Regia di Federico Ferrone
con: Luka Zunic, Abdessamad Bannaq, Lawrence Hachem Ebaji e con Fabrizio Ferracane, Giulia Valenti, Francesca Rabbi
Durata: 98′
Genere: drammatico
Prodotto da Apapaja in collaborazione con Rai Cinema
Distribuito da Lo Scrittoio
Concorso Panorama Italia – Alice nella Città
Al cinema dal 14 novembre
Trailer disponibile qui
Mattia è un adolescente della provincia italiana che ama l’hip-hop tramite cui esprime con violenza i conflitti interiori e le contraddizioni tipiche della sua età.
La morte del fratello maggiore, di cui si sente responsabile, lo tormenta al punto da abbandonare la musica, lasciare la scuola, andare a lavorare nella stessa fabbrica dove c’era suo fratello e affrontare un periodo doloroso di grandi cambiamenti.
In fabbrica fa amicizia con Murad, un collega marocchino, piuttosto riluttante a seguire le regole dell’Islam ma che ha un fratello, Rashid, invece molto osservante. Sarà quest’ultimo a cercare di incanalare Mattia piano piano verso l’estremismo.
“La cosa migliore ” è, per Federico Ferrone, il primo progetto di film di finzione.
Le tematiche affrontate sono universali e di notevole impatto emotivo: la rabbia e la conseguente violenza, i conflitti familiari e sociali, le inquietudini interne e il desiderio di appartenenza a forme di comunità, che siano la musica, la politica , lo sport e anche la religione, come in questo caso, che possano riempire un vuoto esistenziale. Poi ciascuno aderisce a queste scelte secondo la propria evoluzione personale, non disdegnando derive pericolose o al limite, violente.
La storia di Mattia è esemplare: un adolescente di oggi in conflitto con se stesso, sensibile e inquieto. Una storia di solitudine dove la tentazione di discendere agli inferi è forte.
Farà la sua scelta.
Per quanto riguarda l’ambientazione di questa storia, grazie all’esperienza documentaria del regista, è precisa e sempre coerente all’evolvere del protagonista.
Qualche incertezza si nota, forse, nella sceneggiatura.
L’impianto dialogico è un po’ acerbo e talvolta l’esternazione delle emozioni passa più tramite gli sguardi degli interpreti, indiscutibilmente molto bravi, che non le parole stesse.
Con tutto ciò, un’opera prima apprezzabile e da vedere.
Pia Larocchi
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