- Regia: Benoît Jacquot
- Attori: Charlotte Gainsbourg, Guillaume Canet, Kamel Laadaili
- Genere: Poliziesco, Drammatico, Thriller
- Paese: Francia
- Durata: 100′
- Al cinema dal 13 marzo 2025
Chi ha ucciso Belle Steiner? La tranquilla esistenza di Pierre (Guillaume Canet) e Cleà (Charlotte Gainsbourg), una coppia che vive in una piccola città di provincia, viene sconvolta dalla morte improvvisa di Belle Steiner, la giovane figlia di una loro amica che si erano offerti di ospitare per un anno.
l caso Belle Steiner, diretto da Benoît Jacquot, è un adattamento del romanzo La morte di Belle di Georges Simenon, pubblicato nel 1952. Pur rimanendo fedele alla trama principale, il film opera una trasposizione significativa: mentre il libro è ambientato negli Stati Uniti degli anni ’60, il regista sceglie di portare la storia nella Francia contemporanea. Questo cambiamento non altera la profondità dei temi trattati da Simenon, ma ne sottolinea l’universalità, confermando come i suoi racconti sappiano attraversare il tempo senza perdere la loro forza. L’elemento cardine della narrazione rimane l’accusa di omicidio che sconvolge l’equilibrio di Pierre.
Pierre non è solo un uomo razionale e metodico, ma un individuo che vive chiuso nel proprio mondo. La sua passione per la matematica non è semplicemente una caratteristica, ma un vero e proprio rifugio: il suo studio-scantinato, con le pareti imbrattate di calcoli, diventa il simbolo della sua mente ossessiva e distaccata. Questa freddezza, che lo accompagna per tutta la durata del film, è quasi snervante tanto che sembra affrontare l’intera vicenda con una lucidità inquietante. Ma sotto questa apparente imperturbabilità si nasconde una fragilità profonda. Simenon ha sempre avuto il dono di creare personaggi che oscillano tra rigidità esteriore e tormento interiore, e Pierre ne è un perfetto esempio. La sua freddezza è una maschera dietro cui si celano insicurezze, desideri repressi e, soprattutto, un’ossessione che si manifesta nel suo comportamento voyeuristico: lo vediamo più volte spiare le donne dietro le finestre, come se cercasse una connessione con il mondo esterno senza mai riuscire davvero a entrarvi.
L’interpretazione di Guillaume Canet restituisce questa ambiguità in modo magistrale. Il suo Pierre è controllato e impassibile, ma lascia trasparire a tratti una tensione interna che suggerisce qualcosa di più profondo, quasi di disturbante. Il caso Belle Steiner non è solo un thriller su un’accusa di omicidio, ma un ritratto umano denso di sfumature, nel solco della grande tradizione narrativa di Simenon.
Miriam Dimase