Dal momento che Fiorello e Mughini, ed altri, si sono premurati di rimproverare il Governo e la Rai per aver consentito il trasferimento di Fazio alla Nove, mi domando come mai, quando Fazio atterrò in Rai pagato con una cifra iperbolica, nessuno protestò vivacemente, salvo lo scrivente che presentò un esposto alla Procura della Repubblica.
Premesso che Fazio, con la sua faccia di “fratacchione”, come giustamente lo ha definito De Luca, aveva appena ricevuto quale “transazione” una piccola cifra, 28 miliardi, per una causa intentata alle “Sette” che aveva interrotto un suo fallimentare programma, e premesso che il titolo “Che tempo che fa” derivava dal fatto che egli si era impegnato a non fare concorrenza e pertanto avrebbe dovuto trattare argomenti diversi, non vi è dubbio che, complice il governo di sinistra, Fazio ha infranto il muro del suono dei corrispettivi, diventando uno degli uomini più liquidi Italia. Ma oltre a questo scandaloso comportamento, in una Italia nella quale l’amministratore delegato Rai guadagna 240.000 € l’anno e Fazio al mese, quello che è ora di sottolineare, è che non può più essere tollerata la televisione degli ospiti.
Fazio non è un giornalista, è un intrattenitore di ospiti, come tanti altri nelle reti nazionali, che pagando tanto o poco, sbaciucchiandoli o lodandoli, glorificandoli o esponendoli al ludibrio, vivono di coloro che vengono ricevuti nel loro salotto. Un salotto è politico, un altro è mondano, un altro è sociologico, un altro è tribunalizio, un altro è economico, ma sempre di ospiti si tratta.
C’è una forma psicoanalitica di transfer tra un fratacchione come Fazio e i suoi invitati, lui è l’intellettuale che o si presta o condivide, che scompare nel tessuto delle domande, che recita il ruolo del brutto e insignificante di fronte ai mirabolanti e importanti e affascinanti ospiti, ma lui è quello che dietro le quinte incassa.
Chiunque, lo dimostra la nostra televisione, può avere qualcuno da invitare pagando, ed è così semplice che lo fanno anche donne che a malapena parlano l’italiano.
Alcune sembrano maitresse d’altri tempi, pronte a fluidificare l’ambiente, a simpatizzare, altre sembrano inflessibili giudici, che notano tutto e sono pronte a condannare, altre ancora sono flessuose e sinuose egoistelle che degli ospiti se ne fottono, e che usano il dito come un telecomando appena l’ospite parla troppo.
Ma il giornalismo vero in televisione dove sta di casa? È stato fagocitato dal leccaculismo e dalla prostrazione, è stato abolito dai politici o dalla corruzione? Quel sapere che sa di cultura e di metabolizzazione dei fenomeni, e che porta a spiegare, a rivelare, a costruire, e che non è un documentario sulla Ferragni prodotto da Rai e portato a Venezia, quel sapere di chi sa, ha capito, ha studiato e ci parla, dov’è?
Fazio è l’emblema della sinistra, ipocrita a spese dei cittadini: ed è inutile che i follower del presentatore sostengano che con lui la Rai ci guadagnava, perché premesso che non è vero, e che i suoi programmi, peraltro lunghissimi, con ospiti a lauto pagamento ottenevano di media un dieci per cento scarso di share, l’azienda di Stato, quella che compie un servizio ai cittadini, così come non può pagare i dirigenti è bene che non strapaghi i suoi interpreti, perché di loro si può fare a meno, mentre di una pensione decorosa no.
Non vedremo Fazio… non sarà un dramma per nessuno, nemmeno per lui.
Avv. Michele Lo Foco
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