Dopo aver partecipato alle Giornate Professionali di Sorrento, la manifestazione più importante del settore, sicuramente più di qualunque festival, sento di dover interrompere la mia lunga vibrante critica alla legge, alle strutture e alla logica di Franceschini per lasciare che il nuovo governo, ben conscio degli errori commessi, svolga il suo ruolo di rinnovamento delle norme primarie e consenta al settore di ritrovare arte, libertà e onestà.
Ho parlato con la senatrice Borgonzoni e con il direttore Borrelli, che è persona esperta e capace, soprattutto se gli viene consentito di esprimersi.
Entrambi hanno recepito la profonda malattia delle strutture, e nonostante lo sdilinquimento e l’ipocrisia dei partecipanti al convegno sul ruolo centrale della sala, alcuni dei quali responsabili della crisi, hanno fatto comprendere agli esercenti che al di là dei contributi statali, qualcosa verrà fatto per riportare in equilibrio i meccanismi.
Nel concludere questo mio lungo periodo di contrasto a Franceschini, Nastasi, e a tutti coloro che hanno approfittato delle logiche verticistiche della sinistra, desidero riassumere sinteticamente gli interventi necessari per far uscire il cinema nazionale dal baratro secondo il mio giudizio.
TAX CREDIT: deve essere diminuito al 20%, abolito per le produzioni televisive, riservato ai film che abbiano una distribuzione vera in almeno 20 copie per una settimana intera durante tutto il giorno.
CONTRIBUTI SELETTIVI: le commissioni devono quantomeno essere composte dai rappresentanti delle categorie (attori/distributori/esercenti…) eliminando i “professionisti” dei contributi statali.
CONTRIBUTI AUTOMATICI: devono essere aggiornati e resi trasparenti. Ora sono una specie di concessione occulta e misteriosa.
LUCE/CINECITTA’: la struttura burocratica deve essere modernizzata e resa funzionante con persone adeguate che non torturino i produttori con richieste assurde.
CINECITTA’: deve essere riformato il Consiglio di Amministrazione con persone competenti togliendo questo disturbo a Bettini. Anche Maccanico va collocato in altra struttura di rappresentanza.
RAI CINEMA: il ruolo dell’azienda statale deve essere riportato a quello istituzionale di emittente e non di centrale produttiva. I dirigenti devono alternarsi per non creare sacche di convenzionalità e di favoritismi. Rai deve aiutare non determinare.
FICTION: anche la fiction, privata del tax credit, deve tornare ad essere un servizio per il pubblico e non un centro smisurato di potere.
MIC: la direzione cinema non può essere affidata ad altra persona che non sia Nicola Borrelli, in questo momento di rivisitazione delle metodiche. Meglio ancora se la signora Troccoli potrà collaborare, con il garbo e la sensibilità che ha sempre dimostrato aiutando gli indipendenti.
ANICA: Rutelli ha distrutto la struttura che è ormai attaccata da chiunque. Se ne allontanano anche alcuni produttori importanti mentre i piccoli l’hanno già fatto. Rutelli, se vuole, può intanto affittare le stanze e cercare un’altra collocazione.
APA: Leone non manca di amicizie influenti, ma i privilegi per l’associazione dovrebbero essere cancellati unitamente al suo stipendio.
CENTOAUTORI: l’associazione creata per sostituire ANAC è stata utilizzata da Franceschini in tutte le strutture ed è servita per zittire gli autori. In realtà non ha svolto alcuna funzione.
CONSIGLIO SUPERIORE: sovrastato da APA e ANICA con la connivenza di Centoautori, non ha svolto il proprio compito se non quello di favorire Franceschini.
AZIENDE STRANIERE: dovrebbero essere inibiti i contributi statali ad aziende italiane con soci esteri e favorite esclusivamente le nazioni che usano criteri di reciprocità.
PERCENTUALI DI DISTRIBUZIONE: le società straniere che distribuiscono i film delle loro major in Italia con una percentuale inferiore al 18% devono essere sanzionate, in quanto inviano tutti i ricavi all’estero.
FINESTRE: il tempo per la diffusione di un film cinematografico in televisione non può essere inferiore a 9 mesi e non limitato a 90 giorni.
PIATTAFORME: le aziende ormai padrone del territorio Sky, Netflix, Amazon devono poter essere raggiunte da tutti gli operatori del territorio, stabilire procedure standard per tutti ed agevolare il settore, e non soltanto società colluse e privilegiate.
BUDGET: i costi dei film devono essere riportati alla realtà.
PRODUTTORI INDIPENDENTI: è fondamentale che la definizione di produttore indipendente sia modificata in modo tale da riguardare i veri produttori indipendenti e non quelli che lavorano al 90% per una stessa ditta. I contributi devono essere concessi esclusivamente alle società che abbiano nel loro fatturato una percentuale di lavoro indipendente dalla stessa ditta di almeno il 40%.
PRODUTTORI: devono ricominciare a valutare l’interesse del pubblico e non solo il tax credit ed a valorizzare la professionalità.
DISTRIBUTORI: devono ricominciare a distribuire, come professione specifica, smettendo di correre dietro al tax credit. Il settore è in piena confusione e si sono moltiplicate le distribuzioni occulte “in service” che portano male al film.
ESERCENTI: devono rendere le sale attraenti e diverse, e non attendere solo i film di successo. In Francia l’esercente non è passivo ma imprenditore.
In generale
Il cinema non è la televisione, è uno spettacolo specifico che crea emozioni e cultura se è capace di farlo con prodotti di buon livello. Il cinema è capacità di esprimersi se regna la libertà e non è oppressa dalla burocrazia e dai potentati.
Avv. Michele Lo Foco
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