Entrare nella pagina ministeriale delle delibere del credito d’imposta, quella dedicata alla produzione esecutiva di opere straniere, è un percorso emozionale nel quale ogni riga riserva una sorpresa, ogni riga è la rappresentazione di una ferita inferta allo Stato, ogni numero è uno schiaffo alla miseria, ogni attribuzione è il risultato di una costruzione strumentale.
A partire da una indimenticabile opera dal titolo “Assassin club”, prodotta esecutivamente (cioè come pura manovalanza) da una società denominata Motus Studios. Int. Srl cui vengono attribuiti ben Euro 2.793.700,48, passando per un’opera denominata il “Sogno dei pastori”, cui vengono assegnati, tramite Ombre rosse srl e Blue film srl, circa Euro 500.000,00 (ed altre opere tra le quali “Occhio della gallina” ed “Enea alla frontiera”), si giunge alla Pepito di Saccà, cui vanno Euro 729.000,00 per “Diversi come due gocce d’acqua” con attori famosi quali Alessio Lepice e Chiara Celotto, fino a Palomar per “Call my agent” che riceve Euro 2.941.454,27.
Palomar pertanto, che ha soci “stranieri”, riceve un contributo italiano per la produzione di opere “straniere”, una palese circonlocuzione per approfittare di una delle tante leggi Franceschini destinate ai gruppi dominanti.
Quello che è oltretutto oltraggioso per tutti coloro che conoscono il settore è constatare che essendo il tax credit più o meno il 40% del budget, il costo del prodotto deve rappresentare il 100%: che vuol dire che se “Monument Valley” riceve Euro 157.054,00 di tax credit il suo costo non può che essere circa Euro 400.000,00, e pertanto la “Produzione straordinaria” (così si chiama) avrebbe speso una somma incredibile per un prodotto di scarsa circolazione.
In un’epoca di divisioni politiche, crisi economica ed emergenza climatica, le imprese, seguendo leggi ponderate dal Governo, possono contribuire ad un cambiamento positivo secondo quella che possiamo definire una “bussola morale”, il che significa perseguire il profitto di pari passo con il benessere della società.
Se leggi faziose e strumentali correggono la bussola morale attraendo l’asticella verso mete di speculazione, il profitto di alcune aziende aumenta a dismisura mentre diminuisce considerevolmente il benessere della società.
Lo abbiamo vissuto con i vaccini, con i banchi con le rotelle, con il reddito di cittadinanza, e lo stiamo vivendo nel settore audiovisivo con il tax credit, mentre contemporaneamente assistiamo all’allungamento della fila delle persone davanti alle mense dalla Caritas e all’impoverimento complessivo della popolazione.
Modificare il tax credit, riportare l’onestà nella cultura, assicurare la democrazia tra le aziende è un imperativo morale cui il nostro paese oggi non si può sottrarre, perché le difficoltà del futuro non si potranno affrontare se le strutture non avranno ritrovato il loro equilibrio.
Avv. Michele Lo Foco
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