HERETIC

“Heretic”, diretto da Scott Beck e Bryan Woods , non riesce a mantenere le aspettative generate dal loro precedente lavoro in “A Quiet Place“. Nonostante il fascino del protagonista Hugh Grant, il film mostra diverse carenze.

La trama ruota attorno a due giovani missionarie mormoni, Sorella Barnes (Sophie Thatcher) e Sorella Paxton (Chloe East), che vengono invitate nella casa di Mr. Reed (Hugh Grant). Mr. Reed inizia a mettere alla prova le ragazze con domande teologiche, trasformando l’incontro in un gioco di potere psicologico.

Heretic Stars Hugh Grant, Sophie Thatcher & Chloe East Get ...

Grant offre una performance insolita e catalizzatrice, che bilancia il suo charme inglese con un’ombra oscura e inquietante. Tuttavia, non riesce a risollevare le carenze strutturali del film.

La tensione iniziale creata dai registi è notevole, con una buona gestione delle atmosfere e della suspense.

La storia, sebbene promettente, si perde in una serie di dialoghi prolissi e situazioni poco credibili. Le domande teologiche di Mr. Reed diventano ripetitive e mancano di profondità.

'Heretic' - Everything We Know About Hugh Grant's A24 Horror Movie

Il film perde slancio nella seconda metà, con una narrazione che si trascina e scene che sembrano riempitivi piuttosto che elementi fondamentali della storia.

“Heretic” ha delle potenzialità grazie alla sua premessa e alla performance di Hugh Grant, ma non riesce a superare una sceneggiatura debole e uno sviluppo dei personaggi poco incisivo. È un film che intriga inizialmente ma lascia il pubblico con un senso di insoddisfazione.

Trailer:

 

La Redazione

Mother’s Baby

  • Regia: Johanna Moder
  • Attori: Marie Leuenberger, Hans Löw, Claes Bang, Julia Franz Richter
  • Genere: Drammatico, Thriller
  • Paese: Austria, Svizzera, Germania
  • Durata: 107′
  • Berlinale: Johanna Moders „Mother‘s Baby“ und vom Horror namens ...

Julia (Marie Leuenberger) una famosa direttrice di orchestra e suo marito Georg (Hans Löw) desiderando ardentemente un figlio, si rivolgono al dottor Vilfort (Claes Bang), uno specialista della fertilità, per sperimentare una nuova terapia. Tuttavia dopo il parto la presenza del bambino metterà a dura prova il loro matrimonio in quanto Julia sospetta che il bambino non sia il suo.

Oscillando tra idealizzazione e realismo , la maternità viene spesso rappresentata affrontando temi come la depressione post-partum e il conflitto tra identità personale e ruolo materno. “Mother’s Baby”, presentato al 75° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, esplora l’alienazione materna attraverso una narrazione che mantiene alta la suspense, ma che non riesce a trasmettere appieno le sfumature psicologiche di una madre che fatica ad accettare la responsabilità del nuovo ruolo. Il film si concentra principalmente sull’aspetto thriller, mantenendo alta la tensione e l’incertezza riguardo alla realtà percepita dalla protagonista. Tuttavia, questa enfasi sul genere limita l’approfondimento delle dinamiche emotive e psicologiche legate alla maternità, rendendo difficile la piena connessione con le esperienze interiori di Julia.

'Mother's Baby' Director Johanna Moder on Berlin Film, Claes Bang

In conclusione, “Mother’s Baby” offre una rappresentazione interessante dell’alienazione materna attraverso il thriller psicologico, ma la sua efficacia è limitata dalla mancanza di una profonda introspezione emotiva, che avrebbe potuto arricchire la narrazione e offrire una visione più completa delle complessità psicologiche associate alla maternità.

Miriam Dimase

El mensaje

  • Regia: Iván Fund
  • Attori: Mara Bestelli, Marcelo Subiotto, Anika Bootz, Betania Cappato
  • Genere: Drammatico
  • Paese: Argentina, Spagna, Uruguay
  • Durata: 91′
  • "El mensaje", de Ivan Fund, profundidad y verdad en la competencia ...

Anika , una Bambina di 9 anni, viene sfruttata dai suoi tutori per le sue capacità di comunicare con gli animali offrendo consultazioni come medium per guadagnarsi da vivere.

El mensaje esplora il delicato equilibrio tra dinamiche familiari, innocenza e opportunismo, mettendo in discussione il confine tra realtà e inganno. Attraverso la storia di una bambina capace di comunicare con gli animali, il film riflette sul significato dell’ascolto e della comprensione, mostrando come, al di là della veridicità del dono, ciò che conta davvero sia il conforto che esso può offrire a chi si sente solo. Il film si sviluppa anche come una metafora del viaggio, sia fisico che interiore.

Argentinisches Roadmovie „El mensaje“: Das große Schweigen

Il percorso della bambina e dei suoi tutori attraverso le campagne argentine non è solo un tragitto geografico, ma rappresenta una crescita emotiva e una ricerca di risposte, culminando nella visita all’istituto psichiatrico dove è ricoverata la madre. Questa destinazione diventa il simbolo di un nodo irrisolto del passato e di un possibile tentativo di riconciliazione. La scelta stilistica del bianco e nero, combinata con l’uso di camere fisse, amplifica il senso di sospensione e introspezione del racconto. L’assenza di colore enfatizza l’ambiguità morale dei personaggi e la natura sfuggente della verità, mentre le inquadrature statiche invitano lo spettatore a osservare e interpretare senza forzature.

Così, El mensaje costruisce un racconto in cui realtà e illusione si confondono, lasciando aperta la riflessione sul valore delle relazioni umane e sulla ricerca di un senso in un mondo fatto di incertezze.

Alla fine, El mensaje sembra dirci che la comunicazione, sia essa reale o costruita, ha il potere di colmare vuoti emotivi e creare legami profondi, ricordandoci che ciò che davvero importa è il bisogno umano di essere ascoltati e accettati.

Presentato in concorso alla Berlinale 2025

Miriam Dimase

GIRLS ON WIRE

Regia di Vivian Qu

Cina. Ai giorni nostri.

Le cugine Tian Tian ( Liu Haocun) e Fang Di (Vicky Chen)crescono come sorelle finché gravi lotte all’interno della famiglia non le  separano. Fang Di va a  lavorare come stuntwoman in in uno dei più grandi studi cinematografici cinesi. Tian Tian diventa madre single e rimane in casa a gestire il padre drogato e violento. Diventa preda della mafia locale e, costretta a uccidere uno spacciatore, viene poi perseguitata per vendetta. Obbligata a scappare nella grande città, Tian Tian cerca la cugina. Riunite  contro la loro volontà e inseguite dalla mafia, le due donne  dovranno unire le loro forze  per sfuggire a un destino drammatico che minaccia di consumarle entrambe.

Germany Berlin Film Festival Girls on Wire Press Conference | World ...

Uno spaccato violento e maschilista della Cina odierna tratteggiato in modo realistico dalla regista.

Senza nessuna benevolente concessione giustificatoria Vivian Qu mostra una Cina capitalistica che non è quella della propaganda governativa ma è quella che ha preso dal capitalismo gli aspetti negativi: corsa al danaro, droga, mancanza di diritti sul lavoro, distruzione del più debole, in questo caso soprattutto del mondo femminile.

La violenza colpisce il mondo femminile in casa e fuori.

Tra le mura domestiche assistiamo a scene violente al limite della sopportazione, all’esterno un regista tiranno costringe a girare scene pesantissime dal punto di vista  fisico la giovane stuntwoman.

Germany Berlin Film Festival Girls on Wire Red Carpet | | The Daily News

La brutalità  delle scene rende la narrazione molto tesa, da vera storia thriller.

Un ritratto veramente greve della Cina odierna in cui la regista riesce a mandarci un messaggio positivo solo attraverso la lotta delle due donne.

La nostalgia wuxia aleggia.

Presentato in concorso alla Berlinale del 2025.

Maria Serena Pasinetti