Il Festival di Venezia di quest’anno ha un sapore strano, un odore strano : difficile capire sul momento quale sia la causa del disagio ambientale, che inizialmente puoi attribuire al tempo umido e piovoso,o alla solita mancanza di taxi, che incide sull’umore. No non e’ questo il motivo: i film? Certo non è una mostra delle migliori , molti prodotti miserelli , alcuni inutili ,altri cacciati dentro a forza , altri ancora esclusivamente americani. Le giornate degli autori poi vivono una vita autonoma , addirittura ignorata dal festival principale, e forse avrebbero potuto riservare delle sorprese, ma non lo sapremo mai.
i film, certo, ma c’è qualcosa in più, ed entrando all’Excelsior si comincia a capire che l’ambiente si è intorpidito, decisamente involgarito. Girano nella hall valchirie russe, cosi’ sembrano, seminude, seguite da ceffi che le fotografano in versione selfie senza sapere ovviamente chi siano, contornate da pseudo giornalisti a caccia di interviste o semplicemente a caccia, pronte a calpestare il tappeto rosso di qualunque film, fosse anche un cartone animato, a patto di piroettare per sollevare anche quel poco che le copre.
Gli spazi sono percorsi da poveri disgraziati che si lavano nelle toilette dell’Excelsior e che non si possono permettere nemmeno un caffè al bar più costoso del mondo: seduti , invece, con l’aria tronfia e ghignante, ciccioni che parlano di attori come fossero noccioline, biascicando piani finanziari fiabeschi nella speranza che qualcuno li senta. Ogni tanto un’ondata di persone travolge il corridoio al seguito di un attore più famoso, che non può né attendere né andar via, semplicemente non può.
C’e’ un ‘aria di miseria morale, mentale e sociale in questo festival, che accompagna lo stanco ripetersi delle formule e delle liturgie cinematografiche : si sente che il cinema sta esalando gli ultimi respiri inghiottito in Italia dai burocrati televisivi, ricercati più delle star e sempre in perenne movimento.
La terrazza Campari impraticabile per pioggia
Per fortuna c’è Venezia, e il lido, che sorreggono la scena con la loro assoluta incondizionata bellezza.
Michele Lo Foco
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