Regia: André Øvredal cast: Zoe Margaret Colletti, Michael Garza, Austin Zajur, Gabriel Rush, Natalie Ganzhorn. Cast completo Titolo originale: Scary Stories To Tell in the Dark. Genere Horror – USA, 2019
Le storie possono ferire le storie possono guarire.
Da questa singola affermazione di Guillermo del Toro prende forma la “cornice” (per dirla alla Boccaccio) narrativa di Scary Stories to Tell in the Dark. Il film, in uscita il 24 ottobre nelle sale italiane, è la trasposizione cinematografica della serie omonima di romanzi di Alvin Schwartz, un fenomeno di grande successo oltreoceano a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, diventato una pietra miliare della cultura horror per intere generazioni di adolescenti americani. Ma come una sorta di Decamerone moderno, a raccogliere le diverse storie spaventose che si ispirano ai libri e che nascondono ciascuna una forte identità c’è, nella pellicola, l’originale storia di Sarah Bellow, una ragazzina pecora nera di una famiglia molto ricca, che per motivi oscuri viene segregata dai familiari in una stanza della loro dimora dalla quale comincerà a raccontare storie paurose, che si trasformeranno in realtà “ferendo”, così, persone innocenti e dando il via a una serie di eventi terribili nella cittadina di Mill Valley.
Avvenimenti terribili che sembrano seppelliti nell’oblio fino a quando la notte Halloween di oltre mezzo secolo dopo – siamo nel 1968 – una ragazzina solitaria e curiosa, Stella, si addentra per puro spirito di avventura con i suoi due unici amici, il nerd Auggie (la promessa Gabriel Rush, Moonrise Kingdom e Gran Budapest Hotel) e il burlone Chuck (Austin Zajur), a esplorare la casa abbandonata e stregata di Sarah Bellow. Al gruppo si unisce Ramon (Michael Garza), un misterioso giovane messicano che sembra in fuga da qualcosa e che, da outsider, matura presto grande attrazione per l’animo appassionato e creativo della giovane protagonista. Succede però che Stella si spinge troppo in là nel curiosare e fa riaffiorare il famoso libro appartenuto a Sarah, dove secondo la leggenda le storie si scrivono da sole con il sangue delle future vittime. L’antica maledizione viene risvegliata e Sarah ricomincia a scrivere vendicandosi su Stella e il suo gruppo di amici. Ciascuno vedrà affiorare la propria storia sui fogli di questo volume maledetto e concretizzarsi in mostri terribili le sue più recondite paure.
Il film nasce dal visionario premio Oscar e maestro del fiabesco Guillermo del Toro, nelle vesti di produttore e dal regista norvegese André Øvredal, con la volontà di avvicinarsi quanto più possibile alle illustrazioni di Stephen Gammel – che per primo ha dato forma su carta a queste storie – e corre su un doppio binario, spaventare ma non a un livello profondo: l’intento non è traumatizzare quanto più divertire ed emozionare facendo riflettere anche sull’aspetto più umano che si cela dietro ai protagonisti.
Un po’ nello spirito dei film di avventura cult americani (tanto amati dal regista che vi attinge a più riprese) le creature raccapriccianti devono spaventare ma sono innanzitutto la proiezione delle paure di tutti noi, di giovani ragazzi che crescono e devono trovare motivazione e coraggio per affrontare il mondo fuori. Il vero nemico in questa storia, come nel mondo reale, sono le maldicenze, i pregiudizi e le cattiverie di cui sono vittima tutti, in particolare Stella, che teme di essere la causa della fuga di sua madre, e Sarah Bellow. Il parallelismo tra le due è l’evidente anello di congiunzione della storia, l’una è il riflesso malvagio e pieno di rabbia dell’anima compassionevole dell’altra, ma entrambe sono dotate del dono della scrittura che può ferire ma può anche curare.
La scelta di ambientare la storia nel 1968 deriva poi dalla volontà di esprimere questo cambiamento anche in un Paese, l’America, che ora sta lasciando l’ottimismo per entrare in un periodo oscuro, critico e complesso con la guerra del Vietnam che incombe come il mostro più spaventoso sulla vita di molti ragazzi costretti a perdere precocemente la loro innocenza per essere arruolati.
Sotto espressa richiesta di Del Toro gli sceneggiatori hanno dovuto seguire lo stile dei disegni di Gammel (che lo stesso collezionava già da anni) nella creazione di mostri che sono eccelsi, realizzati da una grande squadra di grafici e designer (come Mike Hill che ha collaborato con Del Toro per la realizzazione della creatura acquatica de La forma dell’acqua). Gli effetti digitali sono stati utilizzati solo nelle fasi finali rendendo le creature quasi delle opere d’arte nel loro riprendere le stesse tonalità di grigi e bianchi dei disegni. Forse l’averne catturato l’essenza e il sentimento che trasmettono è l’elemento più stupefacente del film, nel complesso un’ottima scelta per questo Halloween 2019, adatto a tutti e da condividere in compagnia, magari tra amici, come nello spirito di chi lo ha pensato.
Jessica Sottile
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