In una sola giornata, il 30 maggio 1431, a Rouen, la contadina analfabeta viene portata davanti al giudice Cauchon, ma le sue risposte non sono sufficienti a condannarla. L’inquisitore e i giudici tentano, invano, di strapparle una confessione. Nella camera della tortura, Giovanna non scende a compromessi e sviene. Portata nel cimitero, la contadina, circondata dall’affetto popolare, cambia idea e decide di firmare l’abiura, atto che potrebbe salvarle la vita. Però quando le viene rasato il capo in segno d’infamia, si pente nuovamente e ritratta. Per lei è previsto il rogo. Il popolo insorge invano.