Un movente, un delitto, un alibi. Ma la verità???
Una doppia coppia, come una partita a poker.
L’avvocato (Keanu Reeves) amico intimo di famiglia, deve difendere il figlio della moglie (Renèe Zellweger, praticamente irriconoscibile) dall’accusa di parricidio.
Il padre (Jim Belushi) dalla parvenza autoritario e draconiano, il figlio unico amatissimo (Gabriel Basso) il quale deve però seguire le orme dell’importante avvocato e padre che vuole tracciare il percorso del figlio, senza se e senza ma. Il quadro sembra comunque nella norma, nonostante tutto, ma ecco che scatta la violenza con omicidio per riparare le ingiustizie e la violenza che subiva la madre, da parte del marito.
Ora la partita è in mano agli avvocati che se la “giocano” come al solito, con l’accusa che chiede il massimo della pena e la difesa per l’assoluzione del cliente. Ma ricostruire il fatto, con testimoni non proprio attendibili, la menzogna la fa da padrona in aula, non è facile e il colpo di scena è palpabile sin dall’inizio, la giovane assistente dell’avvocato della difesa solleva il dubbio in maniera molto evidente.
La sceneggiatura lascia qualche buco che porta a sollevare dei dubbi, senza l’intervento del classico Dott. Watson, sulla decisione finale.
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