Per smentire le parole del ministro Franceschini sul festival di Venezia, da Lui descritto come testimonianza dell’ottimo livello del cinema italiano, bastano i risultati dei primi giorni al botteghino: un disastro.
I film italiani vengono talmente trascurati che la riedizione di un vecchio colossal “Avatar” è il prodotto più visto, mentre il “Signore delle formiche” arriva stentatamente ad un milione di Euro, Crialese sfiora la metà ed addirittura “Siccità”, titolo orrendo, esordisce con 70mila euro.
Pertanto, pur pompati dalla stampa di sinistra e dalla televisione di sinistra, pur lanciati da Venezia, i nostri film cui lo Stato regala decine di milioni di Euro, non riescono a trovare la strada del pubblico, che forse si accontenta, a ragione, di vedere Elodie seminuda che è almeno una novità assoluta.
Il nostro cinema è malato, ha il lungo Covid, ed è sorprendente, quasi incredibile, che nessuno cerchi di comprendere come mai la legge Franceschini sia stata così velenosa e come sia ancora possibile buttare soldi su soldi in prodotti invisibili ed intimisti.
Eppure è chiaro che le Commissioni ministeriali sono eterodirette, se non totalmente condizionate, e che le scelte editoriali dei burocrati messi a capo delle strutture non fanno altro che riflettere la loro angustia mentale ed il loro desiderio di favorire i potentati del settore.
Gli indipendenti, quelli veri che studiano i progetti, che fanno riscrivere dieci volte le sceneggiature, che non mettono a recitare le loro amanti, che capiscono gli interessi dei giovani o del pubblico maturo, ormai sono pochi, e qui pochi danno fastidio. Una volta, se un film non aveva il successo sperato, tutti i partecipanti ne risentivano, andavano a piangere in un angolo.
Oggi, no, va tutto bene, nessuno protesta per il disastro di un film, anzi è colpa del pubblico se una storia non viene apprezzata.
Attori che collezionano flop uno dietro l’altro, se fanno parte del cerchio magico di qualche struttura continuano a lavorare e ad incassare, tanto chi paga è lo Stato, sempre e solo lo Stato.
Avv. Michele Lo Foco
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