Hostiles

Hostiles – Ostili narra la vicenda del capitano dell’esercito Joseph Blocker (Christian Bale) a cui viene ordinato di scortare un capo guerriero Cheyenne (Falco Giallo, interpretato da Wes Studi) e la sua famiglia, dalla prigione del Nuovo Messico alle praterie del Montana.
Falco Giallo è in punto di morte e la ragion di stato decide che potrà morire nella terra natia: il capitano Blocker, acerrimo nemico degli indiani, accompagnato da un gruppo di soldati reduci da varie battaglie, avrà l’ingrato ruolo di assolvere a tale compito.
Ambientato nel 1892, il film diretto da Scott Cooper ci accompagna in un lungo e pericoloso viaggio, di circa mille miglia, in cui tutti i protagonisti dovranno affrontare sofferenze, perdite, violenze.


Si unirà al gruppo Rosalee Quaid, interpretata dall’intensa e bellissima Rosamund Pike, donna a cui la vita ha tolto gli affetti più cari con orribile violenza.
Tra tribu’ ostili, accampamenti notturni, cacciatori di pelli, uomini condannati a morte, immense praterie e panorami mozzafiato, Hostiles – Ostili non riesce però ad essere un film convincente.
Una sceneggiatura carente e stereotipata conduce ad una narrazione monotona e ripetitiva, non giustificando i 127 interminabili minuti di questo film.
L’utilizzo della lingua dei nativi americani e di alcune loro tradizioni appare come esercizio di stile, lontano dall’impatto che ebbe sullo spettatore, ormai 27 anni fa, il film Balla coi lupi; i protagonisti non riescono ad avere lo spessore necessario, sono come appiattiti in skills da esercitare in base alla situazione.
Una citazione che vale la pena riportare è riferita al massacro di pellerossa del 1890, che molti ricorderanno grazie al libro di Dee Brown “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee”.
Al cinema dal 1 marzo 2018.

Sabrina Dolcini

Mediterranei

Riziero è tornato. Il giovane cavaliere di Pietracuta, da un lato valoroso difensore della Roma papalina del Settecento, dall’altro affascinante mascalzone (come ebbe a definirlo Federico Fellini, che amava questo personaggio e avrebbe voluto trarne un film), è stavolta alle prese con un intrigo che lo conduce sull’altra sponda del Mediterraneo.

Siamo nel 1744 e, nel giro di poche notti, scompaiono in circostanze misteriose tre fanciulle di diversa estrazione sociale. Chiamato dal Papa a risolvere l’enigma, Riziero si trova subito in acque perigliose, che lo porteranno in Sicilia e da lì a Tunisi e Algeri tra barbari schiavisti di cristiani. Come in un inarrestabile effetto domino, una difficoltà genera la successiva: e così eccoci, accanto a Riziero, a districarci tra le trame segrete dei Beati Paoli, fronteggiare l’attacco di una nave pirata in mare aperto, invischiati tra mercanti di schiavi senza scrupoli, irretiti da seducenti odalische velate, fino a rischiare l’evirazione, in una scena al tempo stesso inquietante e divertente, forse la più memorabile dell’intera avventura. Per poi scoprire, una volta arrivati al nocciolo della questione, che… non tutto è come appare. E spesso gli “altri”, i cosiddetti barbari, sono vittime inconsapevoli delle trame oscure delle cosiddette popolazioni civilizzate. Tra le righe, sapientemente celata eppure inequivocabile, la metafora storica di tempi più recenti: le manovre a fini di colonialismo economico dell’Italia in Libia (nel Mediterraneo, appunto), fino ad arrivare alle pretestuose guerre di religione che celano mire espansionistiche.

Giunto alla terza tappa del ciclo di Riziero, dopo il fortunato “Il Conclave” e “Riziero e il Collegio invisibile” (senza dimenticare la raccolta di racconti “Riziero e il gioco dei tarocchi”), il sociologo Fabrizio Battistelli dimostra in “Mediterranei” (Edizioni Pendagron) una maturità di scrittore sempre più convincente. La precisione della ricostruzione storica e la cura dei dettagli sono al servizio degli intrighi avventurosi senza mai prevaricare o risultare leziosi. Allo stesso modo lo stile, che omaggia gli archetipi della letteratura di genere, da Defoe a Dumas, fluisce ricco ma non complesso, preciso ma non didascalico, facendo dimenticare al lettore che ci muoviamo in un contesto storico e geografico assai sofisticato e agganciandolo invece, empaticamente, al nostro eroe e alle sue vicissitudini. Battistelli conosce bene il romanzo storico d’avventura e Riziero è l’icona di un periodo fecondissimo di spunti e fino ad oggi poco sfruttato dalla letteratura di casa nostra.

Luigi Sardiello

La Ruota delle Meraviglie

Titolo originale: Wonder Wheel
Regia: Woody Allen
Cast: Kate Winslet, Juno Temple, Justin Timberlake, Jim Belushi, Max Casella, Tony Sirico,
Steve Schirripa, Jack Gore, Debi Mazar, Geneva Carr, David Krumholtz, Robert C. Kirk, Tommy Nohilly.

Genere: Drammatico
Durata: 101 minuti
La distribuzione americana ha voluto omaggiare Woody Allen presentando “La ruota delle meraviglie”
(film di chiusura del New York Film Festival il 14 ottobre 2017) il primo dicembre 2017, lo stesso giorno dell’ottantaduesimo compleanno del regista.
Quattro storie, sullo sfondo la pittoresca Coney Island, con la spiaggia, la passerella e le scintillanti attrazioni lungo il litorale,
si intrecciano per ognuno dei personaggi, un ex attrice (Kate Winslet), il bagnino Mikey ( (Justin Timberlake),
il giostraio Humpty (Jim Belushi) e sua figlia (Juno Temple).

Un racconto basato su fragili speranze, sogni, passioni e tradimenti in puro stile Allen, ma poco credibile.
Amazon poteva anche mettere qualche dollaro in più e Woody fare qualche film in meno, trovando una concentrazione maggiore.
Kate Winslet, tiene magistralmente la parte… anche se non è propriamente la sua.

Nulla da eccepire sulla fotografia, non per niente è di Vittorio Storaro.

Al cinema il 13/12/20177