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Holy Spider – recensione del film di Ali Abbasi

HOLY SPIDER
Regia: Ali Abbasi
Genere: Thriller
Durata: 118’
Con: Zahra Amir Ebrahimi
, Mehdi Bajestani
In sala dal 16 febbraio 2023

Tratto da fatti realmente accaduti tra il 2000 e il 2001 in Iran, il film racconta la storia di Saeed, definito il “killer ragno”, un uomo che nell’arco di un anno uccise sedici prostitute nella città di Mashhad per eliminare da quel luogo sacro le donne cosiddette “indegne”. A indagare su questa serie di omicidi si aggiunge Rahimi, una giornalista determinata a scoprire la verità a qualunque costo.

Ali Abbasi, classe 1981 e già precedentemente candidato agli Oscar per il film “Border”, riesce con questo piccolo capolavoro a creare un thriller speciale, carico di tensione e spessore che avvalendosi della forza delle interpretazioni di Mahdi Bajestani (Saeed) e Zahra Amir Ebrahimi (Rahimi) ci fa entrare in una storia che con il pretesto degli omicidi, fa emergere le falle di una società corrotta e della cultura tossica nei confronti delle donne.
Svelandoci fin dai primissimi minuti chi è il serial killer, capiamo che il fulcro del film non è capire chi uccide e perché (anche questo è apertamente dichiarato dall’inizio) ma come viene lasciato fare e da chi. Perché la polizia non sembra veramente interessata a catturare l’assassino? Perché la società è divisa tra chi lo teme e chi non si sente di condannarlo? La lucidità con cui vengono poste queste domande è lasciata nelle mani della giornalista che in quel caso specifico rivede tutti i torti subiti da lei in quanto donna anche nel momento in cui si presta in prima linea alla ricerca dell’omicida. Attraverso una colonna sonora inquietante, sempre scandita dai rumori della città e dal motorino di Saeed, il pubblico riesce a calarsi interamente nel contesto, percependo il rischio e provando ansia fino alla fine, non tanto per l’atrocità dei reati ma per sapere se giustizia verrà fatta.

Il film così non rappresenta solo un’aperta critica alla società iraniana ma offre spunti di riflessione validi per qualunque società e cultura perché i temi affrontati sono quelli della libertà delle donne, del loro ruolo nella società, delle emarginate dei bassifondi con problemi di tossicodipendenza e della facilità con cui vengono criticate e giudicate dalla massa perché non rientrano negli spazi previsti per loro da una morale estremamente conservatrice. Giudizi che si protraggono anche dopo la morte di queste donne, spesso togliendo loro la natura di esser umani e trasformandole semplicemente in numeri.

Holy Spider dopo Cannes è ora candidato come miglior film straniero per la Danimarca ai premi Oscar 2023 ed uscirà nelle sale il prossimo 16 febbraio, distribuito da Academy Two. Imperdibile.

 


Francesca De Santis

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