Regia: Ryoo Seung-wan
Genere: Azione, basato su una storia vera
È il 1991 e in Somalia scoppia la guerra civile per destituire il dittatore Siad Barre.
La situazione di caos e incertezza coinvolge inevitabilmente anche le delegazioni diplomatiche dei paesi esteri con sede a Mogadiscio ma quello che ci viene raccontato in questo film è la situazione particolare, poco conosciuta e realmente accaduta, che coinvolge gli ambasciatori delle due Coree.
La proiezione viene infatti preceduta da un breve resoconto dell’ex ambasciatore italiano in Somalia, Mario Sica, che grazie alla sua collaborazione rese possibile l’espatrio in sicurezza dei delegati coreani.
Grazie a una produzione ricca con esterni girati in Marocco ma che ha ricostruito dettagliatamente i particolari di quella situazione e con realistiche scene di rivolta, il regista ha saputo raccontare in maniera precisa e delicata un episodio che forse non ha avuto precedenti nella storia.
La costante presenza dei bambini in questo scenario violento non solo ci ricorda come la guerra non risparmi davvero nessuno ma aggiunge anche una sfumatura tristemente giocosa (bellissima la scena in cui dei bambini soldato somali scovano le famiglie dei diplomatici delle due Coree e, con i fucili in mano, fingono di sparare e i bambini coreani in risposta fingono di morire).
Ma i messaggi che Ryoo Seung-wan vuole trasmettere sono tanti: il filo conduttore è la velata critica alla situazione coreana, la divisione di due popoli uguali ed entrambi vittime di propagande diverse e l’importanza della cultura come strumento di difesa e della cooperazione come soluzione di sopravvivenza.
Francesca De Santis
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