Se David Wark Griffith è riconosciuto comunemente come colui che gettò le basi del montaggio è dall’Unione Sovietica che giungeranno i contributi più innovativi, si pensi ad esempio all’effetto Kuleshov (già affrontato su questa rivista ndr) che verrà elaborato ed esteso da Pudovkin, Vertov e soprattutto Eisenstein in quello che è noto come il “montaggio delle attrazioni“. Nel tessuto narrativo vengono montate a tratti delle sequenze estranee al racconto, tali immagini extra-diegetiche non hanno un significato in sé ma sono portatrici di una valenza metaforica in relazione al contesto filmico principale. In altre parole vengono “attratte” nella narrazione per il loro significato simbolico che assumono quando associate alle sequenze in cui sono inserite.
Nel film “Sciopero” di Eisenstein la repressione della rivolta operaia viene alternata alle immagini di un mattatoio dove avviene lo sgozzamento di un bue. Il parallelismo del lavoratore sfruttato sino alla morte ed il bue macellato non è troppo sfumato per sfuggire anche ai meno ricettivi tra gli spettatori. Sergei Eisenstein definiva il montaggio delle attrazioni con queste parole: «Libero montaggio di azioni arbitrariamente scelte, indipendenti, ma con un preciso orientamento verso un determinato effetto tematico finale» . “L’effetto tematico” era raggiunto sovente con immagini forti o comunque dirompenti ed è per questo che il montaggio delle attrazioni è chiamato anche “teoria degli eccitanti estetici”, con un risultato che va ben oltre la “giustapposizione di scene semi autonome, dallo stile volontariamente caricaturale o burlesco, come le attrazioni delle music hall, da cui il termine deriva“. In fin dei conti per Eisenstein “La regia è l’organizzazione dello spettatore per messo di un materiale organizzato” ed il montaggio delle attrazioni è per il regista uno dei tanti espedienti per organizzare questo materiale.
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