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img_5192Presentato al Torino Film Festival, Free fire, mantiene le promesse contenute nel titolo.

La storia è molto semplice e si svolge quasi unicamente all’ interno di una fabbrica dismessa alla periferia di Boston nel 1978. Le auto sono di quegli anni, gli abiti e le acconciature anche. L’ intreccio è più o meno il solito: gente di malaffare che commercia in armi, chi compra, chi vende, chi fa da intermediario. Tredici persone in tutto, 12 uomini e una donna, che si ritrovano, non senza tensioni, al fatidico momento dello scambio tra merce e denaro. Tutto sembra andare per il meglio quando per colpa di un diverbio pregresso tra due tirapiedi delle bande opposte, ecco che scoppia un vero parapiglia in cui niente e nessuno viene risparmiato.

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Inizia un conflitto a fuoco in cui vengono utilizzate tutti i tipi di armi possibili, pistole, fucili, mitragliette e chi più ne ha ne metta.
L’ improbabile gruppo viene ripetutamente colpito e ferito ma, tutti, nessuno escluso, sembrano possedere 7 vite come i gatti ed avere in corpo un numero di litri di sangue superiore a qualsiasi altro essere umano perchè, nonostante ferite più o meno gravi ed escoriazioni di vario tipo, riescono a dare vita ad una vivace interazione non priva di battute paradossali ed esilaranti.
La guerriglia si dipana per una buona ora e mezza, mettendo in campo ogni tipo di espediente ed arma da ferita e da taglio ed oggetti contundenti possibili, fino ad arrivare ai combustibili e all’ immancabile rogo umano.
Alla fine, neanche a dirlo, tutti morti ammazzati. Tutti tranne l’ unica donna del gruppo che, recuperato il malloppo si avvia verso l’ uscita. Un vero peccato il rumore di sirene che annunciano l’ imminente arrivo della polizia. Niente di fatto neanche per lei.
Un film gradevole, per chi ama il genere, molto ben girato e confezionato. La fotografia carica di toni caldi tra l’ arancione, il rosa e l’ ocra, ammorbidiscono e stemperano la crudezza del tema e lo spargimento di sangue. I dialoghi , anch’ essi spinti al paradosso, sono divertenti e ben concertati.

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autobiography - il ragazzo e il generale

Al cinema dal 4 Aprile

Rakib, un giovane ragazzo indonesiano, diventa assistente di Purna, ex generale del regime in pensione. Quando Purna inizia una campagna elettorale per essere eletto sindaco, Rakib si lega all’uomo, diventato per lui mentore e figura paterna. Un giorno, però, un manifesto elettorale di Purna viene trovato vandalizzato: un gesto che avrà conseguenze inimmaginabili per entrambi.
Con un ritratto intimo di due generazioni che vivono sotto lo stesso tetto, il regista Makbul Mubarak ripercorre un doloroso periodo storico della sua nazione con un thriller intenso, che presenta forti risonanze con la contemporaneità ed una forte universalità del tema della lealtà e della vicinanza al potere.

i film per non dimenticare

27 Gennaio 2024

In occasione del Giorno della Memoria (27 gennaio) ci sembra opportuno segnalarvi una selezione di film nel nostro catalogo che sono stati fondamentali nel racconto di ciò che è successo durante gli anni della dittatura nazista: dai film di propaganda ai documentari, dalle prime opere realizzate nella Germania Est al cinema hollywoodiano, per conoscere il ruolo fondamentale della settima arte nella storia, nonché importante strumento di conoscenza. 

Nelle sezione “Guerra” sul nostro sito potrete quindi trovare capolavori come “I figli di Hitler”, un’aspra critica del regista Edward Dmytryk sull’educazione hitleriana, al vincitore del Festival di Locarno “Rotation” e il film perduto della propaganda nazista “Das Ghetto”.

Le muse impenitenti

L’associazione e compagnia teatrale le Muse Impenitenti, Marinetta Martucci e Arianna Villamaina, due attrici potentine, tornano a calcare il palcoscenico con una nuova esilarante ed originalissima commedia: Come lo zucchero per il caffè – ‘‘O Teatro è ‘o paese d’ ’o vero. Una commedia divertente e con performance di danza fuori le righe, che ci trasporta in un musical vero e proprio per poi allietare il pubblico con una sorpresa golosa. Lo spettacolo è un contenitore di arte a tutti gli effetti ed è un inno alle mille sfaccettature che in essa sopravvivono.