MOTION PICTURE: CHOKE

T.I. Soffocamento
Regia: Nagao Gen
Con Misa Wada
Paese: Giappone
Lingua : silenzioso
Durata: 109’
Genere: Fantascienza
International Premiere Far East Film Festival 26

Sul nostro canale Youtube trovate la presentazione della regista al FEFF26 e il trailer del film.

Una donna dall’aspetto primitivo, conduce la propria vita solitaria, cacciando e barattando le sue prede, finché un giorno un ragazzo non cade in una delle sue trappole.

Ambientato in un tempo non definito dove gli umani non comunicano con il linguaggio tradizionale, se non attraverso sguardi o gesti e i colori sono del tutto spariti, il mondo sembra essersi ormai resettato.

Le connessioni umane sono dettate da una maggiore interazione con l’ambiente circostante, mediante la scoperta della razionalizzazione dei bisogni primari e le persone si comprendono a livello emotivo attraverso l’empatia. La protagonista, nella prima parte del film, vive da sola come Robinson Crusoe: attinge l’acqua al fiume con contenitori ricavati da bambù e zucche, accende il fuoco e mangia degli animaletti che lei stessa caccia nel bosco. Tutto ciò equivarrebbe a un mondo utopicamente perfetto se non fosse che molto presto la natura umana fa il suo corso e la violenza si manifesta nei suoi molteplici aspetti: guerra, schiavitù, l’imposizione del patriarcato e l’avvento della civiltà materiale, gettando le basi per il mondo moderno in cui viviamo.

Nella seconda parte del film la protagonista acquisisce una nuova forza, una consapevolezza della conoscenza della natura umana, che si riferisce agli aspetti fondamentali e universali dell’essere umano, come le caratteristiche biologiche, psicologiche e sociali che ci definiscono come specie. Questi aspetti comprendono la nostra capacità di pensare, ragionare, provare emozioni, avere relazioni sociali e perseguire scopi e un significato nella vita.

Il film è costruito con un enfatico bianco e nero, che risalta le luci e le ombre di un mondo primordiale. L’ambiente è edificato su di un palazzo diroccato che si affaccia sulla natura come un palcoscenico. Non ci sono porte o finestre ma solo una gabbia come metafora del “soffocamento” dell’umanità, l’oppressione o la sopraffazione delle sfide quotidiane.

Presentato al 26° Festival del cinema dell’estremo oriente di Udine.

Da vedere

 

Miriam Dimase

12.12: THE DAY

International Festival Premiere | In CONCORSO
Regia: Kim Sung-soo
Anno: 2023
Durata: 142′
Stato: Corea del Sud

Dicembre 1979. La Corea del Sud sembra essere sull’orlo di un grande cambiamento, dopo l’assassinio, alla fine di ottobre, del presidente-dittatore Park Chung-hee: la speranza è quella di arrivare a profonde riforme democratiche.
Al contrario la presa di potere di Chu porta a un colpo di stato che cambia il corso della moderna storia coreana e inaugura un futuro ancora più oppressivo e violento.
Il regista Kim Sung-soo racconta che, ancora adolescente, quella fatidica notte del 1979 sentì risuonare degli spari, ma fu solo anni dopo che apprese tutti i dettagli di ciò che era successo. E lo ha voluto raccontare.

12.12: The Day  è una coinvolgente rappresentazione di come tutto questo avrebbe potuto essere evitato se solo alcune persone in più fossero state disposte a svolgere il proprio dovere con convinzione. Allo stesso tempo, scena dopo scena, il regista Kim Sung-soo crea un senso di tensione e di suspense talmente opprimenti che il risultato finale è un’immersione totale nel film, ma anche una profonda delusione per la mancanza di un risvolto democratico. Potrebbe non sembrare una pellicola per un grande successo commerciale, ma il pubblico coreano ha risposto con grandissima attenzione, trasformandolo nel film di maggior incasso degli ultimi cinque anni (la sua uscita è ricordata soprattutto per un meme con cui gli spettatori registravano la loro frequenza cardiaca su uno smartwatch mentre guardavano il film e ne postavano degli screenshot sui social media).

Una menzione speciale va sicuramente a Hwang Jung-min, per il suo ritratto di un uomo pericoloso, disposto a tutto pur di ottenere il potere, ma anche a Jung Woo-sung, per la sua grande interpretazione dell’uomo artefice della possibile soluzione democratica delle vicende coreane.
Ma il film ha soprattutto un grande merito, quello di mostrarci come la via della democrazia in Corea come altrove è ardua e come regimi dittatoriali sono sempre in agguato se non si riesce a seminare con determinazione i germogli della democrazia. Delegare è sempre più facile del decidere e fare scelte in prima persona.

Prima internazionale al Fareast 26. A questo link potete vedere il trailer.

Da vedere.

 

 

 

Serena Pasinetti