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HEA e il popolo di Milazzo

HEA è l’acronimo di Home Entertainment Awards. Quest’anno la premiazione si è tenuta lo scorso 23 giugno al circolo della stampa di Milano. In questa edizione, più che le presenze, spiccavano le sempre maggiori assenze. Il tutto si è svolto all’insegna di un’alea di nostalgica transitorietà rafforzata dall’imminente chiusura della divisione home video della 20Th Century Fox.

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In virtù della linea surreale della manifestazione si sono conferiti premi a operazioni la cui esistenza va rilevata strumentalmente poiché non se ne ha un’evidenza palese, come il caso della miglior in-store promotion che premia “Masha e Orso” che pare abbiano conquistato Milano e senza che Milano se ne accorgesse minimamente. Insomma aziende che non ci sono più, aziende che non ci saranno tra poco, premi che non c’erano ad operazioni che non ci sono mai state ed infine aziende che pur esistendo non sono state invitate affinché nessuno possa dire che c’erano. Neppure aggrumando videogame e home video in un evento contro natura si è comunque raggiunto l’effetto di far parlare degli Home Entertainment Awards 2016. Provate a “googolare” home video awards 2016 e cercate di spingervi almeno sino alla terza pagina: non troverete nulla. Se poi come chiave di ricerca digitate HEA trovate come primo risultato una tabella di profilati metallici. Perché allora parlarne noi? Per additare un esempio negativo di inutile evento elitario organizzato da un unico soggetto a favore e con il favore di pochi noti, un mesto rito a metà tra la convention che si organizza per i propri clienti e la sterile autocelebrazione di un settore ormai al lumicino. Si tratta di roba da fantasmi che si aggirano ancora tra le rovine del castello dove ebbero a soffrire quando erano ancora in vita. Per citare l’amministratore delegato (donna) di una holding dei tempi d’oro dell’home entertainment “Sì vabbé, ma di tutto ciò al popolo di Milazzo…?” lasciando volutamente sospesa una rima poco elegante che nulla ha a che fare con la città siciliana, ma in fin dei conti pure questi premi non hanno nulla a che fare con l’intrattenimento che si trasforma e vive benissimo al di là e nonostante certe liturgie.

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