La 74^ Mostra d’Arte cinematografica di Venezia apre con l’ultimo film di Alexander Payne dal titolo “Downsizing“. In un mondo sempre più sovrappopolato dove le risorse sono limitate, la soluzione sembra essere quella della miniaturizzazione dell’umanità. Un’equipe di scienziati norvegesi (interessante de localizzazione rispetto ai cliché americani) scopre il modo di rimpicciolire gli esseri umani sino a ridurli ad un’altezza di poco più di 15 centimetri così che possano vivere in cittadine che misurano appena 11 metri per 7 e la cui spazzatura prodotto in un anno può essere comodamente contenuta in un ordinario sacchetto per la spesa. Purtroppo il processo non è reversibile ma come incentivo a chi si offre volontario per la miniaturizzazione è offerta una vita da nababbi.
Il film è in tono di commedia e segue uno dei classici stilemi della fantascienza che prevede di speculare su di un assunto fantastico. In questo caso il risultato è una satira sociale divertente ma anche puntale nell’indagine del delirante mondo del consumismo, dove un’umanità irresponsabilmente vanesia e gaudente corre a tutta velocità incontro al disastro.
Il film è prodotto e distribuito da Paramount che coniuga così le esigenze di botteghino con il film di qualità. Alla base della formula c’è un regista, che in questo film è anche produttore, il quale ha già dato diverse prove d’autore con film ben congeniati e profittevoli come il 25 volte premiato “A proposito di Smith” del 2002 con un grande Jack Nicholson, “Sideways – In viaggio con Jack” e “Paradiso Amaro” per entrambi i quali vinse l’oscar come miglior sceneggiatura non originale e l’ultimo “Nebraska” che ha avuto ben 6 candidature agli Oscar (pur non vincendone alcuna). Ad arricchire poi il cartellone in modo di attirare anche il pubblico mainstream c’è un cast con nomi molto noti composto tra gli altri da Matt Damon, Christoph Waltz, Laura Dern e Udo Kier.
Sicuramente il film ha la capacità di intrattenere chi vuole semplicemente svagarsi e si attende una sorta di “Mamma mi si sono ristretti gli adulti”, ma si presta allo stesso tempo ad una visione in chiave più metaforica, aspetto che analizzando la carriera di Payne non è certo secondario. Dopo “Gravity” la Mostra di Venezia continua quindi a non dimostrare alcuna inibizione nei riguardi della fantascienza e nessuna difficoltà a far spazio alle major, alle quali però, a dire il vero, lo spazio proprio non gli manca. Speriamo quindi che a risultare “rimpiccioliti” non siano alla fine le produzioni di qualità ma di industrie minori.
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