde”, videoritratto del padre di Francesco, realizzato in U-matic durante l’aprile del 1984. Come si muove l’acqua è la storia di un incontro dal sapore rohmeriano, un innamoramento che ha le forme di un pedinamento urbano. In Vagando la grammatica del muto è fatta cortocircuitare col sonoro. Chiude S’era fermato il treno, un film volutamente muto, girato con gusto dadaista. Animals segna il ritorno al festival di Riccardo Giacconi. Un diario di parole e immagini
ambientato in un laboratorio di robotica e di intelligenza artificiale in Svizzera. Alberto Baroni traccia invece in Le Monde una nuova carta, dopo La force, degli Arcani Maggiori dei Tarocchi in cui realtà e finzione si sovrappongono come in un miraggio rivelatore.

FUORI FORMATO – COSA PUÒ UNA PELLICOLA: IL CINEMA FATTO A MANO DI
GAËLLE ROUARD
Il programma di Fuori Formato, a cura di Tommaso Isabella, si concentra quest’anno su Gaëlle Rouard, regista, alchimista, artista performativa. Un’unica proiezione poiché il lavoro della filmmaker francese, tra i fondatori di Atelier MTK e membro del centro di diffusione di musica e film sperimentali Le 102, rue d’Alembert di Grenoble, si basa sulla natura singolare, effimera e irripetibile di ogni presentazione dal vivo quale momento alchemico in cui la materia si fa luce e il film diventa un’esperienza condivisa.
A Filmmaker Rouard porterà, in prima italiana, il lungometraggio Darkness, Darkness, Burning Bright. Canto pastorale spiritato, veglia montanara piena di fantasmi, brume e luccichi, il film è uno spettacolo luminoso che sta tra la pittura e il cinema passando per le fantasmagorie ottiche dell’Ottocento.

TEATRO SCONFINATO
Protagonista della sezione è Anagoor, il gruppo teatrale di ricerca fondato da Simone Derai e Paola Dallan, con Todos Los Males, un film-opera ma anche un documentario di immaginazione attraversato dalle arie di Les Incas du Perou – seconda parte di Les Indes Galantes di Rameau, che è al tempo stesso un re-enactement e un making of dello spettacolo.

FILMMAKER EXPANDED – GRADI DI LIBERTÀ E IMMERSIVE REALITIES
Confermata anche per l’edizione 2023 la sezione dedicata alla realtà virtuale e immersiva realizzata insieme ad AN-ICON con la collaborazione di Rai Cinema e Anteo
Palazzo del Cinema. Come nel 2022, l’iniziativa prevede il concorso Gradi di Libertà dedicato alle opere italiane e un programma internazionale che quest’anno presenterà una sezione monografica sulla pluripremiata autrice sudcoreana Gina Kim: per la prima volta a Milano, verrà mostrata l’intera trilogia – Bloodless(2017), Tearless (2019)
e Comfortless (2023) – di opere in realtà virtuale dedicata alle cosiddette “US military comfort women”, le “donne di conforto” coreane destinate ai militari statunitensi che venivano reclutate in tutta la Corea del Sud per soddisfare sessualmente i membri delle forze armate.
Tra le opere italiane selezionate per Gradi di Libertà, verranno presentati in concorso Dear Diary di Margherita Bergamo Meneghini, Kursaal di Davide Rapp, Poly Mesh di Friedemann Banz & Giulia Bowinkel, Recorda Me di Emilia Gozzano, Scritto a mano di Lui Avallos, VR free di Milad Tangshir e Napul3 di Omar Rashid.
Nei Fuori concorso tra gli altri Vajont di Iolanda Di Bonaventura. Le opere italiane concorrono al Premio Gradi di Libertà per la miglior opera italiana in VR, dal valore di 2000 €, e al Premio Rai Cinema Channel, del valore di 3.000 €, consistente in un contratto di acquisto dei diritti web dell’opera per 3 anni da parte di Rai Cinema, che verrà resa visibile su raicinema.it, sui siti partner e sulla APP Rai Cinema Channel VR. Entrambi i premi verranno assegnati nella serata conclusiva del Festival da una giuria ufficiale, domenica 26 novembre dalle 21.30, all’Arcobaleno Film Center. Il Premio Gradi di libertà per la miglior opera italiana in VR è indetto dall’Associazione Filmmaker e dal gruppo di ricerca AN-ICON dell’Università degli Studi di Milano nel quadro del programma di ricerca e innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020, finanziato dallo European Research Council (ERC) e ospitato dal Dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università degli Studi di Milano.
Filmmaker Expanded sarà presentato dal 21 al 23 novembre presso Anteo Palazzo del Cinema. Costo biglietti per programma: 5€ | 10€ con drink | ingresso gratuito con prenotazione per accreditati e abbonati di Filmmaker Festival 2023.

STRADE PERDUTE
Strade perdute è una sezione ideata e curata da Fulvio Baglivi e Cristina Piccino che hanno chiesto a 18 filmmakers di mostrare una sequenza, un ciak, un pezzo di montaggio che come sempre accade per scelte legate al ritmo, al racconto o alla struttura non è rientrato nella versione definitiva di un film. Ogni frammento ha una sua presenza compiuta, spesso ha un titolo diverso dal film per cui era stato girato, che non è necessario aver visto per trovare un senso, al contrario chi si incammina pensando di conoscere il mondo che attraversa si ritroverà spiazzato.
Tra le “Strade perdute” si sono avventurati: Ruth Beckermann, Jackson/Marker 4 am da American Passage (2011); Julio Bressane, Escadas da O longa viagem do ônibus amarelo (The Long Voyage of the Yellow Bus, 2023); Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, Corso base di topografia, da Guerra e pace (2020); Tonino De Bernardi, Strada ritrovata da Universi paralleli / 2 (2022); Leonardo Di Costanzo, da L’intervallo (2012); Alberto Fasulo, Dove sei, da Menocchio (2018); Fabrizio Ferraro, da Wanted (2023); Michelangelo Frammartino, da Il buco (2021); Sylvain George, Une chambre
pour dormir, da Qu’ils reposent en révolte (2010); enrico ghezzi / Alessandro Gagliardo, da Gli ultimi giorni dell’umanità (2022); Carlo Hintermann, Amabili resti da The Book of Vision (2020); Giovanni Maderna, Scena mancante, da The Walk (2021); Alberto Momo, A ritroso, progetto ancora non terminato; Bruno Oliviero, da Cattività (2019); Alessandro Rossetto, finale alternativo di Effetto domino (2019); Mauro Santini, Storia di una famiglia francese, progetto ancora non terminato; Claire Simon, da Les bois dont les rêves sont faits (2015); Stefano Savona, scene tagliate da Le mura di Bergamo (2022). Strade perdute sarà proposto nella puntata che Fuori orario cose (mai) viste dedica al Festival col titolo: Strade perdute – Filmmaker 2023 il 24 novembre – Raitre, dalle
01.40 alle 06.00. Nella notte insieme al montaggio delle schegge verrà presentato Vitalina Varela di Pedro Costa, film di chiusura dell’edizione 2019.

LA LUNGA VITA DELLE PAROLE: SCRITTORI ROMANZI E FILM
Il cinema come la serialità televisiva, continuano sempre più spesso a fare della letteratura il punto di partenza per la propria creazione. Invece di parlare di un film ispirato a un romanzo abbiamo provato a chiedere a Alessandro Bertante e a Helena Janeczek di compiere il percorso inverso: scegliere i romanzi che vorrebbero vedere trasposti in un film, di immaginarli, raccontarli e spiegare al pubblico le loro ragioni. Entrambi conoscono per esperienza diretta i problemi della trasformazione che il cinema opera sulle storie e, attraverso un esercizio di concreta immaginazione,
proporranno agli spettatori film fatti di sole parole. Alessandro Bertante parlerà di Meridiano di sangue di Cormac McCarthy (Einaudi): “Sono anni che si parla di portare sul grande schermo Meridiano di sangue che io considero il capolavoro di McCarthy – dice Bertante – ma si può tradurre in immagini la straordinaria ambizione di un romanzo che riesce a essere crudele, sanguinario,
avventuroso, filosofico e immaginifico al tempo stesso, senza snaturarlo nella sua natura più profonda? A questa domanda cercheremo di rispondere”.
Helena Janeczek ha scelto Il demone a Beslan di Andrea Tarabbia (Bollati Boringhieri) e La buona condotta di Elvira Mujičić (Crocetti): “Ci troviamo di fronte due romanzi italiani che mettono al centro la questione della violenza innescata dalle guerre – dice Janeczek – Il racconto polifonico e multi-prospettico invita registi e sceneggiatori a cimentarsi con scelte narrative più complesse rispetto a una storia guidata da un singolo protagonista. Ma non è proprio questo ciò che appassiona in molte serie e, sempre più spesso, anche nei lungometraggi?” La lunga vita delle parole: scrittori, romanzi e film è a cura di Filmmaker Festival e Cineteca di Milano. Gli appuntamenti saranno alla Cineteca Milano Arlecchino con questo calendario:
Sabato 18 novembre ore 17.00
Alessandro Bertante parla di Meridiano di sangue di Cormac McCarthy (Einaudi)
Domenica 19 novembre ore 17.00
Helena Janeczek parla di Il demone a Beslan di Andrea Tarabbia (Bollati Boringhieri) e di La buona condotta di Elvira Mujičić (Crocetti) Alessandro Bertante è scrittore e saggista. È autore dei saggi Re Nudo (2005) e Contro il ’68 (2007). Fra i suoi romanzi: Al Diavul (2008), vincitore del Premio Chianti; Nina dei lupi (2011), finalista Premio Strega e vincitore del Premio Rieti; Estate crudele (2013
Rizzoli), vincitore del Premio Margherita Hack; Gli ultimi ragazzi del secolo (2016), vincitore del Premio Selezione Campiello; Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR (2022) finalista al premio Strega.
È Course Leader Senior del Triennio di Cinema e Animazione alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Helena Janeczek, poetessa e scrittrice, è nata a Monaco di Baviera da una famiglia ebrea di origine polacca e vive in Italia dagli inizi degli anni Ottanta. Ha esordito con la raccolta di poesie in lingua tedesca Ins Freie (1989) mentre il suo primo romanzo, Lezioni di tenebra (1997) con cui ha vinto il Premio Bagutta all’opera prima, è stato scritto in italiano come i successivi. Consulente di narrativa straniera per Adelphi e Mondadori, ha collaborato con diverse testate e riviste, tra cui “Nuovi Argomenti” e “Nazione Indiana”. Fra le sue opere i romanzi Cibo (2002); Le rondini di Montecassino (2010); La ragazza con la Leica (2017, Premio Strega e Bagutta), sulla vita di Gerda Taro, la prima fotoreporter caduta in guerra. Organizza il festival letterario SI – Scrittrici Insieme.
LOCANDINA E SIGLA DI FILMMAKER 2023
La locandina è realizzata da Jacopo Miliani.
La sigla, The Picture of Ourselves, è firmata da Rä di Martino.
FILMMAKER è realizzato con il contributo di Ministero della Cultura – Direzione generale cinema, Comune di Milano e con il patrocinio di Regione Lombardia. In collaborazione con AN-ICON – Università degli Studi di Milano, Forum austriaco di cultura di Milano, Associazione Nicola Curzio, RaiCinema, Start Milano, Civica scuola di Cinema L. Visconti, Naba, Accademia di belle arti di Brera, Nuovo Armenia, ITSOS Albe Steiner, Institut Français, Bookcity, Cineteca di Milano, Fuori orario, Careof, MMT, Filmtv.
Filmmaker è socio fondatore del Milano Film Network e di AFIC, Associazione festival italiani di cinema

Abbonamento Intero 35€ | Ridotto 30€ | Sostenitore 100€
Biglietto d’ingresso 8,50€
Catalogo 5€
Filmmaker Expanded – costo biglietti per programma: 5€ | 10€ con drink | ingresso gratuito con prenotazione per accreditati e abbonati di Filmmaker Festival 2023

RENAISSANCE: A FILM BY BEYONCÉ

Arriverà nei cinema italiani dal 21 dicembre RENAISSANCE: A FILM BY BEYONCÉ, il film che racconta il tour da record di Beyoncé. Il film sarà proiettato il 21, 22, 23, 24 dicembre e il 28, 29, 30, 31 dicembre. Le prevendite aprono a partire dal 23 novembre su nexodigital.it e BeyonceFilm.com.

RENAISSANCE: A FILM BY BEYONCÉ accompagna gli spettatori in un viaggio attraverso il RENAISSANCE WORLD TOUR, il tour da record che ha toccato, con 56 spettacoli, 39 città di 12 paesi. Dalla sua nascita allo show di apertura a Stoccolma, in Svezia, fino al gran finale a Kansas City, nel Missouri: un racconto sugli intenti, il lavoro, il coinvolgimento totale di Beyoncé in ogni aspetto della produzione, ma anche sulla sua mente creativa e sul proposito di creare la sua eredità artistica e di padroneggiare il suo mestiere.

Accolta con straordinario favore dai media internazionali e statunitensi, l’eccezionale performance di Beyoncé durante il RENAISSANCE WORLD TOUR ha celebrato uno spazio di libertà, accettazione e gioia condivisa. La produzione ha accolto più di 2,7 milioni di fan da tutto il mondo, che hanno attraversato gli oceani per godersi il Club RENAISSANCE. Ora, milioni di spettatori saranno coinvolti nei cinema sotto casa nella Joy Parade, la monumentale festa da ballo che celebra il diritto di ognuno di essere sé stesso.

 Il RENAISSANCE WORLD TOUR prende il nome dall’ album pubblicato lo scorso anno “RENAISSANCE”, certificato ORO in Italia (FIMI/GFK) e con al suo interno le hit mondiali “BREAK MY SOUL” (circa 1 MILIARDO di stream, ORO in Italia) e “CUFF IT” (1 MILIARDO di stream, PLATINO in Italia).

Trailer

https://youtu.be/oy8fk8577Qo

 

 

 

 

 

 

 

Francesca De Santis

 

Anicastelli

Che il cinema italiano, con il suo speciale tax credit, sia anche una fonte di guadagni illeciti, di speculazioni e di operazioni strumentali lo dico da anni e l’ho dimostrato più volte, ma che Rutelli presidente Anica oggi dia la colpa al Ministero per la carenza di controlli è più che paradossale, è la dimostrazione di quanto sia capace l’ex sindaco di Roma per ammortizzare tutto il suo precedente entusiasmo per il successo del cinema italiano.

Quella di Rutelli si chiama, in termini filosofici “morale eteronoma” ed è quella di chi passa col rosso se non c’è il vigile e si contrappone, secondo Kant, alla morale autonoma di chi prende coscienza dei limiti.

Anica si è posta come elemento strutturale della politica di Franceschini e la figura di Rutelli, fino a quel momento estranea alla vicenda cinematografica, è stata cooptata, in particolare su suggerimento di Lucisano, come fondamentale collegamento con il ministro.

Rutelli ha posto lì la sua base professionale, interpretando il ruolo di morbido assemblatore delle esigenze dei potentati, ed è diventato anche imprenditore, inventando una strana quanto invisibile ricorrenza annuale dal titolo Videocittà, anch’essa largamente finanziata dalle istituzioni.

Anica avrebbe dovuto tastare il polso dell’industria ed avvertire che la febbre stava salendo assieme al finanziamento pubblico, ma al contrario ha inneggiato ai continui slanci di Franceschini, che, mi auguro, del tutto incoscientemente ignaro delle conseguenze pratiche, con la sua visione politica ha inciso talmente nel profondo sul dna del settore per farlo diventare non più un elemento di cultura ma pane per il saccheggio di fondi statali e per speculazioni nazionali ed internazionali.

Anica ha applaudito in ogni sede, soprattutto festivaliera, al fatto che l’Italia fosse invasa dagli stranieri attirati dal miele del tax credit, ed ha partecipato come protagonista al banchetto, rilasciando interviste entusiastiche e ricevendo applausi.

Non si è ricordato Rutelli che già ai tempi di Veltroni si era verificato un fenomeno simile, quando la parola “culturale” aveva provocato la devastazione dei fondi pubblici: registi che fino al giorno prima ricevevano un corrispettivo di quaranta milioni, ne ottennero quattrocento, più cento per la moglie assistente, cento per un montatore e qualcosa per i nipoti. La “cultura” di Veltroni ebbe l’effetto di demolire l’industria, eliminare il merito, è di far evaporare quasi cinquecento milioni di “fondo rotativo” tramite film che poi lo Stato dovette digerire con la cosiddetta “cartolarizzazione”.

Sarebbe stato onesto da parte Anica comprendere che era il caso di intervenire per regolamentare il flusso dei fondi, esaminando con coscienza e non con l’attuale cattiveria il disagio del Ministero costretto da Franceschini a lavorare su norme incomplete e talvolta imbarazzanti, costretto a seguire l’onda delle richieste sempre più numerose e pressanti, costretto a subire la tracotanza di una sinistra artisticamente esosa e sorretta da Anica.

Invece oggi, nel momento in cui comincia a venire a galla l’indecenza di alcuni finanziamenti, e la Guardia di Finanza si accorge che qualcosa non torna nei costi del film, Anica dichiara che la colpa è di Borrelli che non ha vigilato, che il Ministero manca di dirigenti e che pertanto i produttori sono privi di responsabilità.

Dispiace ascoltare queste frasi, perché la mancanza di una seria presa d’atto delle proprie responsabilità rende tutto possibile, anche quello che non lo sembra.

Avv. Michele Lo Foco