Piccole cose come queste

Regia: Tim Mielants
Attori: Cillian Murphy , Emily Watson , Eileen Walsh , Michelle Fairley
Genere: Drammatico
Paese: Irlanda, Usa, Belgio
Durata 96 ‘

Al cinema dal 28 novembre 2024 – trailer disponibile qui.

Bill Furlong (Cillian Murphy) è un commerciante di carbone, un uomo taciturno che ha dedicato tutta la vita al lavoro, alla moglie Eileen e alle cinque figlie. Quando per caso scopre un terribile segreto nascosto nel convento locale, diretto da suor Mary (Emily Watson), i ricordi più dolorosi del suo passato tornano a galla. Sarà il momento per Bill di decidere se voltarsi dall’altra parte o ascoltare il proprio cuore e sfidare l’intera comunità.

Adattamento dell’omonimo romanzo di Claire Keegan, la pellicola esplora tematiche profonde come il coraggio morale e il potere della chiesta Cattolica nell’Irlanda degli anni ’80. La trama si svolge tra Bill e una giovane donna intrappolata in un convento che risveglia in lui un profondo senso di responsabilità e una crisi di coscienza. Murphy offre una performance straordinaria, esprimendo con sguardi e silenzi il tormento interiore di un uomo che lotta contro il silenzio complice della sua comunità.

Non poniamo dubbi sulla bravura di Murphy ma forse su un suo approccio eccessivamente intimista nell’ambito della narrazione, molto probabilmente la regia di Tim Mielants adotta una messa in scena minimalista e contemplativa, enfatizzando la solitudine interiore del protagonista. Bill Furlong lo vediamo spesso apparire con il capo inclinato e lo sguardo rivolto verso il basso, un dettaglio che sottolinea il suo conflitto morale e la sua umiltà. Questo linguaggio del corpo è comunque coerente con la tematica della storia anche se il tono introspettivo potrebbe fornire una staticità emotiva.
Sullo stesso tema ricordiamo il film The Magdalene Sisters, premiato alla mostra del cinema di Venezia nel 2002 con il Leone d’Oro che per la sua rappresentazione viscerale e forte denuncia sociale ha influenzato opere successive, anche se quest’ultimo adottava uno stile più crudo e diretto rispetto al registro lento e riflessivo di Piccole cose come queste, in cui il dolore è raccontato appunto attraverso gesti quotidiani e silenzi.

 

 

 

 

 

Miriam Dimase

THE STRANGERS – Capitolo 1

THE STRANGERS: Capitolo 1 arriva al cinema con Vertice 360, trailer disponibile qui.

Il primo film della trilogia horror diretta da Renny Harlin ( (Nightmare 4 – Il non risveglio, 58 minuti per morire – Die Harder, Cliffhanger, L’esorcista – La genesi, The Covenant, Il passo del diavolo) è interpretato da Madelaine Petsch e Froy Gutierrez

Renny Harlin torna al genere horror con questa saga ispirata al film omonimo del 2008 di Bryan Bertino. In questo primo capitolo una giovane coppia, dopo un inaspettato guasto all’auto, è costretta a trascorrere la notte in un cottage isolato situato in una città inquietante. La permanenza dei due viene sconvolta dall’arrivo di tre sconosciuti che terrorizzano la coppia agendo senza pietà.

Il primo capitolo della trilogia ci mette di fronte a una pellicola con trama e contenuti tipici del classico film horror: la casa isolata, una coppia minacciata da persone mascherate, la notte, le violenze immotivate, gli intrusi che devono essere eliminati e via dicendo.
Il finale stesso è molto prevedibile.

Anche basandosi su uno schema classico si possono fare, nel caso del cinema horror come in altri generi cinematografici, dei film interessanti, con delle punte di originalità. In questo film invece lo stereotipo è talmente continuo e diffuso da rendere il film noioso e totalmente scontato.
Che cosa c’è di peggio in una pellicola horror dover frenare lo sbadiglio e far fatica a non lasciar cadere la palpebra? Speriamo nei capitoli seguenti…

 

 

 

 

Serena Pasinetti

FIORE MIO

Dopo il successo de Le otto montagne – tratto dal suo omonimo romanzo e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022 – Paolo Cognetti arriva al cinema il 25, 26 e 27 novembre con FIORE MIO (dettagli e sale su nexostudios.it, trailer disponibile qui) il primo film scritto, diretto e interpretato dallo scrittore, prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e EDI Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste.

Protagonista di FIORE MIO – che è stato presentato al Locarno Film Festival e al Festival dei Popoli di Firenze e che dopo l’uscita italiana sarà distribuito in tutto il mondo da Nexo Studios – è il tema più viscerale della poetica di Cognetti: quella montagna che l’autore ha esplorato anche nel documentario Sogni di Grande Nord diretto da Dario Acocella, dove ha seguito le tracce del Christopher McCandless’ di Into the Wild negli incredibili e remoti scenari dell’Alaska. Questa volta il viaggio di Paolo Cognetti si fa più vicino allo spettatore e racconta la sua montagna: il Monte Rosa.

Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Paolo Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. Cognetti racconta così la sua montagna sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai, un’opera in cui l’artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente i punti di vista e raccontando la vita che scorre a vari livelli.
Nel suo viaggio sul Monte Rosa Cognetti non è solo. Con lui ci sono il direttore della fotografia Ruben Impens, conosciuto sul set delle Le otto montagne e che firma anche la fotografia di Fiore Mio, e le persone incontrate durante questo viaggio. Come l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono anche Arturo Squinobal, una vita dedicata alle montagne e un volto che ne ricorda le tracce, e sua figlia Marta, che Paolo conosce sin dall’infanzia e che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi. E ancora ci sono Corinne e Mia, donne dei rifugi.  C’è il silenzioso eppure tagliente Sete, sherpa d’alta quota che ha scalato tre Ottomila, Everest, Manaslu e Daulaghiri, e si divide tra Italia e Nepal: lavora qui d’estate e d’inverno, mentre in autunno e in primavppera fa la guida per i trekking in Himalaya, dove ha moglie e figli. E poi c’è il cane Laki, inseparabile compagno di camminate.

Fiore mio non è solo un documentario nel senso di “documentare” che cosa sta succedendo alle montagne care a Cognetti e non è un film di finzione.
È un po’ di tutto questo ma soprattutto è un film sull’amicizia e sui rapporti.
Emergono personaggi che sono soprattutto amici di vecchia data o nuovi conosciuti attraverso il film. Ed è un film sui rapporti tra le persone ma soprattutto nei riguardi della montagna di coloro che gestiscono i rifugi e che raccontano il loro vissuto e il loro “dentro” in questi luoghi solitari.
Su tutto giganteggìa il profondo rapporto tra Cognetti e il suo cane Laki: inseparabili e straordinari nel loro instancabile camminare.

 

 

 

 

 

 

 

Serena Pasinetti

XX Edizione del Terni Film Festival: “The Big Blue”

La XX edizione del Terni Film Festival, diretta da Moni Ovadia, da sabato 16 per proseguire fino a domenica 24 novembre 2024 è un trionfo di cinema, cultura e messaggi di speranza. Con il tema “The Big Blue“, il festival ha esplorato temi come la violenza di genere, l’immigrazione e l’emergenza acqua, offrendo un programma ricco e variegato,  le opere in concorso arrivano da 4 continenti e 24 paesi diversi: l’Italia fa ovviamente la parte del leone con 49 opere, seguita da Bangladesh e IranTurchiaFranciaGiappone e Polonia, e – con un’opera ciascuno – BelgioBrasileCinaOlandaMessicoGiordaniaMaroccoPakistanStati UnitiAlbania, Repubblica CecaIraqCoreaTahilandiaRegno UnitoIsraele e Palestina.

Lo scorso anno il focus francescano aveva celebrato gli 800 anni del presepe di Greccio proiettando in anteprima assoluta l’ultimo film prodotto sul santo di Assisi quest’anno celebra gli 800 anni delle stimmate con il primo film in assoluto: Il Poverello di Assisi del 1911; un evento organizzato in collaborazione con la Filmoteca Vaticana (in cui è custodita una rarissima copia dell’opera) con le musiche eseguite dal vivo.

Tra gli eventi di spicco, la proiezione del documentario “Parlami d’amore” dedicato ad Achille Togliani, diretto dal figlio Adelmo. Achille Togliani, cantante e attore, è stato partner di Sophia Loren e uno dei fondatori del Festival di Sanremo. La proiezione si è tenuta al Cinema Politeama il 17 novembre alle 15:30.

Un altro evento importante è stato l’incontro con il regista Marco Risi, che ha presentato il suo ultimo film “Il punto di rugiada“, uscito nel 2023. Il film racconta la storia di un ragazzo viziato e sregolato, costretto a svolgere lavori socialmente utili in una casa di riposo dopo aver causato un incidente stradale. “Per Elisa, il caso Claps”, con un toccante incontro con Gildo Claps, fratello della protagonista.

THE BIG BLUE – TERNI FILM FESTIVAL 2024 | Portale Istituzionale del ...

Il festival ha anche ospitato cineforum per le scuole, proiezioni di cortometraggi e lungometraggi, e spettacoli teatrali, coinvolgendo un pubblico vasto e diversificato. Un evento che ha dimostrato come il cinema possa essere un potente strumento di riflessione e cambiamento sociale.

La Redazione

TERRA INCOGNITA

Il film documentario di Enrico Masi, TERRA INCOGNITA al Torino Film Industry che si terrà a Torino (21-27 novembre 2024).

Terra Incognita avrà la sua anteprima pubblica in Italia al prossimo Festival dei Popoli nel Concorso Internazionale Lungometraggi.

Sabato 23 novembre alle ore 19.00 il film sarà proiettato al Cinema Greenwich 

Con un ampio lavoro di ricerca e sviluppo durato sei anni, girato tra Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Spagna e Italia (in particolare in Piemonte), il film è coprodotto da Caucaso (Italia), Rai Cinema (Italia) e Les Alchimistes (Francia), con il sostegno di Ministero della Cultura, Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, CNC FAIA e Région Sud.

Il documentario. L’energia nucleare e il futuro del pianeta: nelle storie contrapposte di una famiglia che vive isolata in un villaggio alpino e dell’esperimento atomico ITER in corso a Caradache in Francia, la sfida comune per la sopravvivenza. Terra Incognita esplora il tema dell’approvvigionamento energetico e affronta la condizione dell’umano a contatto con la necessità di sopravvivenza sul pianeta, gli armamenti, il sistema economico famigliare.

La dimensione musicale. Un vasto paesaggio compositivo completa lo sguardo degli autori, con il contributo diegetico dei componenti della famiglia e per la parte nucleare con un lavoro di partitura allargato e condiviso, tra il pianoforte e l’elettronica di Fabrizio Puglisi e la voce di Margareth Kammerer.

Link al trailer: http://vimeo.com/1023243228/a644fefe60?share=copy

La Redazione

Il giurato numero due

Il giurato numero due

Regia di Clint Eastwood

Nicholas Hoult: Justin Kemp, Toni Collette: Faith Killebrew, J. K. Simmons: Harold, Chris Messina: Eric Resnick, Zoey Deutch: Ally Kemp, Cedric Yarbrough: Marcus, Kiefer Sutherland: Larry Lasker, Gabriel Basso: James Sythe, Francesca Eastwood: Kendall Carter, Leslie Bibb: Denice Aldworth, Amy Aquino: giudice Thelma Hollu.

Specialmente l’ultima parte della carriera da regista di Clint Eastwood è caratterizzata da una propensione a raccontare storie vere, casi di cronaca anche noti. Non si tratta, a mio avviso, del tentativo di attrarre l’attenzione del pubblico con un racconto che cavalca la notorietà e le polemiche su avvenimenti realmente accaduti, quanto piuttosto della necessità di mostrare come la verità, anche in storie reali, non sia mai come ci viene presentata. Tutti i giorni siamo di fronte a una lettura dei fatti che accadono derivante da schemi preconcetti e ancora più spesso da classificazioni di comodo, fuorvianti e manipolate ad arte, al punto da distorcere completamente e spesso ribaltare del tutto la realtà. È questo il caso di quella che sembra una storia di violenza su una donna da parte del suo fidanzato. I due litigano in un bar sotto gli occhi di diverse persone, poi escono e si separano.

Risultato immagine per Il giurato numero due Regia di Clint Eastwood poster

Il mattino dopo la ragazza viene trovata senza vita in fondo ad un fosso sotto una strada secondaria. Immediatamente viene denunciato il suo fidanzato e, nonostante l’impegno dell’avvocato della difesa, i giurati vorrebbero emettere un rapido giudizio contro l’imputato, che ha un passato da poco di buono, e tornare velocemente ai propri affari quotidiani: tanto si sa che ad uccidere le ragazze sono i fidanzati violenti. Ma il caso vuole che uno dei 12 giurati coinvolti nel processo fosse quella stessa sera nello stesso bar. E che abbia lasciato il posto subito dopo la coppia. In realtà è lui che, pensando inizialmente di aver investito un cervo, si rende conto di aver investito la ragazza facendola precipitare nel crepaccio, complici il buio e una pioggia torrenziale. Nasce quindi la questione morale: se si costituisce gli daranno l’ergastolo, proprio quando lui è riuscito a disintossicarsi dall’alcol e la moglie, dopo un doloroso aborto spontaneo, è di nuovo incinta.

C’è un modo per non far incarcerare un innocente e allo stesso tempo salvare sé stesso?

Risultato immagine per Il giurato numero due Regia di Clint Eastwood poster

Giurato numero 2“, al pari degli altri lavori del regista americano, ha uno stile asciutto e scarno, che evita ogni spettacolarizzazione mettendosi discretamente al servizio dei personaggi e dei fatti raccontati. Il suo limite può essere rintracciato nella scelta di raccontare troppo col dialogo a discapito della visione, ma l’esempio di cinema civile resta valido, il racconto del reale diviene parabola per mostrarci i limiti della comunicazione di massa, che bypassa la realtà per riportare tutto in comodi cliché, anche a costo di condannare un innocente.

Guarda il trailer

https://youtu.be/9bkpCa0ZgE8?si=hXHZRGuPIpaj6JUQ

Bruno Di Marcello

 

LA COSA MIGLIORE

Regia di Federico Ferrone
con: Luka Zunic, Abdessamad Bannaq, Lawrence Hachem Ebaji e con Fabrizio Ferracane, Giulia Valenti, Francesca Rabbi
Durata: 98′
Genere: drammatico
Prodotto da Apapaja in collaborazione con Rai Cinema
Distribuito da Lo Scrittoio

Concorso Panorama Italia – Alice nella Città

Al cinema dal 14 novembre

Trailer disponibile qui

Mattia è un adolescente della provincia italiana che ama l’hip-hop tramite cui esprime con violenza i conflitti interiori e le contraddizioni tipiche della sua età.
La morte del fratello maggiore, di cui si sente responsabile, lo tormenta al punto da abbandonare la musica, lasciare la scuola, andare a lavorare nella stessa fabbrica dove c’era suo fratello e affrontare un periodo doloroso di grandi cambiamenti.
In fabbrica fa amicizia con Murad, un collega marocchino, piuttosto riluttante a seguire le regole dell’Islam ma che ha un fratello, Rashid, invece molto osservante. Sarà quest’ultimo a cercare di incanalare Mattia piano piano verso l’estremismo.

“La cosa migliore ” è, per Federico Ferrone, il primo progetto di film di finzione.
Le tematiche affrontate sono universali e di notevole impatto emotivo: la rabbia e la conseguente violenza, i conflitti familiari e sociali, le inquietudini interne e il desiderio di appartenenza a forme di comunità, che siano la musica, la politica , lo sport e anche la religione, come in questo caso, che possano riempire un vuoto esistenziale. Poi ciascuno aderisce a queste scelte secondo la propria evoluzione personale, non disdegnando derive pericolose o al limite, violente.
La storia di Mattia è esemplare: un adolescente di oggi in conflitto con se stesso, sensibile e inquieto. Una storia di solitudine dove la tentazione di discendere agli inferi è forte.
Farà la sua scelta.

Per quanto riguarda l’ambientazione di questa storia, grazie all’esperienza documentaria del regista, è precisa e sempre coerente all’evolvere del protagonista.
Qualche incertezza si nota, forse, nella sceneggiatura.
L’impianto dialogico è un po’ acerbo e talvolta l’esternazione delle emozioni passa più tramite gli sguardi degli interpreti, indiscutibilmente molto bravi, che non le parole stesse.
Con tutto ciò, un’opera prima apprezzabile e da vedere.

 

 

 

 

Pia Larocchi

LE DÉLUGE – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

un film di GIANLUCA JODICE

soggetto e sceneggiatura: FILIPPO GRAVINO e GIANLUCA JODICE

con: GUILLAUME CANET, MÉLANIE LAURENT, AURORE BROUTIN, HUGO DILLON, TOM HUDSON, ROXANE DURAN, ANOUK ARWIN HOMEWOOD, VIDAL ARZONI e con FABRIZIO RONGIONE

una coproduzione ITALIA FRANCIA

una produzione ASCENT FILM con RAI CINEMA e ADLER

Quando si parla di Maria Antonietta e Luigi XVI vengono subito alla mente merletti, alte parrucche, vestiti sgargianti, Versailles oppure la ghigliottina.
Tra questi due estremi, c’è un tempo che nessuno ha mai raccontato: i pochi mesi in cui gli ultimi re e regina di Francia con i loro due figli vennero incarcerati in un castello alle porte di Parigi, in attesa di essere giustiziati.

Basandosi sui diari di Cléry, valletto del re a cui venne concesso di accompagnare la famiglia reale nella detenzione, il film guarda all’interno del gruppo familiare offrendoci l’immagine privata e non solo pubblica di Luigi e Maria Antonietta.
Nel contempo intorno troviamo i rivoluzionari non meri esecutori di una condanna ma uomini in crisi di fronte a due reali non più tali. Lo scorrere dei giorni fa emergere i diversi atteggiamenti nei confronti di quanto sta accadendo evidenziando i caratteri di ognuno.

Il film è diviso in tre parti e, in ognuno dei capitoli, la camera e le luci vengono usati in maniera diversa, ottenendo un risultato estetico di tutto rilievo.
Gli attori sono bravissimi e Guillaume Canet è quasi irriconoscibile grazie a un efficacissimo trucco.
Ma quello che ci chiediamo è: ha senso darci un’immagine quasi capovolta della Rivoluzione Francese facendo dei “Buoni” i “Cattivi ” e viceversa? A ognuno la risposta.

Il film è stato presentato in apertura al Festival di Locarno 2024 e uscirà nelle sale il 21 novembre.

 

 

 

 

Serena Pasinetti

FILMMAKER FESTIVAL dal 16 al 24 novembre a Milano

FILMMAKER FESTIVAL

16 – 24 novembre | Milano | Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino, Cineteca Milano MiC

filmmakerfest.com  | #FilmmakerFest2024 | #FMK2024

Dal cinema diretto alla fisicità del cinema in prima persona, dal film saggio alla testimonianza militante, dalla pellicola 16mm alla realtà virtuale: è un programma che non teme di contraddirsi quello di Filmmaker 2024 che interpreta in modo attivo le tendenze dell’immagine contemporanea, scava nel passato della sperimentazione, si intrufola nelle botteghe dei registi più innovativi e affianca il lavoro di artisti-didatti e dei loro discepoli. Solo guardando in tutte le direzioni e istituendo un dialogo serrato con chi il cinema lo fa è possibile comprendere il cambiamento, intuirne le direzioni e le ricadute in una vita quotidiana sempre più invasa dalla comunicazione. La passione per il cinema può essere intesa come modalità della cittadinanza.

Per questo Filmmaker allarga il ventaglio delle sue collaborazioni – con Careof per ArteVisione – e approfondisce quelle storiche – con il CSC Cineteca nazionale per il progetto retrospettivo dedicato ad Adriano Aprà – conferma le sue sale (Arcobaleno e Cineteca) e chiama a raccolta pubblico vecchio e nuovo. 

Il programma si articola in otto sezioni: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori concorso, Interferenze, Retrospettiva: Prometeo liberato – il “Nuovo Cinema” per Adriano Aprà, Filmmaker Expanded, Filmmaker Moderns, Teatro Sconfinato per un totale di 64 titoli di cui 40 prime mondiali e 11 prime italiane.

SERATA DI APERTURA

Filmmaker 2024 si apre con due film, due sguardi prossimi ma divergenti, che ben introducono lo spirito di ricerca che attraversa tutta la programmazione. In Allégorie Citadine, presentato alla Mostra di Venezia, lo sguardo di Alice Rohrwacher incrocia quello dell’artista francese JR, per una variazione sul Mito della Caverna. Platone si chiede: «Cosa accadrebbe se uno dei prigionieri si liberasse dalle sue catene e riuscisse a fuggire dalla caverna? E se quel prigioniero fosse un bambino di sette anni?».

I due artisti entrano ciascuno nell’universo poetico dell’altro componendo una danza scanzonata sul potere della fantasia che vola leggera nei sogni di un ragazzino febbricitante addormentato a teatro, in una Parigi segreta che esplode nella meraviglia dei murales di JR. Al centro, artefice e mago, il regista misterioso: Leos Carax, eterno sognatore coi suoi occhiali neri che racchiudono un’altra visione. È lui che rivela al piccolo il segreto. Ma quale?

Forse lo stesso che racchiude in C’est pas moi di Leos Carax – film del Concorso internazionale, in anteprima italiana dopo la presentazione al Festival di Cannes – un diario che dichiara l’amore per Godard e per il cinema, si intreccia nella vita, fra le immagini altrui, la figlia Nastya, la memoria di volti e figure familiari, Denis Lavant flaneur lunare e punk sui ponti e le strade parigine, John Ford e Nick Ray. 

«La bellezza chiede un battito di ciglia»: tutto quello che è già stato visto, che esiste, lo riscopriamo con uno sguardo nuovo, la luce è cambiata, la musica anche. Carax ricrea, cerca un senso, ritrova un lampo nascosto, giungendo probabilmente alla risposta definitiva: ovvero che oggi, per vedere (anche chi siamo), bisogna chiudere gli occhi. La risposta ai mash-up, ai remix, agli io esibiti nelle stories di un uomo del Novecento, per cui le immagini pesano e pensano. Uno stream(ing) of consciousness critico, uno scherzo struggente, una lezione di cinema: il modo giusto, per aprire Filmmaker.

SERATA DI CHIUSURA – “SULLA TERRA LEGGERI” DI SARA FGAIER

Esistiamo davvero senza amore? Questo assoluto in cui il protagonista per ritrovarsi deve ritrovare l’amata, e come Orfeo farla rivivere ma nella sua memoria, è il punto di partenza di Sulla terra leggeri (presto nelle sale con Luce Cinecittà) la magnifica opera prima di Sara Fgaier, presentata in concorso a Locarno. Che si avventura nell’assoluto dei sentimenti sul filo della memoria perduta e ritrovata del suo protagonista, un uomo che non può accettare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita. Per l’autrice non si tratta di scrivere una storia d’amore ma di renderla visibile, di farla immagine prima che la parola le dia una voce. «Una scommessa romantica che ci ha fatto scegliere Sulla terra leggeri come nostro film del futuro per congedarci dal nostro pubblico».

 

CONCORSO INTERNAZIONALE 

La selezione di quest’anno unisce negli undici titoli, tutti in anteprima italiana o mondiale, nomi conosciuti e molto amati dal pubblico di Filmmaker, maestri e maestre del documentario e innovatori al confine fra arte, cinema e sperimentazione. Attualissime le tematiche: ecologia, conflitti, decolonizzazione, cura e salute mentale, racconto del sé.

Ruth Beckermann (Favoriten) e Claire Simon (Apprendre) realizzano due film ambientati rispettivamente nel sistema scolastico austriaco e francese per parlarci di seconde generazioni, di inclusione e ius scholae la prima; e del valore della democrazia e dell’educazione alla felicità la seconda. 

Khavn De La Cruz, artista filippino dalla produzione multiforme, ripercorre in Makamisa – Phantasm of Revenge la decolonizzazione e la liberazione dall’occupazione spagnola del suo Paese attraverso l’opera del poeta rivoluzionario José Rizal, intercettando le rivendicazioni che da decenni scuotono gli equilibri globali dopo la caduta dei grandi imperi occupanti. 

Il tema del conflitto diviene il dispositivo utilizzato da Oksana Karpovych in Intercepted, che affronta la guerra fra Ucraina e Russia attraverso le conversazioni dei soldati russi intercettati dall’esercito ucraino. E nelle immagini di un paesaggio che cerca invece, malgrado tutto, una “normale” quotidianità.

L’ambiente e il rapporto fra umano e mondo animale sono al centro di The Invisible Zoo di Romuald Karmakar. Il regista tedesco, fra i nomi di punta del documentario mondiale, filma lo zoo di Ginevra in cui si materializzano il desiderio di tutela degli animali – minacciati dall’umanità stessa – e la preservazione della loro libertà.

La natura è il punto di partenza anche per le sperimentazioni di Johann Lurf e Christina Jauernik: Revolving Rounds è una visione in pellicola 3D, fra un “viaggio spaziale” e un trip lisergico all’interno del codice genetico di una pianta, della pellicola cinematografica e di noi stessi.

Due i titoli italiani, entrambi in prima mondiale, che esplorano altrettante vie del documentario contemporaneo. Declina un cinema alla prima persona che coinvolge sentimenti universali, Donatella di Cicco in Via Campegna 58, scala I, Interno 8, 80421, Napoli, una narrazione famigliare che riflette sui rapporti fra generazioni e sulla trasmissione della memoria. 

Massimo D’Anolfi e Martina Parenti con Un documento, girato all’interno della sezione di Etnopsichiatria dell’ospedale Niguarda di Milano, lavorano invece su un cinema di osservazione per indagare le fratture del presente. Il tema della cura è anche il riferimento per Nicolas Philibert in Averroès e Rosa Parks (in Italia uscirà per I Wonder Pictures): una riflessione sul mondo di oggi attraverso il microcosmo del Polo psichiatrico di Parigi. 

L’io torna anche nel lavoro di John Smith, maestro britannico del cinema d’avanguardia, che in Being John Smith realizza con umorismo un film-saggio intorno al suo nome, a sé stesso, al nostro tempo.

La Giuria del Concorso Internazionale è composta da: Anna Franceschini (artista), Roberto Manassero (critico, programmatore), Tommaso Santambrogio (regista).

CONCORSO PROSPETTIVE 

Dedicata a autrici e autori fino a 35 anni, la sezione è nata con il desiderio di mappare tendenze, sperimentazioni, vie di fuga del nostro cinema che sarà, proponendosi come un laboratorio senza distinzioni di generi, lunghezze, formati. Quindici i titoli della selezione, tutti in anteprima mondiale e nazionale, che esprimono una grande varietà di soggetti e di linguaggi per confrontarsi con identità di genere, uso dell’archivio, voci femminili, geografie contemporanee. 

Le storie di donne del passato in L’eco dei fiori sommersi di Rosa Maietta: negli archivi di Napoli l’autrice scopre racconti di violenze e di emarginazione che si proiettano nel presente. 

Camilla Salvatore compone in Il capitone il ritratto intimo di Vanessa, una ragazza trans filmata per più anni nel rapporto con sé stessa, con gli amici, con la madre che l’ha sempre sostenuta: una battaglia che continua.

La gentrificazione di Milano è al centro di Esseri urbani di Mariasole Caio, Marco Occhionero, Camilla Parodi, Simone Pontini, che incrociando diverse esperienze mostra i cambiamenti rapidi dei quartieri della città e l’espulsione dei loro abitanti.

Partono dalle immagini e dai materiali di archivio Noah Zoratti (Parlando ad un Ritratto), Veronica Orrù (Un modo di sorridere insolito), Hleb Papou (Lettera di un sicario), Silvia Cuconati – Passi (O quel che si ricorda) per costruire storie che fra le memorie famigliari, le invenzioni narrative, i propri vissuti incrociano un racconto italiano del Novecento e le domande poste dall’archivio stesso, frammenti di infanzia, materiali anonimi. Giocano invece con irriverenza sui bordi della finzione Diego Fossati che in Fratello documentario segue le fantasie e i tonfi del narcisismo di un giovane attore. E Castrense Scaturro e Federico Scrima che in Auto-tune creano una corrispondenza fra il reale dei protagonisti, tre giovani musicisti di Catania, e i personaggi che interpretano. 

È un coming of age Fermate il tempo di Davide Finocchiaro, sui passaggi dall’adolescenza alle nuove scelte. Una lavoratrice domestica a Parigi è la protagonista di Madelyn, documentario di osservazione (con sorpresa finale) di Marco Trotta, sviluppato all’interno degli Ateliers Varan.

Si confrontano con la cecità – come condizione fisica e spirituale – Tommaso Bellinzaghi con Fuori campo sulla Hurricane Cisv Varese, la squadra di baseball di non vedenti e Luca Pallaro che in Cieco riflette a partire dalla perdita della vista del suo personaggio sulle possibilità della rappresentazione.

È un viaggio in Giappone, sospeso fra la dimensione onirica e quella reale Sado di Davide Palella mentre esplora le possibilità del linguaggio e le sue “invenzioni” attraverso l’esperienza del protagonista Vitaliy’s Dream di Martino Santori

La stessa ricchezza si ritrova nelle proposte della sezione Fuori concorso che offre I sonnambuli di Luana Giardino, la vecchia generazione di una provincia italiana racchiusa nel Circolo ricreativo fuori dal tempo, La maison Dieu di Alberto Baroni, Meditazioni per l’Apocalisse di Irene Dorigotti e Amerika di Saverio Corti.

La Giuria del Concorso Prospettive è composta da: Federico Frefel (regista), Maria Guidone (regista), Emma Onesti (regista).

FUORI CONCORSO

Cinque proposte, una pluralità di sguardi in cui la ricerca e la sperimentazione dialogano col racconto politico nel nostro tempo. 

In anteprima italiana Filmmaker presenta nella rinnovata collaborazione con il Goethe-Institut Mailand, Filmstunde_23, il nuovo film di Edgar Reitz. Il grande regista tedesco premiato alla scorsa Berlinale col Berlinale Camera Award, ritrova dopo oltre cinquant’anni la sua classe di un ginnasio femminile dove ha insegnato cinema nel 1968. Insieme a lui le ex-studentesse fanno un bilancio delle loro esistenze attraverso le immagini: una scommessa pedagogica che si fa narrazione nel tempo. Affermando la potenza e la necessità del cinema.

Premiato con la Concha d’oro allo scorso festival di San Sebastiàn, Tardes de soledad è il nuovo film di Albert Serra, l’inventivo regista catalano, fra gli autori più colti e originali dell’attuale panorama europeo. Protagonista è il giovane e iconico torero Andrés Roca Rey, attraverso la sua figura Serra costruisce un’indagine nel mito della corrida, nella sua ambiguità passata e presente, fra le sue diverse rappresentazioni. 

Un ritratto è anche il nuovo film di Marie Losier, autrice camp con passione per le culture underground a cui Filmmaker ha dedicato una personale nel 2016. Peaches goes Bananas racconta da vicino Peaches, artista queer femminista divenuta, all’inizio del nuovo millennio, un’icona dell’electroclash. E restituisce sul formato dei 16mm la vitalità di una traiettoria musicale che ha saputo farsi voce delle istanze Lgbtqi+.

Le macerie dell’ex Istituto Marchiondi-Spagliardi progettato negli anni Cinquanta a Baggio da Vittoriano Viganò e le utopie fallite di Milano: a partire da qui Andrea Caccia in Né ombra né luce (prima mondiale) si avventura insieme agli studenti dell’Istituto Rosa Luxemburg nella storia della città. 

L’attualità e l’analisi storica e politica si intrecciano in No Other Land (che sarà distribuito da Wanted) di Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor. Basel è un giovane attivista palestinese che filma la sua vita a Masafer Yatta, in Cisgiordania, e la brutalità dell’occupazione israeliana da quando è ragazzino. Yuval è un giovane giornalista israeliano che vuole denunciare le violenze del governo del suo Paese. Il film, premiato come migliore documentario alla scorsa Berlinale, racconta questa battaglia di sopravvivenza attraverso un lavoro collettivo.

INTERFERENZE

Il cinema incontra l’arte contemporanea in due programmi con Masbedo e Saodat Ismailova. 

I luoghi diventano storia in Pantelleria, il cortometraggio dei Masbedo girato sull’isola siciliana, incrociando una storia reale di guerra, il bombardamento da parte degli alleati, a quella della sua narrazione. Il duo artistico composto da Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni è anche la “guida” per un gruppo di giovani artiste e artisti nel progetto Perdersi nell’espanso. Un laboratorio – organizzato da Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti – in collaborazione con Careof e Filmmaker – che ha prodotto dodici brevi film a partire dalla scommessa di espandere l’arte visiva nel cinema. E viceversa.

Saodat Ismailova (in collaborazione con Careof per ArteVisione). Fra le artiste contemporanee più innovative della sua generazione, Saodat Ismailova lavora tra cinema, suono e arte visiva. I suoi film e le sue installazioni, riflettono sull’eredità coloniale, il potere della natura, le relazioni fra umano e ambiente, ponendo al centro la femminilità. Bibi Shesanbe segue nelle loro attività quotidiane diverse generazioni di donne uzbeke, il Paese dove l’artista è nata. In una dimensione che è sia rituale che domestica, il suo sguardo prova a coglierne delicatamente i gesti che racchiudono nella loro intimità antiche tradizioni e saperi che si manifestano nella luce di una candela o nel cucinare dei piatti speciali. Le donne si uniscono e si proteggono, e in questo universo accolgono quelle che fuggono dalle violenze e che sono state cacciate dalle loro famiglie. 

La prima mostra antologica in Italia dedicata a Ismailova, A Seed Under Our Tongue, è in corso all’Hangar Bicocca di Milano. L’artista sarà presente in sala e al termine della proiezione terrà una conversazione con la curatrice della mostra, Roberta Tenconi.

RETROSPETTIVA: PROMETEO LIBERATO – IL “NUOVO CINEMA” PER ADRIANO APRÀ

«L’edizione 2024 di Filmmaker è dedicata ad Adriano Aprà (1940-2024), per noi un maestro vero, di quelli che ci hanno insegnato a vedere e a programmare, che ci hanno dedicato il loro tempo per disegnare un percorso attraverso il cinema-saggio, che ci hanno fatto scoprire Van der Keuken e capire Godard e Marker. Colui che con il programma pesarese “Le avventure della nonfiction” ci aveva proposto un viaggio da Chang, il documentario sugli elefanti di Cooper & Schoedsack, futuri registi di King Kong a Immemory di Chris Marker, passando per Gremillon, Welles e Godard ma anche da Frederick Wiseman, Emile de Antonio, Harun Farocki, Errol Morris, Hartmut Bitomsky ai quali negli anni successivi avremmo dedicato retrospettive e omaggi. 

Oggi per ricordarlo abbiamo scelto di presentare tre programmi ispirati ai suoi interventi del 1969 su Cinema & Film, dove i film di Bacigalupo, Bargellini, Brunatto, De Bernardi Leonardi e Vergine stavano accanto a quelli Amico, Baldi, Bertolucci, Ferreri, Olmi, Ponzi e Taviani sotto il titolo “Nuovo cinema italiano” e Aprà scrive di Schifano e titola “Prometeo liberato” il suo pezzo dedicato a Pietro Bargellini, alle sue programmazioni del Filmstudio e di Dimensione Super8 la grande rassegna del 1975 dedicata al formato ridotto che includeva tra le sezioni l’underground, il cinema d’artista e quello militante. In questo modo vorremmo condividere con gli spettatori milanesi le passioni di Adriano e la sua lucidità critica, oltre a dare il giusto rilievo al grande lavoro di recupero, raccolta e restauro di questa stagione del cinema italiano che Aprà promosse da conservatore della Cineteca Nazionale dal 1998 al 2002». (Luca Mosso)

Saranno proiettati: 

Tutto, tutto nello stesso istante di CCI – Cooperativa Cinema Indipendente (Massimo Bacigalupo, Piero Bargellini, Gianfranco Baruchello, Mario Chessa, Tonino De Bernardi, Pia Epremian, Alfredo Leonardi, Guido Lombardi, Abbot Meader, Paolo Menzio, Giorgio Turi, Adamo Vergine) – 1968-69,16mm / HD, colore, sonoro, 25’

Orgonauti, evviva! (Un viaggio con carburante erogeno) di Alberto Grifi (1968-70, 35mm, colore, sonoro, 18’ 30’’)

D – Non diversi giorni si pensa splendessero alle prime origini del nascente mondo o che avessero temperatura diversa di Anna Lajolo, Guido Lombardi (1970, 16mm / HD, b&n, son, 34’)

Ciao Ciao di Adamo Vergine (1967, 16mm (2 x 8mm) / HD, b&n, muto, 6’)

Anna (Anna Carini naturale) di Mario Schifano (1960-1969, 16mm, b&n, muto, 9’)

Infiniti sufficienti di Pia De Silvestris (1969-1970, 16mm/HD, b&n, sonoro, 21’)

Idea assurda per un filmaker Ester di Gianfranco Brebbia (1969, S8 / HD, colore, sonoro, 12’)

Maitreya di Annabella Miscuglio (1975-1976, Super 8 / HD, colore, sonoro, 5’)

Fregio ovvero An Angel Came to Me di Tonino De Bernardi (1968, 8mm / HD, col, sonoro, 24′)

Nelda di Piero Bargellini (1969, 16mm / HD, b&n, muto, 3’)

Trasferimento di modulazione di Piero Bargellini (1968, 16mm, b&n, muto, 7’ 30’’)

Le Court-bouillon di Silvio Loffredo, Vittorio Loffredo (1964, 16mm, b&n, muto, 16’)

Immagini disturbate da un intenso parassita di Paolo Gioli (1970, 16mm, b&n, sonoro, 36’)

Schermi di Franco Angeli (1968, 16mm / HD, b&n, muto, 15’)

Il bestiario di Tonino De Bernardi (1967/68, 8mm / HD, col 23′) 

Il programma è a cura di Tommaso Isabella 

Il programma è in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e Archivio Nazionale del Cinema di Impresa, per molti dei film proiettati. Con il Museo Nazionale del Cinema di Torino, per i film di Tonino De Bernardi. Con la Cineteca di Milano per il film di Gianfranco Brebbia.

 

Prometeo liberato – Il “Nuovo Cinema” per Adriano Aprà avrà un’anticipazione a Fuori Orario cose (mai) viste, Rai 3, venerdì 15 novembre e Sabato 16 Novembre.

 

TEATRO SCONFINATO

 

Tre lavori, tre registi che accettano la scommessa di un teatro fuori dal palcoscenico.

Francesca Lolli e Bruno Bigoni lavorano coi detenuti all’interno del carcere milanese di Bollate, e le storie di vita vissuta incontrano la mitologia dei classici. Il risultato è Il pianto degli eroi. L’Iliade e le Troiane nel carcere di Bollate, in prima mondiale.

Cosa viene “prima” del palcoscenico e dei riflettori? È su questa parte della messinscena che indaga Alessandro Rossetto in Studi per scene, il film realizzato nell’ambito del Corso di specializzazione in recitazione cinematografica ideato da Nicoletta Maragno. Si susseguono sullo schermo stralci di situazioni drammatiche, tratte da opere tanto lontane nel tempo quanto recenti – da Goldoni a Lucia Calamaro – interpretate dagli allievi del corso. 

In Hijos de Buddha, invece Rossetto allestisce una mise en espace sonora a partire da un testo di Nicolò Sordo.

FILMMAKER MODERNS 

 

Una ricognizione mai al passato, vintage ma nel movimento di curiosa e costante ricerca creativa, attraversa l’infaticabile filmare di Francesco Ballo “santo protettore del cinema underground” che presenta un nuovo programma di sei film (forse) creduti perduti.

La parola letteraria nel suo rapporto con l’immagine è la strada su cui si avventura Tommaso Donati. Poetenleben, in prima mondiale, cerca una forma per ripercorrere la vita e l’universo poetico di Robert Walser. 

Restaurato da Cinecittà Luce torna sugli schermi Il Fuoco di Napoli (1997) di Alessandro Rossetto. La storia di un uomo e della sua passione per i fuochi di artificio, un insieme di sapienza antica e preziose alchimie in quello che rimane una lezione di cinema del reale. 

FILMMAKER EXPANDED – PREMIO GRADI DI LIBERTÀ

 

Confermata anche per l’edizione 2024 la sezione dedicata alla realtà virtuale e immersiva realizzata insieme ad AN-ICON con la collaborazione di Rai Cinema

L’iniziativa prevede la terza edizione del concorso Gradi di Libertà dedicato alle opere italiane, presentando in selezione 43° 43′ 23.7972″ / 7° 21′ 32.3022 di Sara Tirelli, The Art of Change di Simone Fougnier e Vincent Rooijers, Cos Endins di Gianluca Abbate, Grosse di Giulia Brusco, Sweet End of the World! di Stefano Conca Bonizzoni, Temporal Failure di Emilia Gozzano e wwwhisper di Emanuele Dainotti

Le opere selezionate concorrono al premio Premio Gradi di Libertà per la miglior opera italiana in VR, dal valore di 2000€, e al Premio Rai Cinema Channel, del valore di 3.000 €, consistente in un contratto di acquisto dei diritti web dell’opera per tre anni da parte di Rai Cinema. L’opera vincitrice verrà resa visibile su raicinema.it, sui siti partner e sulla APP Rai Cinema Channel VR. Entrambi i premi verranno assegnati nella serata conclusiva del Festival, domenica 24 novembre dalle 21.00, all’Arcobaleno Film Center. 

Il Premio Gradi di libertà per la miglior opera italiana in VR è promosso dall’Associazione Filmmaker e dal gruppo di ricerca del progetto ERC Advanced Grant AN-ICON, ospitato dal Dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università degli Studi di Milano. L’iniziativa ha ricevuto il finanziamento dell’European Research Council (ERC) all’interno del programma di ricerca e innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 (grant agreement No. 834033 AN-ICON), ospitato dal Dipartimento “Piero Martinetti” nell’ambito del progetto “Dipartimenti di Eccellenza 2023-2027” attribuito dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).

Filmmaker Expanded sarà presentato dal 17 al 21 novembre presso l’Arcobaleno Film Center

 

LA SIGLA DI FILMMAKER

 

La Nuotatrice di Giulia Savorani è un’animazione ispirata a delle riprese realizzate da Vittoria Assembri e Gaia Ginevra Giorgi. Questo progetto rappresenta un viaggio visivo in cui movimento e colore diventano protagonisti. L’animazione esplora come queste due forze si intrecciano, dando vita a una composizione di forme e tonalità che si uniscono in una pittura animata fino a disgregarsi.  

(Regia, animazione, montaggio: Giulia Savorani; Riprese: Vittoria Assembri, Gaia Ginevra Giorgi; Suono: Vittoria Assembri)

Giulia Savorani (1988) è artista visiva e filmmaker. Si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Successivamente approfondisce gli studi di regia presso la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano. Nel 2019 ha conseguito il master Moving Images Art presso l’Università Iuav di Venezia. La sua ricerca si colloca al confine tra arti visive e cinema. I suoi film e installazioni sono stati presentati a livello internazionale in Australia, Sud Africa, Svizzera, Grecia, Russia, Lituania, Cina, Bielorussia, Belgio, Turchia e in diverse città italiane. Ha vinto il Video Art Award 2022, Premio dedicato alla videoarte tra Italia e Sud Africa, Centro Luigi Di Sarro, Roma, Italia, e il Next Generation Film Festival 2022 con il miglior film d’artista.

 

FILMMAKER è realizzato con il contributo di Ministero della Cultura – Direzione generale cinema, di Regione Lombardia e con il patrocinio del Comune di Milano. In collaborazione con AN-ICON-Università degli Studi di Milano, Forum austriaco di cultura di Milano, Goethe-Institut Mailand, Associazione Nicola Curzio, CSC Cineteca nazionale, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Cineteca di Milano, RaiCinema, Careof, Fuori orario, Start Milano, Zero, Filmtv, Taxidrivers.it, Civica scuola di Cinema L. Visconti, Naba, MFN. 

 

ABBONAMENTI | BIGLIETTI | CATALOGO

Abbonamento Intero 35€ | Ridotto 30€ | Sostenitore 100€

Biglietto d’ingresso 8,50€

Catalogo 5€

Filmmaker Expanded | costo biglietti 4€ | ingresso gratuito per accreditati e abbonati di Filmmaker Festival 2024

 

INFORMAZIONI

Associazione Filmmaker

Tel. 02 49445934 – [email protected]  

Web: filmmakerfest.com

Facebook: FILMMAKERFESTIVAL

X: filmmaker_fest 

Instagram: @filmmakerfest

 

La direzione

Il Gladiatore 2

Diretto da Ridley Scott,

con Paul Mescal, Pedro PascalDenzel WashingtonConnie Nielsen, Joseph Quinn, Matt Lucas, Fred Hechinger, Derek Jacobi, Tim McInnerny, May Calamawy, Peter Mensah, Lior Raz, Rory McCann, Alec Utgoff, Alexander Karim, Lee Charles

Il Gladiatore 2” rappresenta un tentativo audace da parte di Ridley Scott di riaccendere la magia del primo film. Tuttavia, nonostante alcune note positive, il film presenta diversi punti deboli che meritano una riflessione critica.

Le location del film “Il Gladiatore 2”, il sequel (senza Russell Crowe)

Innanzitutto, sebbene la trama riesca a tenere alta l’attenzione, dipanando con un intrigante mix di vendetta, potere e redenzione, manca quella freschezza e originalità che avevano contraddistinto il primo capitolo. I nuovi personaggi introdotti non hanno la stessa profondità e carisma di Massimo Decimo Meridio, e questo si riflette in una mancanza di connessione emotiva con il pubblico, eccezion fatta per l’attore Denzel Washington interpretando magistralmente qualsiasi parte gli venga affidata, in questo caso ha scelto un mood molto shakespeariano.

Gladiator II: Back To the Colosseum    Il Gladiatore 2, Russell Crowe parla del sequel stracciato: "Il mio ...

Le scene di combattimento, seppur spettacolari, la lotta contro  scimmie assassine dopo tigri e leoni, sembrano spesso eccessivamente coreografate e meno spontanee rispetto a quelle del primo film. Questa maggiore enfasi sull’azione visiva sembra a volte togliere spazio allo sviluppo dei personaggi e alla narrazione.

Un altro punto di critica riguarda la colonna sonora. Pur essendo nuovamente firmata da Hans Zimmer, manca di quella forza evocativa che era diventata iconica nel primo film. Sembra quasi che la musica cerchi di replicare una formula vincente senza però raggiungere lo stesso impatto emotivo.

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Detto questo, il film ha comunque i suoi momenti di gloria. La regia di Scott è come sempre magistrale ma alcuni attori non riescono a distinguersi con performance notevoli. Visivamente, “Il Gladiatore 2” è un banchetto per gli occhi, con scenografie e costumi che riportano in vita l’antica Roma con una precisione quasi maniacale.

In definitiva, mentre “Il Gladiatore 2” offre un’esperienza cinematografica di grande intrattenimento, non riesce a raggiungere le vette epiche del suo predecessore. È un film che vale la pena vedere per gli appassionati del genere, ma con la consapevolezza che non si tratta di un capolavoro indimenticabile ma se sei un fan del primo film o semplicemente ami il cinema epico, questa pellicola è un must-see.

Uscita al cinema il 14 novembre 2024

Giovanni De Santis