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WONDER WOMAN

In sintesi possiamo dire che la Marvel può dormire sonni tranquilli. Dopo “Suicide Squad” la DC esce con l’atteso “Wonder Woman” che prelude all’altrettanto atteso “Justice League“. Nonostante le premesse, tra cui l’ingaggio di una grande regista come Patty Jenkins (quella di “Monster” che valse un oscar a Charlize Theron) alla fine è venuto fuori uno zibaldone che non solo non appassiona, ma rischia più volte di far crollare il capo (tra le altre cose).

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Le origini di Diana, al secolo Wonder Woman, ed il suo esordio come paladino dell’umanità durante la grande guerra era una promessa che lasciava ben sperare. La bella ed atletica israeliana Gal Gadot è perfettamente in ruolo e Chris Pine è il perfetto belloccio da film d’azione e avventura collaudato nel franchise di Star Trek. Per sopramercato, ad impersonare le sorelle a capo delle amazzoni, si è voluto scomodare Connie Nielsen e, rullo di tamburi , Robin Wright che in questo film pare persino più alta. Aggiungiamoci poi due bravi comprimari come Danny Huston (un cattivo doc che tutti ricordano nella parte di Stryker di “Wolverine“) e David Thewlis (il “coda liscia” di Harry Potter, qui doppiato dal bravissimo Stefano Benassi) ed una manciata di caratteristi come Saïd Taghmaoui (“American Hustle” e “Three Kings“) ed Ewen Bremner (“The Snatch” ed il recente “T2 trainspotting”). Cospargiamo il tutto con un budget imponente ed è lecito aspettarsi che non ci siano problemi. E invece no.

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Non che ci sia pregiudizi per i fumettoni, ma un conto è Indiana Jones e un altro è un’accozzaglia di personaggi senza spessore né un reale scopo nella trama. Non a caso la metafora culinaria, riferita alla scrittura che vede ben tre autori ed uno sceneggiatore da coordinare, evidentemente da forza al famoso detto per cui “troppi cuochi imbrattano la cucina”. E continuando a fil di metafora possiamo dire che la storia è difatti un colabrodo che fa acqua da tutte le parti. Discontinuità logiche e temporali, interventi  fuori contesto, paradossi inutili e parentesi noiose (tipo “Wonder Woman suffragetta archetipica” e “Elementi di nuova cosmogonia greca DC Comics”) non godono neppure del conforto di scene spettacolari di combattimento che invece sono girate nell’assoluta mancanza di originalità e non sfuggono, come prevedibile, ai cliché di genere con tanto di speech finale del cattivone che termina con il trito (e rieccoci con la metafora culinaria) “Io ti distruggo”.

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Eroi così così circondati da gregari così così, che combattono cattivi così così, che hanno creato una minaccia neppure tanto catastrofica, in un film pieno di “spiegoni” che tradisce l’imperativo “Show don’t tell”.  Ah , quasi dimenticavo, il messaggio etico e morale del film è: “la soluzione ai mali del mondo è l’amore”. Sorpresi? No!? Immaginavo. I soldi potete buttarli tanto vanno e vengono, ma il tempo quello no risparmiatelo.

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