Supereroi, paladini della giustizia, vendicatori, guerrieri intergalattici, robot e androidi. Quanti ce ne ricordiamo? Quanti ne abbiamo scoperti e a quanti ci siamo affezionati durante l’infanzia?
La science fiction è costellata di mitici personaggi maschili, dotati di superpoteri, capaci di grandi atti di forza. Eppure, se volessimo dare a questo genere una lettura tutta femminile, scopriremmo con sorpresa che ci sono anche moltissime eroine da ricordare. Fantascienza, fantasy, horror e gotico sono generi letterari, cinematografici, televisivi e fumettistici, costellati di grandi donne. Tanto nelle fiabe e nei poemi epici (gli antenati del genere fantastico); quanto nei romanzi, al cinema, nei fumetti e nei cartoni animati.
Il nome “Barbarella” vi dice nulla? È un vecchio film di fantascienza, del 1968, diretto da Roger Vadim. Un’eroina di carta partorita in realtà dalla fantasia e dalla matita di un illustratore, Jean-Claude Forest. Le cronache dell’epoca dicono che, nonostante l’audace protagonista fosse interpretata da Jane Fonda, al suo debutto sul grande schermo l’opera venne considerata un flop. Ma, non appena uscì in home video scoppiò letteralmente il culto.
A questo punto è doveroso citare l’indomita Venus del Grande Mazinga, con i suoi invidiabili missili perforanti. E, a seguire, in questa hit parade del fantastico, ecco sfilare in passerella tutte le altre figure femminili che hanno affiancato Goldrake, Geeg robot d’acciaio, Capitan Harlock, Gundam, Daitarn III. Tutte quante sono diventate icone, non solo degli anime (traslitterazione giapponese della parola inglese animation, “animazione”) ma icone di genere, in senso biologico, femminile appunto. Hanno lottato di fianco all’eroe fino a che non si sono prese uno spazio tutto loro, come Lamù: un manga pubblicato in Giappone dal 1978 al 1987, scritto e disegnato da Rumiko Takahashi, dal quale sono stati nel tempo tratti una serie di ‘piccantissimi’ cartoni, sei film e dodici video originali.
Tornando alle protagoniste di celluloide, nella nostra lista cappeggia Anne Francis, la memorabile interprete di The Forbidden Planet (Il pianeta proibito, 1956); Sean Young – e qui parliamo di tempi più recenti – in Blade Runner. Kelly LeBrock – La donna esplosiva, che è sicuramente adatta ai nostalgici. Osannata in patria e all’estero la Monica Bellucci di Matrix (Reloaded e Revolutions). Anche Gillian Anderson con la serie di X-Files ha spopolato ovunque come in passato accadde per Diana Prince, ovvero Wonder woman. Ma dove mettiamo la prode Sarah Connor di Terminator & sequel? Non pensiate poi che l’indifesa fanciulla rapita da King Kong e fatta sventolare da un grattacielo, non rientri nell’elenco.
Un intero capitolo andrebbe dedicato alle autrici di letteratura di genere. Dove compaiono nomi come Mary Shelley, Marion Zimmer Bradley, Ursula K. Le Guin, Marie Corelli, Andre Norton, Jacqueline Carey, Jk Rowling; o le nostre Mariangela Cerrino, Licia Troisi, Roberta Rambelli. Moltissime furono costrette a scrivere sotto pseudonimo maschile per vedersi pubblicate. E la loro produzione è stata infinitamente proficua e determinante a favore del genere. La fantascienza femminile, a partire dagli anni ’70, trasforma la fantascienza classica da una lotta abbastanza banale tra l’uomo e gli altri, ad un modo alternativo di rivedere la gerarchia fra sé e l’alieno; aprendo, in quegli anni, degli spazi di immaginazione all’interno dei quali accogliere la ‘differenza’.
Oggi non solo la fantascienza femminile non ha nulla da invidiare a quella di Dick, Heinlein e Farmer, ma ha anche tutte le carte in regola per superarne i fasti. Una motivazione ce la suggerisce la stessa Le Guin: secondo la scrittrice, le donne hanno una concezione della società diversa dagli uomini, in quanto preferiscono la collaborazione alla gerarchia, la persuasione alla forza, la ricerca del consenso all’uso della forza bruta.
Per saperne di più vi consigliamo di vistare il blog dell’autrice Katiuscia Magliarisi cliccando al seguente link
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