Regia: Tim Mielants
Attori: Cillian Murphy , Emily Watson , Eileen Walsh , Michelle Fairley
Genere: Drammatico
Paese: Irlanda, Usa, Belgio
Durata 96 ‘
Al cinema dal 28 novembre 2024 – trailer disponibile qui.
Bill Furlong (Cillian Murphy) è un commerciante di carbone, un uomo taciturno che ha dedicato tutta la vita al lavoro, alla moglie Eileen e alle cinque figlie. Quando per caso scopre un terribile segreto nascosto nel convento locale, diretto da suor Mary (Emily Watson), i ricordi più dolorosi del suo passato tornano a galla. Sarà il momento per Bill di decidere se voltarsi dall’altra parte o ascoltare il proprio cuore e sfidare l’intera comunità.
Adattamento dell’omonimo romanzo di Claire Keegan, la pellicola esplora tematiche profonde come il coraggio morale e il potere della chiesta Cattolica nell’Irlanda degli anni ’80. La trama si svolge tra Bill e una giovane donna intrappolata in un convento che risveglia in lui un profondo senso di responsabilità e una crisi di coscienza. Murphy offre una performance straordinaria, esprimendo con sguardi e silenzi il tormento interiore di un uomo che lotta contro il silenzio complice della sua comunità.
Non poniamo dubbi sulla bravura di Murphy ma forse su un suo approccio eccessivamente intimista nell’ambito della narrazione, molto probabilmente la regia di Tim Mielants adotta una messa in scena minimalista e contemplativa, enfatizzando la solitudine interiore del protagonista. Bill Furlong lo vediamo spesso apparire con il capo inclinato e lo sguardo rivolto verso il basso, un dettaglio che sottolinea il suo conflitto morale e la sua umiltà. Questo linguaggio del corpo è comunque coerente con la tematica della storia anche se il tono introspettivo potrebbe fornire una staticità emotiva.
Sullo stesso tema ricordiamo il film The Magdalene Sisters, premiato alla mostra del cinema di Venezia nel 2002 con il Leone d’Oro che per la sua rappresentazione viscerale e forte denuncia sociale ha influenzato opere successive, anche se quest’ultimo adottava uno stile più crudo e diretto rispetto al registro lento e riflessivo di Piccole cose come queste, in cui il dolore è raccontato appunto attraverso gesti quotidiani e silenzi.
Miriam Dimase