Regia : Jorge Riquelme Serrano
Attori : Alfredo Castro , Paulina Urritia
Genere : Drammatico
Paese : Cile
Durata : 105’
Nella loro casa sul mare a Isla Negra , l’imprenditore Guillermo ( Alfredo Castro ) e la sua assistente Carmen , stanno trascorrendo il fine settimana ripassando le fasi finali di un grande progetto immobiliare nella zona. La loro tranquillità Vine sconvolta dall’arrivo inattesa di una donna in compagnia del marito e del padre ammalato.
Con la Isla Negra , il regista cileno , già noto per opere come Algunas Bestias, al suo terzo lungometraggio conferma il suo interesse per le dinamiche familiari e sociali ampliandole con un messaggio politico più marcato , sulle disuguaglianze e le tensioni identitarie in Cile.
Ambientato sulla costa del paese , il film introduce simboli potenti , come la bandiera Mapuche , per sottolineare la necessità di riconoscere e affrontare le radici culturali e i conflitti irrisolti della società cilena. La villa sulla costa, in cui si svolgono i fatti ,è descritta come uno spazio lussuoso e aperto con una vista spettacolare sull’oceano, che enfatizza un senso di privilegio e controllo. Questa prima rappresentazione riflette il mondo ordinato e sicuro dei protagonisti principali , in particolare di Guillermo, l’imprenditore che si gode il comfort della sua posizione sociale. L’architettura della villa , con le sue ampie vetrate e il collegamento visivo costante con il paesaggio , sottintende una pretesa di trasparenza e apertura, difatti quest’ultima risulta del tutto ingannevole : le relazioni umane al suo interno sono intrise di tensione e di una profonda disconnessione con la realtà circostante .
La villa quindi diventa una metafora di una società che si percepisce inclusiva e progressista ma che, in realtà è intrappolata nelle sue stesse dinamiche di esclusione e privilegio, creando così un parallelo efficace con le diseguaglianze e le ipocrisie della società cilena contemporanea.
Il film non offre una soluzione , anzi, sembra sottolineare l’impossibilità di un riscatto reale .
I territori ancestrali, ormai trasformati in proprietà private o progetti immobiliari, sono il simbolo di una perdita irreversibile. Il tema quindi non è solo una questione territoriale , ma anche una questione più profonda legata all’identità e alla memoria di un popolo sconfitto dalla storia e dalla modernità . Presentato fuori concorso al 42° Torino film festival.
Miriam Dimase
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Bella recensione