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Perché proprio 35 MM?

Nel 1891 Thomas Alva Edison aveva già inventato il fonografo, la lampadina elettrica, il sistema di distribuzione dell’elettricità, dieci anni prima, insieme a Bell aveva fondato una compagnia telefonica, molte altre cose avrebbe fondato ed inventato negli anni successivi tra cui il dittafono, la stampante, il primo studio cinematografico, la “major” cinematografica ante litteram Motion Picture Patents Company, nota anche come Edison Trust, aggregando nove case di produzione dell’epoca. Insomma dobbiamo pensare un uomo di eccezionale dinamismo, dannatamente e perennemente straoccupato al quale un giorno un suo brillante assistente, tale William K. L. Dickson, domandò: “Quanto larghi devo tagliare i nastri di pellicola che sono arrivati dalla Eastman Kodak?” Non è difficile immaginarlo seduto ad una scrivania ingombra di un presepe di fogli, disegni, modelli, quaderni, regoli, squadre e calamai sulla quale il celebre inventore stava inseguendo una nuova intuizione quando rispose ad un tratto “35 mm”. Si badi bene, non disse “1 pollice” che con i suoi soli 2,54 cm e al netto dei fori per l’avanzamento del nastro avrebbe generato delle pellicole troppo sottili per ospitare anche i fotogrammi, ma neppure si fece influenzare dalla pur imperante egemonia delle unità di misura anglosassoni indicando un pollice e mezzo pari a 38,1 millimetri, invece il grande Edison rispose “35mm” pari a 1 pollice e 3/8, segno di un’innegabile tributo a Delambre e Mechain e soprattutto al sistema metrico decimale che contribuirono a fissare. Forse Edison fu influenzato dalla nomina a commendatore ricevuta dalla Francia nel 1878 (pochi anni dopo avrebbe addirittura ricevuto l’onorificenza della Legion D’onore) o forse, mi piace pensare abbia ceduto alla maggior duttilità del metro abbandonando le misure mutuate dal mercantilismo inglese così comode per il commercio, ma evidentemente meno pratiche nella scienza. Doveva essere una misura provvisoria, soggetta a successive verifiche ed eventuali miglioramenti. Rimase invece lo standard di fatto della cinematografia sino all’avento del digitale. Il buon Dickson praticò quattro fori per lato al fine di permettere ai denti delle ruote del kinetografo e della macchina da presa di far avanzare la pellicola e siccome anche la lama per affettare le enormi bobine della Eastman Kodak a sua volta aveva una sua irriducibile “fisicità” la larghezza esatta della pellicola risultò essere per l’esattezza 34.98 ±0.03 millimetri (pari a 1.377 ±0.001 pollici). Per il fotogramma restava uno spazio utile di soli 24 mm × 18 mm, con un rapporto d’aspetto di circa 1,33 (come quello degli schermi televisivi in formato 4/3). Con l’avvento del sonoro tocca ricavare spazio per la colonna sonora, per questo il fotogramma venne dapprima portato a 21 mm × 18 mm, con un rapporto larghezza-altezza di circa 1,16 e, in seguito, a 22 mm × 16 mm (dovendo calcolare dello spazio nero di riserva tra un fotogramma e l’altro), con un rapporto larghezza-altezza di circa 1,37. Quest’ultimo è il formato Academy, lo standard che di fatto denunciava ormai la potenza crescente dell’industria cinematografica americana. Quindi alla fine dei giochi non c’è una vera ragione per il 35 mm o se c’è essa risiede nella valutazione rapida e geniale di quell’uomo non comune che fu Thomas Edison. D’altro canto non è forse l’uomo la misura di tutte le cose (Homo omnium rerum mensura est)?

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