Un tempo era imprescindibile andare ai mercati e l’AFM rappresentava l’evento che gareggiava con Cannes. I produttori custodivano gelosamente i nuovi progetti nel più grande segreto in attesa di rivelarli durante il mercato di Santa Monica. I grandi distributori alloggiavano direttamente al Le Merigot per poter essere più vicini al centro dell’azione e battere sul tempo i concorrenti nell’accaparrarsi i film per la stagione successiva. C’era un grande via vai per i corridoi del Loews dove si affacciano le suites dei venditori e sulla promenade dove ci sono le sale cinematografiche che proiettano i film completati. Non c’erano gli smartphone, qualche facoltoso sfoggiava al limite un telefonino, che in ogni caso andava noleggiato sul posto. Il fax non era ancora del tutto estinto e per gli screener si utilizzavano le VHS.
Internet ha cambiato non solo il modo di fruire i film, ma anche il modo di presentarli e farne commercio. Gli smartphone consentono non solo la visione dei film, ma anche la comoda lettura delle sceneggiature, mentre con Skype si possono fare delle call conference di poco inferiori alle riunioni tra persone in carne ad ossa, ma soprattutto si è creato un ponte che unisce i produttori direttamente alle piattaforme digitali come Netflix, Amazon e Hulu, mettendo fuori gioco la funzione intermedia del distributore nazionale.
E’ la globalizzazione all’opera. Una sorta di darwinismo digitale dove soccombono i meno adatti, ma dove nel contempo non si capisce chi sopravvivrà. Se oggi ancora si possono vedere intrepidi attori, registi e piccoli produttori aggirarsi con il loro progetto nello zainetto alla ricerca di un partner (sì perché dire cliente non è elegante) e se ancora si incespica in antiche conoscenze, non sempre sgradite, oppure si costruiscono estemporanee relazioni che aiutano a fare rete. Tra breve tutto ciò sarà ascritto ad un passato glorioso e lontano. Saremo comodamente asserragliati alle nostre scrivanie dietro lo schermo di un computer, dove è semplice rifiutare un progetto o semplicemente snobbarlo spostandolo direttamente nel cestino virtuale. Non ci sarà più l’imbarazzo di argomentare, di affrontare una dialettica con compratori e venditori dalla tecnica raffinata. Potremo evitare gli imprevisti e concentrarsi solo sull’esercizio monotono della regolarità. Tanto ormai gli attori di questa strana industria sono sempre più grossi (e sempre di meno) e gli accordi assorbono più il tempo degli avvocati che non quello dei produttori.
Non è forse un caso che Santa Monica si trovi infatti alla fine del celebre Sunset Boulevard, quindi ben lontana da Hollywood. Proprio in fondo al viale del tramonto, dove cala il sole sul AFM ed in definitiva su tutti i mercati.
Brous Gandin
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