Sarebbe il caso che qualcuno, oltre me, avvertisse il ministro Franceschini che il nostro cinema, che lui esalta ogni volta arrivi una medaglietta, è in realtà in coma, e viene tenuto in vita, artificialmente, da contributi fantasiosi e faziosi che non fanno altro che rendere ricchi pochi produttori e avvelenare le acque del settore.
Sarebbe il caso che qualcuno dicesse al ministro che il film che ha vinto un ex-equo a Cannes non è italiano, ma l’Italia è una partecipante non esecutiva tramite una società controllata da Sky (!!!), che non mi sembra azienda nazionale.
Sarebbe straordinariamente utile che qualcuno mettesse sotto il naso del ministro l’ultimo Cinetel, nel quale il disastro del settore è ampiamente illustrato dal risultato della distribuzione Rai/01 del film “American Night” che, uscito in più di duecento copie, ha realizzato sette (dico sette) euro a copia, che credo sia il livello più basso mai raggiunto da un film.
Certamente questo record verrà nascosto dal segretario generale Nastasi al ministro e nessuno andrà a spifferare a Franceschini che il Tar sta demolendo tutte le delibere della Commissione Selettivi sotto l’implacabile martellamento del Prof. Adriano Tortora, che sostiene a ragione che la discrezionalità deve avere un limite.
Ma “America Night” è solo un esempio: il tanto decantato “Nostalgia”, con un attore come Favino, bravo ma sempre improbabile e usato fuori contesto, ha realizzato 34.000 euro alla prima uscita, “Esterno notte” dopo due settimane duecentosessantamila euro, nonostante gli stucchevoli omaggi al vecchio maestro Bellocchio, “Settembre”, il film rivelazione di questo periodo, dopo quattro settimane ha realizzato duecentoquaranta mila euro.
Se dovessimo tirare le somme, quelle vere, quelle che si facevano una volta, le produzioni e distribuzioni italiane dovrebbero dichiarare fallimento e quantomeno ridurre la loro permanenza a Cannes, in alberghi di lusso, al minimo indispensabile.
E’ invece paradossale come la palese cancrena del settore, determinata da una legge sbagliata, da un uso improvvido dei contributi, da una inqualificabile presenza delle strutture pubbliche, da una vergognosa contraffazione della verità da parte dei giornali, venga ignorata totalmente dalle forze politiche che considerano i trecento milioni di euro, destinati a Cinecittà, come un obolo alla gestione della cultura, effettuata da persone che, come diceva il pescatore di anguille del film di Gianfranco Rosi, sono “gente che ce capisce poco…”
Avv. Lo Foco Michele
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