TATAMI – di Guy Nattiv e Zar Amir

Genere: drammatico
Durata: 104′
Con: Arienne Mandi, Zar Amir
Distribuzione: BIM Distribuzione

Lo sport è politico? Quali conseguenze possono avere quelle che possono sembrare semplici gare agli occhi degli spettatori?
Leila Hosseini è un’atleta iraniana di judo. Parte insieme alla sua squadra e alla sua allenatrice fidata Maryam verso Tbilisi per i campionati mondiali, dove svolgerà una gara impeccabile. Ma man mano che sconfigge le avversarie, la pressione del regime iraniano si fa sempre più forte, anche perché la finale potrebbe giocarsi contro l’atleta israeliana Shani Lavi.
Con le autorità che premono per obbligarla a ritirarsi fingendo un infortunio da una parte, e il sostegno della famiglia che la segue da casa dall’altra, Leila sarà costretta a una scelta difficilissima.

L’azione si svolge interamente nello stadio di Tbilisi dove si tiene il campionato. Seguiamo passo passo questo crescendo di tensione attraverso i singoli scontri di Leila: a ogni vittoria corrispondono nuovi sguardi, nuove minacce del regime, nuove telefonate all’allenatrice che sistematicamente, e quasi compulsivamente, si aggiusta il velo. Quel velo che le fa da monito e le ricorda di dover seguire delle regole imposte dall’alto che sembrano impossibili da sfidare, tanto meno da infrangere. Il tutto in un efficace bianco e nero a fare da sfondo a una storia di conflitto tra Israele e Iran ma che può essere interscambiabile con qualsiasi altra storia di regime, di ogni parte del mondo.

TATAMI è un film avvincente ed emozionante tratto dalle storie dei tanti atleti e delle tante atlete professioniste che devono portare sulle loro spalle non solo il peso e le angosce delle gare di portata internazionale e della competizione, ma anche le decisioni e le frizioni politiche delle nazioni che rappresentano. Un tema ancora più scottante visto l’avvicinarsi delle prossime olimpiadi di Parigi 2024, nell’attuale contesto socio-politico.

È il primo film co-diretto da un regista israeliano e una regista iraniana, rispettivamente Guy Nattiv e Zar Amir, che l’hanno girato non a caso a Tbilisi, a due ore di distanza dalle due città di Teheran e Tel Aviv.
Presentato alla scorsa Mostra del cinema di Venezia e in uscita al cinema dal prossimo 4 aprile, è sicuramente un film da non perdere.

Sul nostro canale Youtube potete trovare il trailer.

 

 

 

 

Francesca De Santis

IL FIUME SOTTERRANEO

C’è un fiume sotterraneo di soldi statali che scorre continuamente e di cui nessuno si accorge , men che meno i giornalisti specializzati. Solo ieri ‘il fatto quotidiano‘ ha dedicato un articolo alla signora Elkann, ma in concomitanza dei rinvii a giudizio dei fratelli Elkann per le note vicende ereditarie, delle quali evidententemente il capofila John si disinteressa se era agghindato da donna al ricevimento del più importante industriale indiano.

Ebbene la signora Elkann, vestiti i panni di regista, pur essendo una donna ricchissima e pur essendo assistita dalla più grossa società cinematografica straniera, che in Italia spadroneggia, ha potuto spendere per il suo attuale  film, di nessun interesse per il pubblico, più di tremilioni di euro statali tra tax credit ,contributi e presumibilmente Rai, che di solito non manca quando si parla di persone importanti. Solo per completezza del panorama anche nel suo precedente film la signora Elkann aveva usufruito di quasi un milione cinquecentomila euro di soldi pubblici a fronte di un risultato inesistente.

Certo i tre milioni della Elkann sono ben poca cosa rispetto ai quattordici milioni concessi dallo Stato a Saverio Costanzo, altro personaggio dal cognome pesante,  per il suo film ‘Finalmente l’alba‘, che non riesce a raggiungere i cinquecentomila euro d’incasso pur essendo costato la cifra realmente fantasiosa di ventinovemilioni di euro, e pur essendo prodotto da una emanazione della stessa azienda straniera sopra citata che in Italia  può fare ciò che vuole grazie alla legge Franceschini.

Questi sono solo alcuni dei contributi  che costituiscono il fiume sotterraneo di denaro ignoto al pubblico, che se utilizzato diversamente potrebbe aiutare la sanità, i trasporti, o volendo fare beneficienza eliminare la fame nel mondo: invece , senza che nessuno lo sappia, la beneficienza la facciamo agli Agnelli, o a società straniere che vengono da noi, acquistano le nostre societa più accreditate , si mescolano nel settore in modo da non essere visibili, si fanno aiutare da Anica e dalle emittenti, pagano profumatamente professionisti e consulenti, corrompono, e si gonfiano bulimicamente di ricavi. In realtà sono entità incontrollabili, gestite da remoto, di cui nessuno sa nulla, i cui dirigenti nazionali sono spesso prestanomi ben pagati e i cui azionisti sono personaggi misteriosi avvezzi ad andare a prendere i soldi nel mondo laddove ci sono e vengono regalati con la scusa di muovere il settore.

Andando a sfogliare le pagine del David di Donatello ci si rende conto di quante decine di film non hanno non solo incassato nulla, ma sono scomparsi senza lasciare traccia se non nel bilancio pubblico: pellicole senza senso, senza direzione, senza attori , sostenute da un tax credit che non guarda il merito ma solo la correttezza della pratica contabile.

I registi di questi prodotti non son quelli che dovrebbero essere, ma i commercialisti che si occupano delle pratiche, interi uffici che monitorano le finestre tax credit, i bandi ,gli acconti, i rapporti con i bancari , sono i faccendieri che non leggono le sceneggiature perché non serve perdere tempo, mentre serve avere qualche amico nel posto giusto e qualche amico negli istituti di credito che anticipi il denaro.

Il fiume impetuoso e sotterraneo di denaro che scorre giornalmente non è utile, come sostiene la sottosegretaria da Los Angeles, (dove stazionano da settimane alcuni nostri dirigenti per confortare con pacche sulla spalla  Garrone per gli Anica), per rafforzare il nostro cinema che, diversamente da come è descritto,  non viene da mesi di “incoraggianti traguardi e successi” e non è ‘sotto i riflettori del mondo. Quello che invece è realmente sotto i riflettori del mondo è il nostro tax credit, ma non credo sia esattamente un successo. Piuttosto, ora che l’Oscar è sfumato, c’è da augurarsi che Garrone non abbia bisogno di essere consolato.

Al contrario il nostro cinema è mediamente trascurato nei mercati e vive una crisi endemica sia nei prodotti di maggior richiamo sia in quelli popolari e di genere, ed è incredibile che nessuno spieghi al pubblico che se un film incassa per esempio, come nel caso della Elkann, la miseria di 117000 euro, al produttore va circa un terzo, cioè 40.000 euro!

Questo dato è utile per comprendere con esattezza la crisi del prodotto nostrano: in questa ultima settimana il film di uno dei nostri migliori registi, Virzì, ha incassato la modesta cifra di € 846.000 e pertanto al produttore vanno poco meno di 300mila euro.

Imprenditorialmente un disastro, a meno che il tax credit non compia il solito miracolo per la Lotus e la Rai.

Avv. Michele Lo Foco

Conferenza Stampa SGUARDI ALTROVE FILM FESTIVAL

Milano, 8 marzo 2024Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa per presentare l’edizione 2024 di SAFF – SGUARDI ALTROVE FILM FESTIVAL (di cui vi abbiamo accennato in questo articolo)  tenuta dalla direttrice Patrizia Rappazzo, insieme ad altre prestigiose ospiti e curatrici delle varie sezioni del festival. Un’edizione, quella di quest’anno, dedicata a Sandra Milo e incentrata sul corpo della donna, declinato in termine di voce – si sa, quella femminile in campo artistico – cinematografico, così come purtroppo in molti altri, ancora troppo poco ascoltata.  Un filo rosso che attraversa le diverse sezioni del festival, dai lungometraggi ai cortometraggi e ai workshop, fino ad arrivare alla mostra di Carla Mura alla Galleria VIK Milano, per offrire una riflessione critica sulla società di ieri e di oggi attraverso il potente occhio (femminile) del cinema.

Di seguito il comunicato ufficiale, mentre sul sito di Sguardi Altrove potete trovare tutte le informazioni relative al programma e ai biglietti.

I nastri di partenza la 31ᵃ edizione di Sguardi Altrove Women’s International Film Festival, il festival internazionale dedicato alla promozione del cinema e della creatività femminile, a Milano dal 15 al 24 marzo. Al centro della manifestazione, come da tradizione suddivisa nelle due macro aree Cinema e Oltre il Cinema. Tasselli d’Arte, il tema del Corpo del Donne nelle sue diverse declinazioni e nelle sue implicazioni culturali, politiche e artistiche. In programma oltre 60 film provenienti da 30 paesi, incontri, masterclass, momenti di formazione che avranno come quartier generale la Cineteca Milano Arlecchino per poi spaziare in altre sale cinematografiche e luoghi culturali della città.

A inaugurare il festival, venerdì 15 marzo alla Cineteca Arlecchino, sarà la madrina di SAFF 2024 Francesca Vecchioni, scrittrice, formatrice, attivista, presidente della Fondazione Diversity, impegnata nella diffusione della cultura dell’inclusione nei media, nelle aziende e nella società civile. A chiudere la rassegna, nel corso della cerimonia di premiazione di sabato 23 marzo, sarà invece un omaggio a Sandra Milo con la proiezione del documentario Salvatrice Sandra Milo si racconta di Giorgia Wurth.

L’area Cinema, con opere da tutto il mondo senza distinzioni di genere, durata, formato e con una particolare attenzione alle cinematografie meno conosciute, all’attualità internazionale, ai diritti umani e civili, è suddivisa in diverse sezioni di cui tre competitive: Nuovi Sguardi e Sguardi (S)confinati, riservate rispettivamente ai lungometraggi e ai cortometraggi internazionali a regia femminile, e #FrameItalia, finestra sul cinema italiano contemporaneo a regia sia femminile che maschile.

Tra gli eventi, un focus su Cinema e Intelligenza Artificiale con la presentazione, in collaborazione con Scuola Holden di Torino, di Cassandra di Demetra Birtone, primo cortometraggio italiano realizzato grazie alla sinergia tra intelligenze umane e artificiali; un focus sul Cinema Armeno delle Donne che vedrà ospite del festival Mariam Ohanyan, regista, produttrice, sceneggiatrice, direttrice del Kin Women’s International Film Festival di Yerevan, da lei fondato nel 2003 a sostegno delle cineaste del suo paese; una Finestra sul Medioriente con documentari da Palestina e Israele; un omaggio a Justine Triet, con due dei lungometraggi che hanno preceduto il pluripremiato Anatomia di una caduta.

Evento speciale, l’anteprima assoluta fuori concorso del documentario su Goliarda Sapienza The Art of Joy by Goliarda Sapienza: Writing for Emancipation di Coralie Martin, mercoledì 20 marzo, ore 19.00, alla Cineteca Arlecchino. Ospiti della serata, assieme a Coralie Martin, Valeria Golino e Viola Prestieri, regista e produttrice della serie Sky L’Arte della gioia, che incontreranno il pubblico e riceveranno il Premio Le Forme del Cinema.

Spazio anche alla formazione con i workshop sulla scrittura delle commedie al femminile, sui mestieri della tv, sul paradosso dell’attore, su corpo e cinema a partire dal cortometraggio Unfitting di Giovanna Mezzogiorno e sui personaggi femminili nelle serie televisive italiane.

Alla scrittura comica al femminile è dedicata la prima edizione del workshop Le donne sanno ridere: scrivere commedie al femminile. Laboratorio di scrittura di genere e pitching contest, progetto nato con l’obiettivo di favorire, valorizzare e sostenere la scrittura e la produzione di audiovisivi di genere comico-umoristico ideati, scritti e diretti da donne.

De I personaggi femminili nelle serie televisive italiane si parlerà in occasione della presentazione della docu-serie Sky Documentaries Moda. Una rivoluzione italiana. L’appuntamento, in collaborazione con il settimanale Gente, vedrà in sala la giornalista Sara Recordati con le attrici Giorgia Wurth e Giorgia Masseroni, la scrittrice Simona Busni, la regista Laura Chiossone e Barbara Frigerio, producer Sky Documentaries.

Molto ricca anche la sezione Oltre il Cinema. Tasselli d’Arte, percorso parallelo riservato all’arte contemporanea e alle diverse manifestazioni della creatività femminile. Tra le iniziative, la Mostra Private Woman di Carla Mura presso la Galleria Vik Milano; un calendario di presentazioni e incontri letterari alla Cineteca Arlecchino; il monologo teatrale Lo Stupro di Franca Rame, interpretato da Gilberta Crispino per la regia di Donatella Massimilla; un omaggio a Alda Merini nella giornata mondiale della poesia con Alda. Parole al vento, lettura di poesie dell’autrice a cura di Donatella Massimilla e Gilberta Crispino.

La locandina di SAFF 2024 è realizzata dall’artista Greta Girardi.

I RICAVI CHE FURONO

In questo faticoso viaggio del cinema italiano verso una sperata normalità manca totalmente un elemento: i ricavi.
Sembra incredibile che l’attenzione dei media, dei commentatori, degli operatori abbia completamente trascurato quello che dovrebbe essere il traguardo di qualunque industria, o di qualunque impresa, cioè il guadagno, l’utile.
Questo è uno dei più pericolosi effetti della legge Franceschini, ed ha qualcosa a che vedere con una più generale filosofia dell’agire filmico, quasi una nuova epistemologia della conoscenza filmica, che non prevede né ricavi né spese, ma solo Stato, Tax Credit e burocrazia, in un crescendo di gigantismi societari stranieri ormai talmente estesi da non consentire nemmeno una chiara identificazione.
Questi nuovi mostri, dall’appetito insaziabile, che divorano tutte quelle entità capaci di creare progetti e di collegarsi con Rai, si propongono come l’unica fonte di programmi, fiction, film in grado di sopportare ritardi e incertezze legislative e di gestire i flussi finanziari tramite le proprie banche. Ed è’ uno di questi mostri a presentare a Berlino un nobile prodotto della cultura italiana che ha il nome di Rocco Siffredi, assurto al ruolo di protagonista dei costumi nazionali con la complicità dei media.
Al contrario i produttori veramente indipendenti, privi di risorse finanziarie, agonizzanti per i ritardi burocratici, inginocchiati davanti al Ministero e a Rai Cinema, esalano i loro ultimi respiri sapendo che il loro modesto prodotto audiovisivo che hanno completato con enorme sforzo non troverà, salvo miracoli, alcuna collocazione remunerativa e dovranno accontentarsi di un posticino su Amazon Prime in ultima fila.
La legge Franceschini ha anche effettuato una operazione chirurgica mai eseguita prima: ha separato le sale, l’esercizio, dal prodotto filmico nazionale, e mentre le prime hanno potuto godere e abusare dei molti film stranieri di grande successo (Barbie è incredibilmente un film d’essai), il nostro prodotto si è salvato formalmente solo con la Cortellesi, che ha rappresentato da sola il 30% dell’incasso, ma non si è salvato sostanzialmente perché anche quel film è stato realizzato e distribuito dalle società straniere che ho descritto poc’anzi, e che si sono impadronite persino delle tradizioni popolari nazionali a partire dal commissario Montalbano fino a don Matteo .
Esempio macroscopico, icona, totem della materializzazione della legge Franceschini e della totale assenza di ricavi è il film “Finalmente l’alba”, costato apparentemente 29 milioni di euro, con 9 milioni di Tax Credit, contributo selettivo, e una partecipazione Rai esagerata:
Risultato ad oggi in sala poco più di 300.000 €uro.
Produttrice sempre una società straniera, una di quelle dall’appetito insaziabile. Che tipo di operazione è questa? Quale logica la giustifica?
I ricavi sono la differenza tra il costo industriale del film (costi di produzione e distribuzione) e i corrispettivi della commercializzazione del prodotto in Italia e all’estero.
Ma dal momento che diversamente da quanto espresso dai giornalisti all’estero non vendiamo nulla, o molto poco, il movimento di denaro si sviluppa solo nel nostro paese, ed è solo lo Stato nelle sue varie espressioni a cantare e suonare lo strumento “ricavi”.
I dati della commercializzazione ormai sono il residuato bellico di un’epoca che la legge Franceschini ha sepolto, e nessuno si preoccupa più’ di calcolarli. In fondo a che serve?

 

 

 

 

Avv. Michele Lo Foco

Berlinale 74 – And the winner is…

L‘Orso d’Oro va a Dahomei di Mati Diop, un docufilm che racconta la storia delle opere d’arte restituite al Benin nel 2021 dopo essere state rubate dai colonizzatori francesi nel XIX secolo.

L'Orso d'oro va a “Dahomey” di Mati Diop - Il Sole 24 ORE

Senza nulla togliere alla pellicola e alla sue sfumature anticolonialiste, altri film avrebbero meritato L’Orso d’Oro come Sterben che si é dovuto ‘accontentare’ del premio per la migliore sceneggiatura.A Traveler's Needs' Review: An Airy Hong Sangsoo PuzzleAbbastanza inspiegabile anche il secondo premio al film A Traveler’ s Needs di Hong San-soo che manca ancora una volta l’Orso d’Oro e conquista il quarto Orso d’Argento.

I due film italiani rimangono a bocca asciutta.

Grandi numeri per i biglietti venduti e la presenza molto alta e in crescita rispetto allo scorso anno al Mercato.
È anche l’ultimo anno del direttore Chatrian che ha voluto dare negli anni del suo mandato al Festival un taglio più autoriale, ‘locarnesco‘,  trovandosi schiacciato tra Cannes e Venezia che ormai la fanno da padroni nella scelta dei film delle kermesse.

Qualunque sia la valutazione finale é certo che il cinema, che qualcuno aveva visto in crisi con la Pandemia, é più vivo che mai. Ancora una volta sfatiamo con piacere la celebre frase dei fratelli Lumière ripresa da Jean-Luc Godard nel 1963 “Il cinema è un’invenzione senza futuro” .

Grande e lunga vita alla settima arte.

 

 

 

 

Serena Pasinetti

Berlinale 74 – spunti e riflessioni, parte 2

Distopie, famiglie disfunzionali, contaminazione di generi cinematografici

Alcuni esempi:
Another End di Piero Messina è un film distopico con atmosfere cupe fantascientifiche che evolve in uno struggente melodramma.

Sterben è un film drammatico che ti accompagna per tre ore con graffiante ironia attraverso le vicende di una famiglia disfunzionale.

L’ Empire è un visionario film, un fantasy dove si alternano mondi paralleli, in lotta, tra la commedia e il dramma.

Une Langue Etrangère è un film con tutti – ma proprio tutti – gli stereotipi di due famiglie disfunzionali.

The Human Ibernation è un film ambientato in periodi di tempo indefinibile, di genere drammatico fantascientifico con presenza di famiglie non tradizionali. Ha vinto il premio Fipresci.

Arcadia è una drammatica love story, senza tempo, che tramite il porno si trasforma in una ghost story.

Per quanto riguarda esempi di denuncia sociale e politica citiamo il notevolissimo The Strangers’ Case sulla tragedia siriana che fa del dramma un film tesissimo quasi da thriller.

 

 

 

 

 

Pia Larocchi & Serena Pasinetti

ANOTHER END di Piero Messina

Berlinale 74 – In concorso

Con: Gael García Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo, Olivia Williams, Pal Aron

In un futuro prossimo la Società “Another End” ha sviluppato una tecnologia innovativa che permette di risvegliare, per un breve tempo, la coscienza di chi non c’è più ed innestarla in ospiti umani che si mettono a disposizione per aiutare chi resta ad elaborare il lutto e avere tempo in più per poter dire addio alla persona amata.

 

 

 

 

 

Sal ha perso la moglie in un incidente e non sa darsene pace. Dopo molte esitazioni si rivolge ad “Another End” per iniziare il percorso e ritrovare l’amata Zoe.

L’inizio fantascientifico del film è di forte impatto emotivo e la tensione non cala nella narrazione che si snoda in situazioni imprevedibili fino a giungere ad un finale decisamente non scontato. Le tematiche affrontate pongono certo una serie di riflessioni ma la sensazione che il film suscita è di una struggente storia d’amore, scintilla luminosa di speranza, in un cupo mondo distopico.
Il cast è stellare!
Assolutamente da non perdere!

 

 

 

 

 


Pia Larocchi

BERLINALE 74 – Commenti e riflessioni

La distopia e la famiglia disfunzionale alla Berlinale 74.

Un fil rouge continua ad attraversare i vari festival cinematografici, quello di presentare film sviluppati secondo le tematiche della distopia e della fuga dalla realtà: famiglie disfunzionali, mondi distopici e proiezioni lontane nel tempo sia passato sia futuro.
In pieno cinema postmoderno, da una parte salta il concetto di tempo e spazio tradizionale per essere sostituito da continui backward e forward in mondi paralleli, dall’altra saltano i generi cinematografici evidenziati per un singolo film (spesso generi diversi vengono individuati per un unico film)-

Lo sconcerto dello spettatore non è altro che lo sconcerto dell’umanità da una parte verso un mondo che è sempre più arricchito da ricerche e innovazioni scientifiche divulgative e da mezzi di comunicazione sempre più sofisticati, dall’altra da nefandezze totali antiche e indistruttibili come le guerre e i delitti contro l’umanità e gli ambienti (flora e fauna in primis e non ultimo il clima).
Oggi il cinema riflette la realtà.
Non mancano esempi importanti di denuncia sociale e politica che si accompagnano sempre a festival cinematografici come nel caso della Berlinale.

 

 

Pia Larocchi e Serena Pasinetti

STERBEN (Dying) di Matthias Glasner

Con: Lars Eidinger, Corinna Harfouch, Lilith Stangenberg, Ronald Zehrfeld

Berlinale 74. Sezione: Concorso

La famiglia Lunies , tipica famiglia disfunzionale, vive fra Berlino e Amburgo. I due genitori settantenni si scoprono malati, di demenza lui e cancro lei, e sono prossimi alla morte. Il figlio Tom, direttore d’orchestra, sta lavorando alla prima di una composizione intitolata Sterben (morendo) come il fiilm, scritta dal suo migliore amico. La figlia, alcolizzata, passa tra difficili storie di rapporti sentimentali.

La pellicola, lunga tre ore, sviscera le storie dei personaggi dal punto di vista di ognuno, dividendola in diversi siparietti.
Una scrittura fatta di dialoghi graffianti fa amaramente sorridere di situazioni anche dolorose. Un film che grazie a una profonda ironia riesce a non scadere mai nello stereotipo. Quando si vuol fare un esempio di un ottimo script: tre ore e non sentirle.
Ottimo cast di attori.

 

 

 

 

Serena Pasinetti

LA SALA PROFESSORI di ILKER ÇATAK

Genere: Thriller
Durata: 109′
Con: Leonie Benesch, Michael Klammer, Rafael Stachowiak, Eva Löbau

The Teacher's Lounge, recensione del film tedesco candidato all'Oscar - Cinefilos.it

Carla Novak è un’insegnante di matematica ed educazione fisica in una scuola media in Germania. Chiamata come supplente da qualche mese, fatica ad ambientarsi con i colleghi che sembrano adottare approcci educativi di vecchio stampo con gli studenti. Inoltre a scuola si verificano diversi furti sia nelle classi che all’interno della stessa sala professori. Se i colleghi della Novak quindi tendono immediatamente ad accusare gli alunni, effettuando controlli a tappeto e degli pseudo interrogatori, la supplente invece sospetta anche degli adulti. Quando una mattina le spariranno dei soldi dal portafogli lasciato in sala professori, il computer che aveva lasciato – volutamente- con la camera accesa inquadrerà solo una manica del responsabile del furto che porta ad accusare la segretaria scolastica. Questa negherà fino alla fine di aver commesso il furto e il figlio, alunno della classe della Novak, inizierà la sua battaglia vendicativa contro la professoressa.

La sala professori“, già vincitore della scorsa edizione della Berlinale nella sezione Panorama, del Premio Europa Cinema Label e candidato quest’anno agli Oscar come miglior film straniero, è un thriller a tutto tondo che mette in luce le storture di un sistema scolastico imperfetto e le conseguenze sulla società tutta (adolescenti e adulti) della psicosi generata da un sospetto costante.

Grazie alla bravura non solo della protagonista Leonie Benesch, ma anche di tutti i giovani attori che impersonificano gli studenti, e di una sceneggiatura impeccabile che lascia col fiato sospeso per tutti i 109 minuti di film, l’opera di Ilker Çatak lascia un bel segno nelle opere cinematografiche di quest’ultimo anno, offrendoci molteplici spunti di riflessione su tutte le dinamiche che entrano in gioco quando viene instillato un dubbio, quando vi è una totale assenza di fiducia (negli altri e nelle istituzioni) e quando non riusciamo più a capire quale sia il miglior comportamento da adottare.

Movie Review: In 'The Teachers' Lounge,' one middle school as microcosm of a troubled world - Victoria Times Colonist

In uscita al cinema dal 29 febbraio, ne consigliamo vivamente la visione a tutti, genitori, insegnanti e studenti, per avere un occhio di riguardo in più sulla genesi dei sospetti, sulla quotidianità della vita scolastica da tutti i punti di vista senza dimenticare la dimensione umana che coinvolge alunni, genitori e professori e i loro reciproci rapporti.

Distribuito da Lucky Red, trovate il trailer sulla nostra pagina di youtube.

 

 

 

 

Francesca De Santis