Lunedì, 27 agosto 2018.
Nei giorni scorsi, parlando con degli amici riguardo alla rassegna di cui mi accingo a scrivere, mi è stata posta la domanda “Che cos’è un film noir?”. Colto alla sprovvista, ho provato titubante a dare una risposta. In fondo, diremmo alla lettera, il film noir è lo strano connubio tra: amore-morte, tema romantico/decadente; l’es freudiano, un groviglio di pulsioni nascoste e desideri spesso autodistruttivi; un pessimismo di fondo, che trova ragion d’essere nella Storia (il cinema noir nasce negli USA, alla viglia del secondo conflitto mondiale, su iniziativa di cineasti per lo più europei, spesso tedeschi, che portano addosso il peso della Storia: Lang, Preminger, Siodmak, Tourneur, Wilder…). A questo aggiungiamo una femme fatale, un individuo problematico come protagonista, whisky e sigarette, fumosi locali notturni, fotografia tenebrosa, con immagini poco realistiche, deformate da grandangoli o luci espressioniste…
Eppure questo tentativo maldestro di spiegarlo non rende giustizia al film noir. Ogni sforzo di definirlo è problematico, perché il genere è di per sé misterioso, ombroso, impalpabile. Capirlo fino in fondo è quasi impossibile.
Nel 2015, a Campobasso, è stato creato un evento volto a celebrare e valorizzare il cinema noir: Kiss me deadly. Oggi la rassegna è giunta alla sua quarta edizione e presenta un cartellone variegato ed eterogeneo.
Nella prima giornata di festival, in serata, il fotografo e reporter Francesco Acerbis ha presentato il suo “film fotografico” intitolato “Nero”, un riuscitissimo omaggio alla letteratura e al cinema noir, che consiste in una serie di scatti notturni nelle strade di Parigi, la città in cui vive, montati insieme e accompagnati dalla musica di Michele Agazzi. Nell’incontro Acerbis ha parlato della sua passione per il genere e del desiderio che sentiva da anni di accostarla al suo lavoro di fotogiornalista.
Il primo film delle “Dark nights” è “La truffa” del secolo (Carbone) di Olivier Marchal. Si tratta di un polar francese piuttosto convenzionale, che omaggia Brian De Palma (amato anche dai protagonisti del film, che lo citano) e i suoi indimenticabili “Scarface” e “Carlito’s Way”, dove elementi del noir si mescolano a una storia poliziottesca, con sparatorie e crimine. Un mondo che il regista francese conosce bene, essendo un ex poliziotto (“flic”, dice lui in un’intervista mostrata prima del film). Si tratta di un film, seppur non memorabile, godibile, anche grazie al bravissimo protagonista Benoît Magimel e a un finale sorprendente.
L’apertura di questa quarta edizione fa tornare a vibrare il noir sul grande schermo, nuovamente in arena, en plein air.
Matteo Blanco
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