ll Santuario della Madonna dell’Arco è uno dei luoghi di culto mariano più conosciuti e frequentati in Campania, secondo solo al Santuario della Madonna di Pompei.
All’interno del Santuario si venera un’icona della Madonna che sanguinò prodigiosamente nel 1450, lunedì di Pasqua (da cui anche il nome, Madonna del livido).
A partire da questo evento miracoloso si snoda il racconto del docu-film di Alessandra Celesia “Anatomia del Miracolo”, intrecciando le vite di Sue, una pianista coreana di fama internazionale, Giusy, un’antropologa atea nata con una grave disabilità e Fabiana, transgender molto devota alla Madonna dell’Arco.
Le tre donne narrano, ognuna a proprio modo, il legame con la Madonna: la pianista Sue è alla ricerca della propria canzone interiore, del proprio ritmo (citando il poeta Walt Whitman), in una commistione tra musica e fede; Fabiana rappresenta il legame più viscerale tra il popolo napoletano e la devozione; Giusy, toccata nel corpo dalla disabilità, è alla ricerca di una spiegazione della sofferenza in rapporto al miracolo.
Sarà proprio una riflessione portata da Giusy, dopo la visita al Santuario della Madonna dell’Arco, ad avvicinarci al concetto di accettazione di sé in relazione al miracolo. Osservando che, nei secoli, il livido sul volto della Madonna non sia stato cancellato per renderla distinguibile, Giusy considera come siano le sue ferite a renderla riconoscibile, poichè tutto quello che lei ha costruito di se stessa in trent’anni, l’ha edificato sulle sue ferite.
Vincitore del riconoscimento Les Ètoiles de la Scam, il film è stato presentato per la prima volta a Locarno. Anatomia del Miracolo sarà nelle sale a partire dal 13 novembre (si inizia al Beltrade di Milano).
Sabrina Dolcini