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L’Indice di Bancabillità

Quando si parla di industria del cinema a volte non se ne comprende la portata del senso letterale di questo termine. Negli Stati Uniti dove per primo questo media è diventata una reale industria c’è una rivista on line che si chiama “The Numbers” e consigliamo ai cineasti di visitare. Come si intuisce dal nome stesso della testata è incentrata su quanto è misurabile dell’ottava musa. troverete quindi incassi, audience, budget di produzione e di lancio e statistiche di ogni genere legate al mondo del cinema e, cosa ormai quasi più unica che rara, vi è un focus che riguarda il mercato dell’home video. Tra le informazioni notevoli che vi si possono trovare c’è l’indice di bancabilità, ovvero la stima di quanto valore un personaggio del cinema, sia esso attore, produttore o regista, apporta ad una produzione solo per il fatto di farvi parte.

Steven Spielberg
Steven Spielberg

Non vi stupirà scoprire che al primo posto c’è Steven Spielberg con una valore di 29.479.903 U$D, al secondo posto Samuel Jackson che ha contribuito a generare con i suoi 51 film in cui ha recitato la ragguardevole cifra di 11,863,705,749 U$D e che gli vale ora un indice di 24,478,226 U$D, mentre al terzo posto troviamo (e qui un po’ di sorpresa c’è) Adam Sandler che, avendo generato una media di incassi di oltre 9 milioni di dollari per ciascuno dei 26 films che ha girato, gode ora di un indice di bancabilità di $23,852,763, superiore a Johny Depp che sta invece al quarto posto avendo una media incassi per film di soli, si fa per dire, 7,490,217 U$D. Segno che non è quanti film si è fatto nella propria carriera a determinare un buon indice, ma è il successo in termini di incassi a fare la differenza.

Thomas Tull
Thomas Tull

Che effetti sortisce sul lato pratico questo indice di bancaibilità? Che ci crediate o no in America le banche non si limitano a concedere fondi a fronte di garanzie reali fornite dal produttore, ma partecipano in parte al rischio e nell’algoritmo della valutazione della somma finanziabile di un progetto entra in gioco anche l’indice di bancabilità delle persone che di questo progetto fanno parte. Ad esempio de il produttore esecutivo del film fosse Thomas Tull, classe 1970, a cui si devono opere del calibro di “Jurassic World“, “Batman – Il cavaliere Oscuro“, “Inseption” e “Una notte da leoni“, la banca valuterà il suo apporto al progetto in potenziali 20 milioni di dollari/anno, poiché difficilmente chi ha generato un monte incassi di oltre 10 miliardi di dollari si farebbe coinvolgere in un filmetto men che modesto.

il produttore carlo Ponti e Sophia Loren
il produttore carlo Ponti e Sophia Loren

Inutile inveire contro il dio denaro, nell’industria è il motore che fa funzionare le cose e con cui, nonostante tutto, si producono pure dei capolavori d’arte. In Italia non abbiamo nulla di simile all’indice di bancabilità. Al limite c’è il concetto di “nome da cartellone”, perché intuitivamente anche da noi si avverte un nesso tra le persone e la riuscita di un film, ma tale  relazione si limita agli attori o a qualche regista, mentre quasi mai è legata al produttore. Nonostante sia un indice dedicato alle banche, come il nome chiaramente suggerisce, le banche italiane non mostrano di farne uso e questo relega le nostre società di produzione in uno scenario che più che industria del cinema sembra attenere più ad una dimensione artigianale. Tuttavia sarebbe sbagliato dare tutta la colpa alle banche, poiché il sistema dei produttori e distributori italiani hanno la colpevole mancanza di non aver mai promosso un osservatorio permanente del cinema italiano. Le varie associazioni si limitano a commissionare studi, anche frequenti e pure interessanti, ma che stentano a diventare strumento di lavoro per gli addetti del settore. L’esito è di triste evidenza: se le informazioni non servono alla pianificazione, rimangono soltanto il riferimento per un cahier de doelances  stilato necessariamente a posteriori, quando tutto ormai è accaduto e niente si può più fare.

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